Da appassionato di vino cerco sempre di seguire le vicende di tutte le aziende vinicole che mi stanno più a cuore per cui, a distanza di un anno, eccomi a parlarvi di nuovo di Poggiotondo, importante realtà del Casentinese, costituita da 54 ettari di pura natura, asini sardi compresi, tra i comuni di Subbiano ed Arezzo.
E’ il 1973 quando, su terreni galestrosi, Lorenzo Massart e sua moglie Cinzia Chiarion decidono di piantare, per un totale di 4 ettari, i primi tre vigneti aziendali: Vigna Grande, Vigna Quercia e Vigna Aldo.
Le Vigne |
Da quel momenti in poi sangiovese, canaiolo, trebbiano e malvasia bianca, tutti ricadenti della Docg Chianti, grazie anche al recente impianto del vigneto Tata (sangiovese) e di Vigna dei Meli ((sangiovese, canaiolo e malvasia), creeranno alchimie enologiche di forte impatto territoriale portando Poggiotondo ad essere un punto di riferimento per tutto il Casentino e non solo.
Poggiotondo e Le Rancole sono i due vini rossi di riferimento dell’azienda.
Il primo, degustato nel millesimo 2007, è un sapiente blend di sangiovese e canaiolo che, nelle intenzioni di Massart e dei suoi collaboratori, rappresenta la tradizione e il carattere delle gente e dei prodotti della vallata. Maturato in vasche di cemento ed affinato in bottiglia per circa 12 mesi, è un vino che sia al naso che in bocca non tradisce la sua mission originaria perché sa essere rusticamente austero trasudando progressivamente col tempo passione e tradizione. La sua anima sapida e la freschezza di beva rappresentano i punti cardine di questo IGT affatto gridato che, proprio per questo, è un ottimo compagno di merenda, magari a base di prosciutto del Casentino.
Lorenzo Massart e sua moglie |
Le Rancole, prodotto solo nella annate favorevoli, è il Chianti “vieilles vignes” dell’azienda provenendo da uve sangiovese e canaiolo dei tre vigneti storici dell’azienda. Matura per il 40% in barrique ed affina in bottiglia per un anno prima della commercializzazione. L’annata 2006 è la conferma che Le Rancole è un vino di grande saggezza, diretto, schietto, magnetico e scuro nelle suo profilo aromatico giocato su note di ciliegia scura, polposa come il Durone nero di Vignola, poi arriva la violetta appassita, la china, la lieve mineralità e un tocco di selvatico a ricordare i boschi di selvaggina del Casentino.
Bocca dinamica, fresca, sincera, dove colgo un grande equilibrio e nessuna traccia di legno. Chiude sapido di media persistenza.
Ottima segnalazione Andrea, lo voglio provare...
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