Sarà che io un bel bicchiere di Chianti, servito non troppo caldo, a volte lo abbino con goduria alla zuppa di pesce, sarà che i giapponesi non sono cime in fatto di vino, sarà che mi sembra la solita notizia scientifica che poi verrà subito smentita, però leggiamo lo stesso quello che ci scrive il Corriere della Sera (e che molti blog hanno già ripreso):
I giapponesi non sono esattamente i più grandi estimatori del buon vino. Ma proprio dalla terra del sakè arriva la prova scientifica di quanto dalle nostre parti è considerato quasi l'ABC dell'abbinamento fra vino e portate: con la carne si beve il vino rosso, col pesce il bianco. FERRO – Il diktat, secondo i nipponici, sarebbe nato perché i vini rossi, in abbinata a orate e gamberi, lasciano in bocca un retrogusto spiacevole, «pescioso», per colpa del loro contenuto di ferro, mediamente maggiore rispetto a quello dei vini bianchi. I ricercatori, che hanno pubblicato i loro risultati sul Journal of Agricultural and Food Chemistry , hanno apparecchiato un pasto a base di frutti di mare ad alcuni volontari, tutti conoscitori dei vini (c'è da chiedersi dove li abbiano trovati in Giappone, ma questa è un'altra storia). Poi hanno servito loro 38 vini rossi e 26 bianchi (ma anche due tipi di sherry, un porto e un madeira), con un contenuto variabile di ferro che dipendeva dal Paese d'origine, dai vitigni presenti, dall'annata. Il verdetto è chiaro: quando il vino conteneva una maggior quantità di ferro (e questo accade soprattutto coi rossi) dopo il pasto restava in bocca più facilmente un sapore poco gradevole. Tanto che il problema scompariva se al vino «ferroso» si aggiungevano enzimi in grado di legare il ferro.
ECCEZIONI – Takayuki Tamura, che ha coordinato gli esperimenti e lavora per un'azienda giapponese produttrice di vini, sottolinea come il ferro sia il fattore-chiave nella scelta del vino da abbinare al pesce: «Fino a oggi era impossibile prevedere «a scatola chiusa» se una bottiglia potesse essere più o meno adatta a un pranzo a base di pesce, perché non sapevamo quali elementi contribuivano a lasciare un sapore sgradevole dopo il pasto. Ora sappiamo che bisogna guardare il contenuto di ferro». Ciò non significa che tutti i rossi siano da evitare, come si affretta a specificare Tamura: «I rossi poco “ferrosi” possono costituire un ottimo abbinamento». Il giapponese così si salva in corner: le eccezioni alla regola infatti non mancano, e da qualche tempo pare quasi chic scegliere un bel rosso per accompagnare un branzino. «Con il pesce si può tranquillamente bere anche un vino rosso o rosato – spiega Terenzio Medri, presidente dell'Associazione Italiana Sommelier –. L'importante è che si rispetti l'unica regola aurea degli abbinamenti fra vino e cibo: nessuno dei due sapori deve sovrastare l'altro, come in un matrimonio perfetto. La nostra associazione già da anni sperimenta in questo senso, nella ricerca dell'equilibrio fra il gusto della pietanza e quello del vino: se uno dei due elementi prevale sull'altro, l'abbinamento è sbagliato». Come si riconoscono le “accoppiate” giuste? Con l'allenamento del palato, secondo Medri: «Studiando e provando, diventa del tutto naturale capire quando si raggiunge l'equilibrio perfetto».
Fonte: Corriere.it
Credo che ogni fenomeno possa trovare la sua spiegazione scientifica: anche la consuetudine di abbinare il pesce col vino bianco; una ragione ci deve pur essere. Ciò non toglie che uno possa legittimamente esercitare la sua vena creativa di gourmet, sperimentando o andando alla ricerca del limite nell'abbinamento. Democraticamente credo che, da un lato sia possibile trovare nell'ampio panorama dei bianchi la giusta soluzione d'abbinamento per qualsiasi piatto, dall'altro accostare un brodetto o zuppa di pesce a un vino rosso d'annata o giù di lì sia cosa del tutto normale. Un abbinamento ad hoc penso che sia ad esempio: trancio di tonno alla griglia e Rosso del Conte dell'azienda Tasca d'Almerita.
RispondiEliminaSì, mi capita e in questa stagione anche più spesso quando qui in Veneto si mangiano piatti belli tosti come il Baccalà alla Vicentina o in Rosso o le seppie in sugo, tanto per dirne alcuni, a me piace poporre questi biatti con un buon rosso che abbia l'acidità giusta per pulire e scgrassare la bocca proprio come quando si mangia una costata od un "musetto".
RispondiEliminaForse sbaglio, ma fino ad ora è piaciuta, anche questa variante.
Aprofitto anche per complimentarmi per il tuo Blog. Decisamente notevole.
Ciao Alessandra