Il cemento e l’uva, la città e la campagna. Non siamo in una favola di Esopo ma in via Budellungo, civico 37. E’ qui, su questa cerniera sottile fra centro e periferia sud-est, che l’azienda agricola Bernardi attende di sapere di che ‘morte’ morire. In ballo c’è la sopravvivenza della fattoria, cent’anni di storia e ultima vigna nel perimetro urbano, minacciata dal Welfare Community center voluto dal Comune. Il mega quartiere di servizi integrati rischia infatti di sfrattare l’azienda, 7 ettari di tralci e grappoli che dal 1920 producono Lambrusco, Malvasia, Chiaretto, Fortana. Così sembrano dire le carte dei progettisti, che destinano i terreni della fattoria all’edificazione del Wcc. “Ma finora l’Amministrazione cittadina non ci ha comunicato nulla di ufficiale – dice Ermete Bernardi, classe ‘26, il titolare – le uniche notizie le abbiamo avute dai giornali”. E’ l’aspetto che più infastidisce il coltivatore: la mancanza di dialogo con il Comune. “Speriamo che prima dell’arrivo delle ruspe qualche responsabile si faccia vivo” alza le spalle, occhi malinconici e sorriso buono.
Diverso il trattamento riservato alla fattoria dalla Provincia, che nei giorni scorsi ha consegnato un attestato a Bernardi “per l’impegno profuso nella salvaguardia della biodiversità agraria – sta scritto su una pergamena – e nella realizzazione della viticoltura parmense”. Il riconoscimento è firmato da Tiberio Rabboni, assessore regionale all’Agricoltura e da Pier Luigi Ferrari, vicepresidente della Provincia. Piazzale della Pace premia l’azienda, il Comune vorrebbe invece cacciarla.
“Silenzio sul nostro destino” - Basta guardare le carte del piano per sospettarlo. I terreni dell’azienda potrebbero essere ‘mangiati’ dai nuovi edifici del Wcc, una cittadella da 550mila metri quadrati e 100milioni di euro (di cui 60 sborsati da privati).”Come faremo a mandare avanti la nostra produzione – domanda intanto Anna Bernardi, figlia di Ermete – una realtà che produce utili per due famiglie e per quattro dipendenti stagionali?” Mistero. “Hanno fatto tutto senza avvisarci” ripete Anna. L’aspetto più paradossale, per la donna, è “l’idea del Comune di edificare all’interno del Welfare community center fattorie e luoghi destinati alla valorizzazione dell’ambiente”. Per farlo, infatti, i costruttori dovrebbero tirare giù un’azienda agricola già esistente.
Ma Ermete Bernardi non demorde. Dice che la sua fattoria ne ha viste di tutti i colori. Incendi dolosi, trombe d’aria, la guerra. Fino a due anni fa allevava anche “le bestie”. Vacche soprattutto. Poi ha deciso di lasciar perdere, di dedicarsi solo al vino. “Negli anni abbiamo superato tante difficoltà – sorride – possibile che stavolta debba finire tutto?”. E’ pronto a trattare il coltivatore, a sedersi intorno a un tavolo con il Comune. Ma per dialogare serve essere in due. E finora nessun interlocutore s’è fatto vivo. Il calendario dei lavori per il Wcc, intanto, promette già per il 2011 la consegna dei primi edifici. I tempi sono strettissimi. Ancora poco, poi la moderna favola di Esopo potrebbe finire con l’ultimo vignaiolo che s’inchina a sua maestà il cemento.
Fonte: La Repubblica. Articolo di Marco Severo.
Forza Ermete siamo tutti con te!!
Un po' come realizzare impianti fotovoltaici al posto dei terreni coltivabili.
RispondiEliminaUtilizzare l'interesse o il bisogno generale, per scopi di parte.
Se uno cerca, di esempi ne trova altri; come se si faccia di proposito, per mettere in contrapposizione soggetti attenti alle stesse tematiche, perchè animati dagli stessi principi.
Sarebbe interessante capire l'iter di certe iniziative e l'origine degli input.
Altrimenti si tratterebbe soltanto di semplici casi di incompetenza amministrativa.