Oggi si beve lo Svejo 2009 di Italo Cescon


Con i vini di Italo Cescon mi sono incontrato durante una ricerca sui “social wine” ovvero vini con finalità sociali che, nel caso di Cescon, hanno la retroetichetta scritta in braille. Grazie alla collaborazione del Sig. Mario Girardi, Vicepresidente della Sezione di Treviso dell'Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti, le retroetichette dei Cru aziendali, Svejo, Mejo Chieto e Rabià, potranno essere lette con altri occhi dagli appasssionati di bacco per permettere anche a loro di comprendere le caratteristiche principali del vino che stanno bevendo.

 

Siamo tutti uguali a questo mondo, anche quando beviamo un bicchiere di Raboso!

Incuriosito da questa notizia ho deciso di saperne di più della famiglia Cescon e dei loro vini scoprendo, in tale ambito, un’azienda agricola famigliare che da oltre cinquanta anni opera nel Piave.
Nel 1954, infatti, Italo Cescon scelse di seguire le orme del nonno Domenico che già produceva Raboso Doc Piave dando vita ad una piccola cantina, l’Enoteca Italo Cescon, da subito distintasi nella zona per la vendita di vino esclusivamente in bottiglia, specie per le osterie ed i ristoranti, vestendola da subito con un’immagine unica e ancor oggi quanto mai attuale: l’etichetta in carta paglia scritta interamente a mano e l’inconfondibile Tralcetto.


Oggi, che il patron fondatore non c’è più, l’azienda, divisa in sei tenute, è condotta dai figli Gloria, Graziella e Domenico che, con un giusto mix di tradizione ed innovazione, stanno dando nuovo impulso a due vitigni autoctoni della Doc Piave: il Raboso e l’Incrocio Manzoni 6.0 13 o Manzoni Bianco, oggi nuova D.O.C.G.

Negli ultimi tempi ho bevuto più volte lo Svejo 2009, 100% Manzoni Bianco che, inizialmente, aveva destato la mia curiosità più per la retroetichetta in braille che per la sua popolarità mediatica.
Posso dirlo? Che bello questo vino il quale, pur non raggiungendo vette estreme di complessità e finezza, ha allietato, senza mai deludere, parte delle mie serate estive.
Ha un profumo intenso e al naso si apre con una netta nota fruttata di pesca bianca che col passare del tempo vira verso sensazioni più mature e a tratti tropicali. Il quadro aromatico si completa con tanti fiori bianchi e una lieve nota minerale.
In bocca l’equilibrio è dato da un sottile gioco di morbidezza e freschezza che, unite ad intensità e persistenza, fanno di questo Svejo 2009 un ottimo compagno di bevute.

 
Che volete di più da un “social wine”?

P.S.: abbinato con l’asparago bianco di Cimadolmo IGP dicono sia il massimo…

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