Oggi Percorsi di Vino riporta una bellissima degustazione fatta dal mio amico Davide presidente dell'Enoclub Siena. Una verticale storica di Coulée de Serrant che ci fa capire pregi e limiti di un vino per certi versi estremo e che incarna l'anima irrequieta del suo produttore: Nicolas Joly.
La Coulée de Serrant fu piantata nel docicesimo secolo dai Monaci Cistercensi e da allora è sempre restata vitata. I vini de La Coulée de Serrant sono stati sempre considerati come prodotti rari ed unici, sia ai tempi dei re Luigi XIV e Luigi XI che ne tessevano le lodi che ai nostri tempi, visto che molti dei più importanti critici enologici del mondo considerano i vini dell'Azienda tra i più significativi e longevi di Francia.
Il merito va al mitico produttore Nicolas Joly, che ha dato vita in Francia ad un importante movimento di rinnovamento viticolo ed enologico chiamato "Renaissance des AOC", che ha lo scopo di recuperare le radici naturali ed agricole della coltivazione dei vigneti per valorizzare le peculiarità dei vini attraverso le reali potenzialità del territorio. Oggi a testimoniare il retaggio storico dell'Azienda rimangono i ruderi del monastero cistercense e dello Château de la Roche, una grande fortezza smantellata nel 16° secolo in occasione delle guerre di religione affinchè non diventasse una roccaforte protestante. I sotterranei di questi antichi edifici fungono oggi da cantina di invecchiamento e sono annessi all'abitazione ricostruita due secoli dopo la distruzione del castello e che è la sede attuale della Coulée de Serrant.
A partire dal 1985 la vigna è interamente coltivata in biodinamica, in parte utilizzando il cavallo al posto di qualsiasi trattore a causa delle forti delle pendenze che caratterizzano questa zona che si affaccia sulla Loira. Attualmente tutte le vigne ricevono compost biodinamico ottenuto da 12 bovini allevati nelle stalle aziendali, a cui si uniscono circa una trentina di pecore che pascolano liberamente mantemento rasata l'erba spontanea che cresce nei filari e nei prati e boschi circostanti. La vendemmia viene sempre effettuata in 4-5 passaggi nell'arco di 4-5 settimane per raccogliere solo i grappoli nelle condizioni ottimali e a maturazione avanzata, mentre le rese di uva non superano i 35-40 quintali per ettaro.
Attualmente sono coltivati a vigneto 7 ettari nella DOC Savennières "Coulée de Serrant", 5 ettari di Savennières "Le Vieux Clos" e 3 ettari di Savennières Roche aux Moines "Clos de la Bergerie.(Fonte enotime.it)
Per avvinare i bicchieri e fare un primo confronto abbiamo iniziato con il Savannieres 2004, il "base". Certamente godibile e più immediato, una bottiglia da aprire con meno problemi ed impegno intellettuale, seppur assolutamente non banale. Si riconosce la medesima matrice e una parte dello spettro aromatico, l'impegno intellettuale lascia il posto al puro piacere. A ruota, abbiamo versato le prime sei annate. L'impressione iniziale è di una generale uniformità nel colore (dal giallo intenso all'oro brillante) e al naso, una spina acida sempre ben marcata e un grado alcolico che sale molto nelle annate più recenti . Già abbiamo capito che le differenze si giocheranno su pochi decisivi particolari. Le evoluzioni in bicchiere nettamente diverse scaveranno dei netti solchi distintivi per una qualità tutt'altro che uniforme da un'annata all'altra. Di seguito i miei giudizio, assolutamente personali. Seguirà il panel con la media
1981 - Parte molto bene al naso ma si appiattisce dopo un po'. La componente acida prevale nettamente su quella alcolica (nonostante i 14.5% dichiarati all'epoca). Il citrino tende a mortificare il vino nella sua progressione, fino ad un finale monocorde. Con le ore emerge in bocca un netto brodo di verdure, asparagi. 89/100Alla prova a bottiglia aperta mostra tenacia e personalità, molto maggiore della 1988. Iodio, mineralità. L'acidità appare meglio integrata con l'alcool. Il vino si dimostra mobile e vitalissimo. Il mio consiglio è di seguire la bottiglia aperta per molte ore, avendo modo e tempo. Il voto sale nettamente, 92/100
1988 - Inizialmente più vivace del 1981. Più integrato con l'alcool (13.5%). Si appiattisce con le ore, è un peccato. 91/100 alla prima impressione. Diventa un 89/100 dopo ventiquattro ore senza tappo: svanisce quasi completamente, lasciando una flebile spina acida ed un finale appena accennato.
