L’ultimo appuntamento della giornata era con Maurizio Fava, responsabile vendite/export de La Bruciata , piccola azienda piemontese di cui mi parlavano molto bene soprattutto per quanto riguarda la loro attenzione per l’uva Moscato.
Allo stand, oltre a Maurizio, mi attende il titolare dell’azienda, Oscar Bosio, che mi descrive brevemente la sua “creatura”: situata a Santo Stefano Belbo, La Bruciata, da generazioni di proprietà della famiglia Bosio, si estende sulla collina più alta della frazione Valdivilla per circa17 ettari coltivati a Moscato, Barbera, Dolcetto, Chardonnay e Nebbiolo. Ottima escursione termica nel periodo estivo, terreni marnosi e ricchi di fossili marini, minimo uso di trattamenti fitosanitari, sono tutte caratteristiche che permettono all’azienda di produrre uve sane fino alla perfetta maturazione. In cantina, così come nel vigneto, si cerca di lavorare al meglio della qualità ed è per questo che, da pochissimo tempo, La Bruc iata si avvale della collaborazione, importantissima, di Dante Scaglione, l’ex enologo di Bruno Giocosa e Premio Veronelli come Miglior Enologo di Italia. Le premesse sono ottime.
Allo stand, oltre a Maurizio, mi attende il titolare dell’azienda, Oscar Bosio, che mi descrive brevemente la sua “creatura”: situata a Santo Stefano Belbo, La Bruciata, da generazioni di proprietà della famiglia Bosio, si estende sulla collina più alta della frazione Valdivilla per circa
Quello che però mi ha colpito di più di Oscar Bosio è il suo vero Amore per l’uva Moscato, passione che coltiva fin da bambino e che lo sta spingendo ad investire tante energie, fisiche ed economiche, per far sì che La Bruciata per il futuro un punto di riferimento per questo grande vitigno aromatico. E questo è talmente vero che Oscar Bosio e il suo staff vinificano il Moscato in tanti modi differenti, possiamo infatti trovare il classico Moscato d’Asti docg oppure l’Aivè, un vino bianco aromatico senza zuccheri residui di assoluta freschezza, mentre veri e propri esperimenti (ben riusciti) risultano essere l’Ermenegildo, da uve Moscato raccolte tardivamente, e il MosChin, primo esempio in assoluto di Moscato Chinato.
Iniziamo la degustazione con il simbolo dell’azienda, il Moscato d’Asti docg 2008. Giallo paglierino scarico, gode di una garbata effervescenza che veicola i caratteristici profumi del Moscato Bianco: pesca bianca, mela verde, fiori di acacia, biancospino. In bocca, freschissimo, è avvolgente e di grande piacevolezza per via dell'equilibrio totale tra acidità e zuccheri. Finale armonico. Di grande beva.
L’Aivè, che in lingua di Langa è il lato in ombra della collina, è un bianco secco da uve Moscato definito, un po’ audacemente, "la risposta di Langa al Gewurtztraminer". Tralasciando ogni riferimento al vitigno per eccellenza dell’Alsazia, questo Moscato mantiene tutti i caratteri aromatici dell’uva accostandoli ad un prodotto che, non avendo alcun residuo zuccherino, risulta sicuramente elegante, complesso e privo di ogni stucchevolezza. Di grande vena acida è un vino da abbinare a tutto pasto. Lo vedrei bene anche con le ostriche!
L’Ermenegildo 2007, vino da Moscato Bianco raccolto tardivamente, rappresenta un altro esempio di come questa uva aromatica possa dare importanti risultati anche vinificata in questa maniera “alternativa”. Di un bel dorato intenso, il vino presenta al naso i caretteristici aromi primari dell’uva solo che, stavolta, sono più evoluti. La pesca diventa matura così come la mela, non ci sono più i fiori bianchi ma troviamo il miele di acacia e la frutta secca. Alla gustativa è pieno, denso, forse manca appena un pelino di freschezza visto che l’alcol (parliamo di 14%) risulta un tanto in evidenza. Bella persistenza finale.E ora la chicca finale: il MosChin, primo esempio, se non erro, di Moscato Chinato col quale Oscar Bosio vuole ripercorrere, in chiave moderna, le gesta del dottor Cappellano, suo eminente conterraneo. Avente come vino base l’Aivè moscato secco, il MosChin si presenta di un giallo ambrato ed è caratterizzato al naso dalla tipiche note aromatiche alle quali, in tale versione, si aggiungono i sentori di china, genziana, cannella, noce moscata, cardamomo, rabarbaro. Al palato apprezzabile è l’equilibrio tra l’amaro e il dolce che si fondono in un finale di bella persistenza. Avrà lo stesso successo del suo fratellone maggiore? Oscar te lo auguro!
L’Ermenegildo 2007, vino da Moscato Bianco raccolto tardivamente, rappresenta un altro esempio di come questa uva aromatica possa dare importanti risultati anche vinificata in questa maniera “alternativa”. Di un bel dorato intenso, il vino presenta al naso i caretteristici aromi primari dell’uva solo che, stavolta, sono più evoluti. La pesca diventa matura così come la mela, non ci sono più i fiori bianchi ma troviamo il miele di acacia e la frutta secca. Alla gustativa è pieno, denso, forse manca appena un pelino di freschezza visto che l’alcol (parliamo di 14%) risulta un tanto in evidenza. Bella persistenza finale.E ora la chicca finale: il MosChin, primo esempio, se non erro, di Moscato Chinato col quale Oscar Bosio vuole ripercorrere, in chiave moderna, le gesta del dottor Cappellano, suo eminente conterraneo. Avente come vino base l’Aivè moscato secco, il MosChin si presenta di un giallo ambrato ed è caratterizzato al naso dalla tipiche note aromatiche alle quali, in tale versione, si aggiungono i sentori di china, genziana, cannella, noce moscata, cardamomo, rabarbaro. Al palato apprezzabile è l’equilibrio tra l’amaro e il dolce che si fondono in un finale di bella persistenza. Avrà lo stesso successo del suo fratellone maggiore? Oscar te lo auguro!
caro Andrea, siamo davvero contenti che i nostri vini ti siano piaciuti: gli sforzi e l'impegno ci costano meno se abbiamo il conforto di queste soddisfazioni.
RispondiEliminaA proposito: ti confermo che l'abbinamento Aivè-ostriche funziona egregiamente, lo abbiamo verificato nella cena con gli organizzatori di Slow Fish a Genova: ostriche bretoni e ostriche di fiume della Cornovaglia abbinate al nostro moscato secco.
La risposta di Langa al Muscadet!
Che l'abbinamento funzionasse non avevo dubbi, sono o no un sommelier? :-))
RispondiEliminaMa a Roma non si trovano questi vini che avevo una idea per una degustazione?
Mi sapete dire se al Vinitaly c'erano i vini di Castel di Salve, è una cantina salentina.
RispondiEliminawww.casteldisalve.com
caro Andrea,
RispondiEliminaleggo solo ora (a maggio son stato molto fuori...) la tua ultima richiesta.
contattami via mail, e ti dò fin d'ora la mia disponibilità a scendere a Roma coi vini!!