La mia visita a Le Macchiole è stata per certi versi travagliata, prima dovevamo andare in quindici a fine Novembre poi, causa slittamenti, sòle ed impegni vari, tutto è stato rimandato al 12 Dicembre, un giorno pieno di sole dove i soliti pochi ma buoni rimasti hanno bussato alla porta di Via Bolgherese 189.
Cinzia Merli è una della tante donne forti del vino, segnata da un passato di grande sofferenza per la scomparsa del marito Eugenio e da un presente ed un futuro davvero radioso, come il suo sorriso quando ci accoglie e ci saluta davanti all’entrata della sua azienda. Presentazioni di rito e via, subito in vigna per farci capire come sole, mare, terra e sudore possano dar vita a quei preziosi grappoli da cui nascono le varie gemme enologiche che prendono il nome di Paleo, Scrio e Messorio.
Le Macchiole, un’azienda che, ascoltando bene le parole di Cinzia mentre ci racconta la sua storia, è caratterizzata da una storia fatta di scelte a volte difficili, spesso pionieristiche, scontri, grandi incontri (come quello con Luca D’Attoma), rinascite e sperimentazioni, tutto scritto e di facile lettura per chi guarda gli occhi di Cinzia non fermandosi alla mera apparenza.
Il nostro giro va avanti ininterrotto, tutto di un fiato, tra vigneti, cantina di fermentazione e barricaia per poi proseguire al piano di sopra, la sala magica, quella dove degusteremo l’ultima annata in commercio, la 2006.
Cinzia Merli è un’ottima padrona di casa, ci fa accomodare e inizia a stappare tutti i rossi, dal Bolgheri Rosso al Messorio, passando per il Paleo e lo Scrio. Qualche nota di degustazione? Ok ci provo.
Il Bolgheri Rosso Doc 2006 dovrebbe essere il vino “base” della casa anche se, dalla parole della produttrice, si evince chiaramente che ha la stoffa e la complessità di un vino non così banale: da un blend di merlot, cabernet, sangiovese e syrah nasce un vino decisamente non piacione che si mette in mostra con profumi balsamici e di frutta rossa di rovo. Equilibrato e di bel corpo è un vino dalla persistenza inaspettata. Dalla serie se il buongiorno si vede dal mattino….
Il Paleo 2006, 100% cabernet franc, è ancora una massa in divenire, giovane sia nei profumi, dichiaratamente vegetali e fruttati, sia alla gustativa dove possiamo apprezzare tutta la fanciullesca esuberanza mediata comunque da un’apprezzabile morbidezza di fondo. Da riprovare tranquillamente tra cinque anni.
Lo Scrio 2006, syrah al 100%, è un altro vino in divenire, inizialmente chiuso, si apre pian piano per poi regalare sensazioni di bacche di ginepro, prugna, pepe e toni leggermente affumicati. Bocca potente, avvolgente, forse ancora da equilibrare. Ottima la persistenza finale.
Il Messorio 2006 è un gran vino e lo si evince fin da subito in quanto, nonostante sia un neonato, è un vino godibilissimo già alla prima olfazione, al primo sorso. Un grande merlot, complesso, ricco di note che spaziano dalla frutta di bosco ai fiori rossi, dalla macchia mediterranea al minerale più intenso e scuro. Bocca di grande equilibrio, fresca e vellutata che invita al riassaggio ogni volta che osiamo posare il bicchiere. A detta di Cinzia una grande annata che, forse, sarà superata solo dalla 2008.
La nostra giornata prosegue e la truppa, con a capo Cinzia Merli che con felicissimo stupore si unisce a noi, si dirige verso Montescudaio dove ci aspetta nel suo ristorante “I Sapori di San Valentino” un vecchio amico del forum del Gambero Rosso: Luigi, in arte Gaina3 che ci apre le porte della sua osteria offrendoci un pranzo davvero luculliano: crostini misti toscani, acquacotta, linguine con porcini e piccione, cinghiale in salmi e (non ricordo il nome) un dolce di ricotta fatto al forno davvero eccezionale.
E da bere? Qua le sorprese aumentano perché Cinzia ci delizia con dei fuori programma davvero interessanti: Paleo 2000, Paleo 2001 e Scrio 1999 vengono versati e bevuti in pochissimo tempo. Torno per un attimo serio e dico questo: ottimi sicuramente i 2006 però, attualmente, sono dei bimbi in fasce, troppo presto aprirli e sicuramente troppo difficile e “pericoloso” giudicarli ora. Bevendo vecchie annate di Paleo e Scrio, come ho fatto in osteria, sicuramente si ha una visione d’insieme e più nitida delle cose, si capisce solo dopo qualche anno quanto grandi sono questi i vini prodotti da Le Macchiole, ognuno con le sue peculiarità, con le sue (tante) virtù e con le sue, se vogliamo esser cinici, “umane” imperfezioni.
Lo Scrio 1999 ha un naso che incalza da subito con sensazioni di erbe aromatiche dove non facciamo fatica a riconoscere il timo, l’origano, il rabarbaro. Alle note di macchia mediterranea si accompagnano poi profumi di fiori appassiti (quando ho detto garofano Cinzia mi ha fulminato), frutta rossa matura e un tocco animale che si fa sentire sul finale. In bocca questo syrah è ancora una belva, grande struttura e potenza che non lo rendono di certo immediato e di facile beva anche se resta estremamente affascinante nel suo nervosismo caratteriale. Se continua a ruggire così andrà avanti ancora molti anni.
Il Paleo 2000 (Cabernet Sauvignon 85%-Cabernet Franc 15%) è figlio di un’annata calda, caratteristica che certamente ritroviamo all’olfattiva con un naso profondo, scuro, un mix di note terrose, vegetali e boschive che ritroviamo anche in bocca, molto più verticale che orizzontale e che è intarsiata di tannini levigati e ben integrati nel frutto. Interessante la scia sapida finale.
Il Paleo 2001 è un altro vino, non solo perché da questa annata è solo cabernet franc, ma soprattutto perché percepiamo all’olfattiva una freschezza che prima, giustamente, non percepivamo. Freschezza, dicevamo, e grande integrità di frutto con cenni di spezie e erbe officinali che lo rendono estremamente deciso e dai profumi intensi. Ampiezza, complessità ed equilibrio si fondono come strumenti in una grande orchestra. Lunga la chiusura finale. Un altro vino che mi fa sempre più convincere della grandezza dell’annata 2001, non solo in Toscana ma in tutta Italia.
Ora, uno per uno, vorrei ringraziare con tutto il cuore: Stefania, la mia dolce metà, perché mi segue con passione in ogni mio “capriccio” enologico; Loredana perché farsi Trento – Bolgheri e ritorno in due giorni è un sacrificio tremendo; Paolo, mio cugino, perché almeno stavolta non ha detto che il vino sapeva di antibiotico; Enrico, per la sua passione, garbatezza e perché è l’unico che mantiene sempre le parole date. Infine un fortissimo abbraccio, in questo caso da parte di tutto il gruppo, va a Cinzia Merli, una persona che non conoscevo prima di qualche giorno fa e che ci ha letteralmente rapito per la sua gentilezza, accoglienza e professionalità. Una produttrice che non si è risparmiata nel raccontarci storie di vita e di vite e che, nonostante le tre ore passate in tra vigna, cantina e degustazione, è venuta a pranzo con noi facendoci scoprire un altro lato del suo essere con la voglia di continuare questa (spero) piacevole conoscenza reciproca.
Alla prossima, forse a Marzo per degustare un nuovo Scrio 2008…
Che invidia, il Messorio...
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