My Feudo, il primo vino “open source” secondo Jacopo Cossater

Dove eravamo rimasti? Ah, sì, al primo vino “open source” targato Feudo Principi di Butera, la tenuta siciliana della famiglia Zonin. My Feudo è solo un nome provvisorio in attesa che un sondaggio on line scelga quello definitivo e, soprattutto, in attesa che 13 wine-blogger, ristoratori, giornalisti, esperti diano vita al loro vino usando come base le uve che hanno generato in vino ufficiale dell’azienda: Merlot, Cabernet Sauvignon e Petit Verdot, prodotte da cru all’interno della Tenuta Feudo Principi di Butera. Da queste basi, con il kit di assemblaggio che è stato spedito loro, i 13 esperti hanno creato il loro blend personale, che verrà poi imbottigliato, senza affinamento, dalla tenuta secondo le indicazioni di ogni partecipante.

Al
Vinitaly 2010 Francesco Zonin e Franco Giacosa inviteranno i 13 partecipanti di Myfeudo a degustare alla cieca e votare i blend proposti assieme al vino “ufficiale” che verrà presentato e messo in commercio in quei giorni. Dalla discussione e sopratutto dal vincitore ci aspettiamo le indicazioni circa la strada da seguire in vigna e in cantina per lo sviluppo qualitativo di questo vino nelle prossime vendemmie.
Detto ciò andiamo ad esaminare che tipo di vino hanno creato i 13 partecipanti iniziando dal mio amico wine blogger Jacopo Cossater.

Su Myfeudo.it, dopo aver “combattuto” con le varie basi, scrive quanto segue: "
Mi sono reso conto subito che poteva essere un taglio un po’ radicale, con quella prevalenza selvatica data dalla presenza di petit verdot. Eppure di strade ne avevo provate tante. Un po’ più di merlot qui, o cabernet sauvignon là. Al conseguente assaggio c’era sempre quel qualcosa che stonava, quell’elemento che non apparteneva al tutto che si era venuto a creare.
Eppure lo sapevo che era un taglio difficile. Allora l’ho aspettato, ed il giorno dopo l’ho assaggiato nuovamente, provando di nuovo percentuali un po’ diverse. Anche rivoluzionando il tutto. Ma no, il blend uscito dalla prima prova rimaneva quella che più mi colpiva. Era compiuto, ma nello stesso tempo aveva quel sapore nuovo, diverso, almeno al mio palato. E poi volevo fosse sfacciatamente mediterraneo, con quella nota alcolica a marcare il territorio, ma accompagnata da quel frutto. E da quelle spezie scure ad introdurre un corpo importante e deciso.
E certo, le mie perplessità riguardavano proprio il suo essere scorbutico, forse complicato. E di certo ignoro come potrà evolvere, con il passare dei mesi. Ma poi ho pensato che, in fondo, la cosa più importante era che fosse calibrato sul mio palato, proprio per potercisi confrontare, dopo.
Le mie percentuali? Petit verdot al 55%, in decisa prevalenza. Molto cabernet sauvignon, con il 40%. Ed appena accennato il merlot, con il rimanente 5%".

A Jacopo, come agli altri, do appuntamento al Vinitaly per scoprire chi l’avrà vinta. So troppo curiosoooooo.

1 commento:

  1. E in effetti la curiosità è tanta.
    Da una parte il timore di sfigurare con il proprio blend, dall'altra la sicurezza che al momento dell'assemblaggio fosse l'unico possibile.

    Ah, se vedremo!

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