IL SENSO DEI VINI DI MEDIO PREZZO ALL'INTERNO DELLA CRISI ECONOMICA MONDIALE

 
Siamo in tempi certamente non facili e a ricordarcelo ultimamente c’è stato il rapporto Ires CGIL sui redditi dei lavoratori dipendenti denominato: “Salari in Italia -2000-2010: un decennio perduto".
Secondo lo studio, le retribuzioni negli ultimi dieci anni hanno avuto, a causa dell’inflazione effettiva più alta di quella prevista, una perdita cumulata del potere di acquisto di 3.384 euro ai quali si aggiungono oltre 2 mila euro di mancata restituzione del fiscal drag che porta la perdita nel complesso a 5.453 euro.
I dati della Banca d’Italia, inoltre, illustrano un generale abbattimento della ricchezza netta complessiva che, però, mantiene stesso grado di concentrazione. Non ci vuole molto a capire che questo vuol dire che i ricchi sono rimasti ricchi anche nel mezzo della crisi e i poveri sono ancora più poveri.


Il paese è dunque spaccato in due perché il cosiddetto “ceto medio” progressivamente si sta impoverendo, avvicinandosi alle tante famiglie che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese.
Le cose certo non migliorano se guardiamo gli paesi, Stati Uniti in testa. Secondo Edoardo Narduzzi, giornalista di Italia Oggi, il ceto medio americano al tempo di Obama è in crisi e il suo crescente impoverimento lo relega all’interno di una classe massificata che non offre più la tranquillità e le certezze degli anni settanta o ottanta.


Tirando le somme possiamo dire che, con gli opportuni distinguo, a livello globale la crisi ha accentuato la disuguaglianza economica tra i vari ceti spostando la maggior parte delle persone verso  un livello di mera sussistenza.
 
Il produttore di vino come vive questi momenti di crisi? Male, soprattutto se in passato ha puntato decisamente la sua offerta sul ceto medio. In tal caso dovrà rivedere ed affinare la sua strategia di marketing per mettere una pezza all’inevitabile crisi dei prodotti di medio prezzo, quelli da 30/40 euro a scaffale, che oggi sono diventati troppo cari per le famiglie di medio/basso reddito e troppo poco fighetti per i nuovi e vecchi ricchi.

Fonte: www.400asa.it
In un mondo dove le famiglie comprano solo vino dall’ottimo rapporto qualità/prezzo, che fine faranno i “vinoni”, Supertuscan in testa?
 
Ha ancora senso produrli e crearne di nuovi quando sono proprio questi prodotti a soffrire la grande crisi del ceto medio e a subire la forte concorrenza dei vini del Nuovo Mondo che costano meno della metà fornendo, per il normale consumatore, le stesse emozioni a tavola?

In tale ambito chiederò alle principali aziende vinicole di fornirmi dei dati di vendita per capire se questa mia riflessione ha un fondo di verità.
La sfida per i vignaioli è appena iniziata, spetterà alla politica e al buon governo riportare le cose a livelli accettabili perché il vino, soprattutto il grande vino, deve essere un bene di tutti.
 

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