1992 - Non emerge, meno acido del 1981. Negli anni si conserva la comune matrice territoriale e tipologica. 90/100Molto penalizzata nella prova a bottiglia aperta, svanisce. (88/100 di stima)
1993 - Simile al 1992 ma più scarico. Qualcuno ha sospettato che la bottiglia avesse preso del freddo,nel corso degli anni. 91/100 Non è stata possibile la prova a bottiglia aperta ed è un peccato, anche se viene da sospettare un esito simile all'annata precedente.
1994 - Sempre grande carica acida. Parte molto bene, cede un po' e tende ad appiattirsi nel corso delle ore. 92/100
1995 - Molto diverso dagli altri. L'acido è integrato in note terziarie, da uve mature, vere e proprie note passite. Certamente più complesso e piacevole, meno affilato e tagliente. 93/100
1996 - Bel naso. L'alcool è assorbito meglio. La potenza alcolica si esprime in maniera complessa, supportata da un vigorosa spina acida. 94/100
1999 - Tappato. Inizialmente minerale e "strano", il "tappo" esce con certezza dopo una mezz'ora circa. n.g.
2002 - Note terziarie, gioca su registri simili al 1995. A tratti piacione. Generalmente molto apprezzato dagli altri degustatori presenti, valutato come la migliore bottiglia, insieme al 1996. Personalmente ne sono rimasto meno convinto ed entusiasta. Comunque un 91/100
2003 - Naso caldo e lievemente iodato. Bocca meno espressiva del naso. Grande potenza alcolica che annienta la mineralità, una giusta maturità di frutto. 88/100
La grande tenuta e progressione della 1981, penalizzata da una prima degustazione, lascia pensare che le annate più recenti possano avere una longevità e costanza inferiore. Solo una mia impressione. In generale si tratta di uno stile piuttosto freddo e celebrale. Non è un caso che le annate più apprezzate siano state quelle dove il calore e la maturità delle uve trovavano una buona sintesi con la naturale acidità delle uve Chenin.
Dovendo fare una degustazione di annate scelte, opterei per 1981-1994-1995-1996-1999-2002 (visto il tappo sfortunato, una riprova per la 1999 è d'obbligo).
Grazie a Davide per questo bel resoconto...alla prossima.
La Coulée de Serrant fu piantata nel docicesimo secolo dai Monaci Cistercensi e da allora è sempre restata vitata. I vini de La Coulée de Serrant sono stati sempre considerati come prodotti rari ed unici, sia ai tempi dei re Luigi XIV e Luigi XI che ne tessevano le lodi che ai nostri tempi, visto che molti dei più importanti critici enologici del mondo considerano i vini dell'Azienda tra i più significativi e longevi di Francia.
Il merito va al mitico produttore Nicolas Joly, che ha dato vita in Francia ad un importante movimento di rinnovamento viticolo ed enologico chiamato "Renaissance des AOC", che ha lo scopo di recuperare le radici naturali ed agricole della coltivazione dei vigneti per valorizzare le peculiarità dei vini attraverso le reali potenzialità del territorio. Oggi a testimoniare il retaggio storico dell'Azienda rimangono i ruderi del monastero cistercense e dello Château de la Roche, una grande fortezza smantellata nel 16° secolo in occasione delle guerre di religione affinchè non diventasse una roccaforte protestante. I sotterranei di questi antichi edifici fungono oggi da cantina di invecchiamento e sono annessi all'abitazione ricostruita due secoli dopo la distruzione del castello e che è la sede attuale della Coulée de Serrant.
A partire dal 1985 la vigna è interamente coltivata in biodinamica, in parte utilizzando il cavallo al posto di qualsiasi trattore a causa delle forti delle pendenze che caratterizzano questa zona che si affaccia sulla Loira. Attualmente tutte le vigne ricevono compost biodinamico ottenuto da 12 bovini allevati nelle stalle aziendali, a cui si uniscono circa una trentina di pecore che pascolano liberamente mantemento rasata l'erba spontanea che cresce nei filari e nei prati e boschi circostanti. La vendemmia viene sempre effettuata in 4-5 passaggi nell'arco di 4-5 settimane per raccogliere solo i grappoli nelle condizioni ottimali e a maturazione avanzata, mentre le rese di uva non superano i 35-40 quintali per ettaro.
