Su internet il vino è una questione per grandi?


Poche, sempre le stesse e dai grandi numeri. A leggere il recente rapporto di WineNews su vino e internet emerge l'evidenza che su internet il marketing lo fanno solo le grandi aziende che possono permettersi di spendere cifre che il  piccolo vignaiolo nemmeno si sogna.


In particolare si legge che la  classifica “Cantine in web” (edizione n. 10), dopo aver passato in rassegna oltre 2.300 siti, mette in testa nella “Top 12”, la cantina veneta Santa Margherita (www.santamargherita.com), seguita dalla siciliana Planeta (www.planeta.it); al terzo posto, sale il nuovo sito della cantina irpina Feudi di San Gregorio (www.feudi.it), che scavalca il pur sempre validissimo portale di Donnafugata (www.donnafugata.it); alla posizione n. 5, un altro bel sito, che si è rinnovato, quello di Firriato (www.firriato.it), seguito dall’attivissima Fratelli Muratori (www.arcipelagomuratori.it); nuova entrata, al settimo posto, per la Marchesi de’ Frescobaldi (www.frescobaldi.it); al n. 8, c’è la veneta Carpenè Malvolti (www.carpene-malvolti.com), quindi la cantina chiantigiana Rocca delle Macìe (www.roccadellemacie.com); al decimo posto, un ex aequo per due famose griffe delle bollicine: Ferrari (www.cantineferrari.it) e Ca’ del Bosco (www.cadelbosco.com); alla posizione n. 11, c’è il sito del colosso trentino Cavit (www.cavit.it); a chiudere la “top 12” un altro ex-aequo, quello tra la siciliana Tasca d’Almerita (www.tascadalmerita.it) e l’umbra Arnaldo Caprai (www.arnaldocaprai.it).


La situazione è, in generale, variabile in base alle coordinate geografiche delle aziende

Facendo un rapido excursus partendo dal Nord, vediamo che in Piemonte - regione che negli anni passati si è sempre dimostrata tra le meno propense alle innovazioni tecnologiche, qualcosa comincia a muoversi - anche se c’è ancora da fare molta strada. Pollice verso per la Liguria, dove esistono ancora (incredibile a dirsi) aziende che non hanno né un indirizzo mail, né tanto meno un sito. E’ il Veneto la regione che presenta mediamente la situazione più aggiornata e dinamica, grazie ad un rinnovo totale del suo “parco-siti”. Ancora molto indietro la Toscana, da cui - vista l’importanza che riveste nel panorama enologico del Paese - ci si aspetta senz’altro uno sforzo maggiore. Man mano che si va verso sud, la situazione peggiora ulteriormente: in Puglia, Molise, Abruzzo, Basilicata ci si trova a fare i conti con una serie di siti che risalgono più o meno alla preistoria di internet. Uniche eccezioni, la Campania e, soprattutto, la Sicilia, che si rivela ancora una volta la regione top.

Il giudizio è mediamente buono, con numerosi picchi di eccellenza: non a caso nei primi 12 posti si piazzano ben 4 cantine siciliane. Eppure, siamo già da un pezzo nell’era del Web 2.0, ma le aziende italiane sembrano non essersene ancora accorte. Ciò che ieri era una novità oggi è già obsoleto, e in questa forsennata rincorsa tecnologica nel mondo italiano sono ancora poche - tranne rare eccezioni - le aziende che si sono rese conto dell’enorme potere di internet. Questo vale a maggior ragione nel mondo del vino, in cui la grande maggioranza delle cantine non solo non ha capito come usare il Web 2.0, ma fatica ancora a dotarsi di un sito presentabile e aggiornato. Da Facebook a Twitter, da Flickr a FriendFeed, passando per altri social media emergenti, i luoghi della rete in cui un’azienda può dialogare con potenziali clienti di tutto il mondo si moltiplicano a vista d’occhio.
Internet è il primo medium a cui le persone si rivolgono per farsi un’idea di ciò che vogliono comprare: nella fase pre-acquisto si acquisiscono informazioni sull’azienda, si dà una sbirciatina ai prodotti, si guardano le foto, si confrontano i prezzi e soprattutto si controlla su blog e forum come viene giudicato un determinato prodotto da chi lo ha già acquistato. Infine, last but not least, su internet si acquista comodamente da casa, evitando ricerca dei posteggi e file estenuanti nei negozi.


Ma soprattutto internet è sempre più importante per costruire l’immagine e la reputazione di un marchio. Se una volta tutto ciò era delegato alle agenzie di pubbliche relazioni, oggi questo compito spetta principalmente, o molto di più, alla rete, con i suoi tempi accelerati in cui tutto si moltiplica, e dove ogni utente può commentare, criticare, giudicare un’azienda ed i suoi prodotti.

Chissà cosa ne pensa Soldera di tutto ciò e se Veronelli, da lassù, benedirà questa classifica....

Fonte: WineNews

3 commenti:

  1. Sarebbe interessante conoscere i criteri con cui è stata stilata la classifica; per dare anche alle altre aziende dei punti di riferimento per migliorare.
    Quello che io noto, almeno nella zona dove opero, è che quasi tutte le aziende hanno un sito on line, ma non tutte si preoccupano di aggiornarlo. Mi sembra cioè che ci sia più attenzione alla forma che alla sostanza.
    ...non parliamo poi dell'uso della rete per dialogare con l'utente o comunque cercare di capirne il senso e il potenziale utilizzo!
    C'è qualche eccezione sparsa qua e là, ma sono rarità.
    Credo comunque che il nostro dinamismo di blogger e l'esempio delle altre aziende più attive ed aggiornate, possa in qualche modo coinvolgere di più anche le altre meno convinte delle logiche on line.

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  2. Il fatto è che se uno fa il vignaiolo a tempo pieno difficilmente riesce a stare anche in Rete, soprattutto se parliamo dei vecchi produttori che dovrebbero affidarsi a terze persone per curare i loro interessi "social"

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  3. E' normale che chi commercializza milioni di bottiglie sia alto in questa classifica. Mi domando però se ha un senso questa classifica. Io la chiamerei classifica pubblicitaria: non mi dice nulla. Altro è la QUALITA' della comunicazione in Internet delle aziende, anche del piccolo vignaiolo, quello che produce 10.000 bottiglie, e che non può avere gli stessi obiettivi di un grande produttore.

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