Paolo Cianferoni: un contadino a Caparsa


Si definisce umilmente contadino del Chianti e, se passi a trovarlo in cantina, non puoi non dargli ragione visto che fin da subito ti rendi conto che il suo legame con Caparsa è unico e inscindibile.
In questo piccolo podere Paolo Cianferoni ha tutto il suo mondo, la sua compagna di vita Gianna, i suoi cinque splendidi figli, e la sua terra, un vigneto di 11 ettari posto a 450 metri s.l.m. dove alberese, galestro, argilla e sabbia formano un substrato ideale per il Sangiovese e le altre uve autoctone piantate (Colorino, Trebbiano, etc.) alcune delle quali risalgono ad oltre 40 anni di età.

Fonte: Enoclub Siena
L’amore per la natura è talmente radicato nel contadino Cianferoni che da oltre quindici anni in azienda non si adottano prodotti di sintesi ma solo antiparassitari a base di rame e di zolfo che vengono usati solo quando serve grazie all’ausilio di un sistema di monitoraggio computerizzato dei dati ambientali tramite centralina meteorologica.


Su tutta la superficie aziendale, inoltre, è praticato l’inerbimento per diminuire l’erosione del suolo, la trinciatura del prato due/tre volte l’anno e, per quanto riguarda la concimazione delle piante, si utilizza solo con letame, prodotti organici e il sovescio, una tecnica agronomica che, ad anni alterni, permette di interrare tra i filari dei vigneti il favino, una leguminose che arricchisce spontaneamente il suolo di azoto, nutriente importante per la fertilità del terreno.
I minuti con Paolo passano troppo rapidamente, staresti ore a sentirlo parlare di agricoltura, di Chianti e dei sogni di realizzare una cantina più grande, più bella.
A Caparsa non si producono vini modaioli, fatti per impressionare giornalisti e guide, qua è il territorio che la fa da padrone e Paolo deve solo adeguarsi all’annata, tremenda quest’ultima dove più del 70% del raccolto è stato compromesso dalla grandine e da un clima troppo altalenante soprattutto nelle prime fasi di vegetazione della vite. “Va bene così, vuol dire che i pochi grappoli che ho ancora sulle piante sono di grande qualità e concentrazione” mi dice Paolo un po’ sconsolato.


I suoi vini rossi, soprattutto il Caparsino e il Doccio a Matteo, sono molti lenti, slow wine li ho definiti, perché bisogna attenderli, appena usciti vanno pazientemente messi in cantina e là dimenticati per qualche anno, solo il tempo di renderli più mansueti e adatti al palato del grande pubblico, giornalisti compresi che oggi peccano di lungimiranza evitando di mettere in guida sangiovese col senno del poi.
In cantina abbiamo degustato tre anteprime assolute.



Rosso di Caparsa 2009 (sangiovese 100%): il 2008 ha ricevuto la segnalazione su Slow Wine come “Vino Quotidiano” e pochi dubbi ho sul fatto che il prossimo anno anche questo millesimo sarà presente di nuovo in guida. Siamo di fronte ad un vino che costa 5 euro circa in cantina che offre una beva eccezionale, schietto e di grande freschezza è un vino del contadino di grande purezza espressiva. Da comprare all’uscita.

Chianti Classico Caparsino Riserva 2007 (sangiovese 95%, canaiolo e malvasia nera 5%): l’annata da queste parte è di quelle abbastanza calde e il vino si presenta rosso rubino cupo e, dopo una fase iniziale di chiusura, il quadro aromatico inizia a definirsi con tocchi di frutta rossa, radici, cuoio e spezie dolci. In bocca c’è lo stile “young Caparsa” per cui rimane leggermente scontroso sul tannino anche se freschezza e profondità fanno presagire un buon avvenire.

Chianti Classico Doccio a Matteo Riserva 2007 ( sangiovese 90%, colorino 5%, ancelotta 5%): prodotto da uve di sangiovese selezionate, appena versato e degustato mi ha fatto venire in mente come l’irruenza dei vini di Caparsa sia direttamente proporzionale alla sua qualità. Questo Chianti ha tutto per essere un grande vino, è solo bellissimo bambino a cui va dato il tempo di crescere e diventare irresistibile. Oggi si beve bene il 1999. Se passate in azienda prendetelo assieme al 2006 che, complice la buona annata in Chianti, promette bene.


5 commenti:

  1. Al ritorno da Lamole ci sono passato a fine settembre.
    Non posso che condividere quello che hai scritto.
    Soprattutto per il '99 che presi e mi sono degustato qualche giorno fa.
    "Giovane" e maturo allo stesso tempo.
    Davverobono!

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  2. Grazie Andrea,
    hai fatto un grande post. Non ho parole...
    intanto hai fatto la recenzione in anteprima (mondiale! Ah! Ah!) del 2007 poichè ancora, ufficialmente, non è uscito. Tu lo hai assaggiato dai contenitori due mesi prima di essere imbottigliato. Direi che è il vino più "pronto" che abbia mai fatto: il Caparsino già godibilissimo mentre il Doccio a Matteo tra solo un paio di mesi.
    L'uscita ufficiale sarà alla Chianti Classico Collection alla Stazione Leopolda, Firenze, il 15 e 16 Febbraio 2011
    Attendo tutti gli appassionati/operatori il 16 Febbraio!

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  3. Paolo noi saremo alla Leopolda e, soprattutto, ti aspettiamo a Roma il 30 gennaio per la festa del mio blog!

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  4. Articolo doveroso, Paolo meriterebbe ben altre attenzioni, se ci fosse un po' meno servilismo verso la produzione industriale nel mondo della critica enologica.
    Attenzione all'uvaggio del Rosso di Caparsa, se non sbaglio la 2009 è 100% sangiovese (quello tra parentesi è l'uvaggio della 2008)...

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  5. Vediamo se Paolo conferma il 100% Sangiovese così rettifico

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