Attualmente sono coltivati a vigneto 7 ettari nella DOC Savennières "Coulée de Serrant", 5 ettari di Savennières "Le Vieux Clos" e 3 ettari di Savennières Roche aux Moines "Clos de la Bergerie.(Fonte enotime.it)
Per avvinare i bicchieri e fare un primo confronto abbiamo iniziato con il Savannieres 2004, il "base". Certamente godibile e più immediato, una bottiglia da aprire con meno problemi ed impegno intellettuale, seppur assolutamente non banale. Si riconosce la medesima matrice e una parte dello spettro aromatico, l'impegno intellettuale lascia il posto al puro piacere. A ruota, abbiamo versato le prime sei annate. L'impressione iniziale è di una generale uniformità nel colore (dal giallo intenso all'oro brillante) e al naso, una spina acida sempre ben marcata e un grado alcolico che sale molto nelle annate più recenti . Già abbiamo capito che le differenze si giocheranno su pochi decisivi particolari. Le evoluzioni in bicchiere nettamente diverse scaveranno dei netti solchi distintivi per una qualità tutt'altro che uniforme da un'annata all'altra. Di seguito i miei giudizio, assolutamente personali. Seguirà il panel con la media
1981 - Parte molto bene al naso ma si appiattisce dopo un po'. La componente acida prevale nettamente su quella alcolica (nonostante i 14.5% dichiarati all'epoca). Il citrino tende a mortificare il vino nella sua progressione, fino ad un finale monocorde. Con le ore emerge in bocca un netto brodo di verdure, asparagi. 89/100Alla prova a bottiglia aperta mostra tenacia e personalità, molto maggiore della 1988. Iodio, mineralità. L'acidità appare meglio integrata con l'alcool. Il vino si dimostra mobile e vitalissimo. Il mio consiglio è di seguire la bottiglia aperta per molte ore, avendo modo e tempo. Il voto sale nettamente, 92/100
1988 - Inizialmente più vivace del 1981. Più integrato con l'alcool (13.5%). Si appiattisce con le ore, è un peccato. 91/100 alla prima impressione. Diventa un 89/100 dopo ventiquattro ore senza tappo: svanisce quasi completamente, lasciando una flebile spina acida ed un finale appena accennato.
1992 - Non emerge, meno acido del 1981. Negli anni si conserva la comune matrice territoriale e tipologica. 90/100Molto penalizzata nella prova a bottiglia aperta, svanisce. (88/100 di stima)
1993 - Simile al 1992 ma più scarico. Qualcuno ha sospettato che la bottiglia avesse preso del freddo,nel corso degli anni. 91/100 Non è stata possibile la prova a bottiglia aperta ed è un peccato, anche se viene da sospettare un esito simile all'annata precedente.
1994 - Sempre grande carica acida. Parte molto bene, cede un po' e tende ad appiattirsi nel corso delle ore. 92/100
1995 - Molto diverso dagli altri. L'acido è integrato in note terziarie, da uve mature, vere e proprie note passite. Certamente più complesso e piacevole, meno affilato e tagliente. 93/100
1996 - Bel naso. L'alcool è assorbito meglio. La potenza alcolica si esprime in maniera complessa, supportata da un vigorosa spina acida. 94/100
1999 - Tappato. Inizialmente minerale e "strano", il "tappo" esce con certezza dopo una mezz'ora circa. n.g.
2002 - Note terziarie, gioca su registri simili al 1995. A tratti piacione. Generalmente molto apprezzato dagli altri degustatori presenti, valutato come la migliore bottiglia, insieme al 1996. Personalmente ne sono rimasto meno convinto ed entusiasta. Comunque un 91/100
2003 - Naso caldo e lievemente iodato. Bocca meno espressiva del naso. Grande potenza alcolica che annienta la mineralità, una giusta maturità di frutto. 88/100
La grande tenuta e progressione della 1981, penalizzata da una prima degustazione, lascia pensare che le annate più recenti possano avere una longevità e costanza inferiore. Solo una mia impressione. In generale si tratta di uno stile piuttosto freddo e celebrale. Non è un caso che le annate più apprezzate siano state quelle dove il calore e la maturità delle uve trovavano una buona sintesi con la naturale acidità delle uve Chenin.
Dovendo fare una degustazione di annate scelte, opterei per 1981-1994-1995-1996-1999-2002 (visto il tappo sfortunato, una riprova per la 1999 è d'obbligo).
Grazie a Davide per questo bel resoconto...alla prossima.
Condivido la valutazione del 1981: per me, una delle migliori interpretazioni della Coulée che abbia mai bevuto (ed ho avuto la fortuna di bere più volte quest'annata), solo che bisogna aspettarla nel bicchiere (così come del resto un po' tutte le Coulée degli anni Ottanta: bevuto di recente un eccellente 1984).
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