120 year-old Pol Roger champagne unearthed from old collapsed cellar


One of the world’s oldest champagne makers has just struck liquid gold.

Pol Roger, the French champagne house whose bubbly was famous for being Sir Winston Churchill’s favourite tipple, has unearthed a treasure trove of bottles that lay hidden in the ruins of collapsed cellars for more than a century.

Experts say the 26 bottles so far recovered could well still be drinkable, and that there may well be many more from the million or so lost at the time. The fate of the bottles has been the stuff of “dreams and nightmares for generations of the family and cellar masters,” Pol Roger CEO Laurent d’Harcourt told The Telegraph.

The story began in nightmarish fashion on February 23, 1900 when two floors of cellars collapsed overnight.

Credit: Pol Roger

Le Vigneron Champenois, the local trade paper, reported at the time that “at about two o’clock in the morning, a dull rumble similar to the sound of thunder” awoke Maurice Roger, who had taken over the house with his brother Georges from their father Pol in 1899.
Another “much louder noise” ensued, prompting Roger and his chef de cave to get up. To their horror they found part of the huge cellars had caved in, along with the adjoining buildings. The waterlogged earth had given way, the ground sinking 13 feet.
“When the workers arrived a few hours later, the disaster was complete,” it wrote.

Thankfully nobody was hurt. But in terms of champagne the loss was devastating as around 1.5 million bottles and 500 casks of the legendary fizz had been buried in the process.
The Roger brothers mulled tunnelling into the cellars to retrieve the wine. But when a neighbour’s cellar also collapsed the following month, they ruled it was too risky and chose to give up the hunt for the lost vintages.
Instead, they built new cellars on Avenue de Champagne, and despite the setback, their house went from strength to strength.
The wine was not totally forgotten but previous, tentative bids to salvage the bottles came to nothing.

Pol Roger cellar and buildings collapsed on February 23, 1900 CREDIT: Pol roger

However, more than a century later, a new project to build a packaging facility on the site of the historic cellars gave the fifth generation of the family another crack at locating them.
On January 15, construction workers digging underground came across a “void”.
Dominic Petit, who retires next month as cellarmaster, and his successor, Damien Cambres, widened the cavity further.

“We found a lot of broken glass. Then we found one bottle on the first day, six the second and 19 on the third,” said Mr d’Harcourt. “We think we’ll find more.”
The hunt for more is now on hold, however. “We’ve had so much rain in the past two months that the chalk is saturated with water and it could be dangerous. We don’t want to have a new drama in Epernay,” said Mr d’Harcourt.

Encrusted in chalky soil, the hand-blown bottles are in good condition. The wines are clear and the levels are correct, said Pol Roger. The corks, held in place by a metal staple, have withheld the test of time.
Records suggest the vintages are between the years 1887 and 1898. Many would have been destined for Britain, Pol Roger’s prime market then as now. A fair few may well have ended up drunk by Sir Winston, who ordered his first Pol Roger, a 1895 vintage, in 1908, and, it has been claimed, drunk 42,000 bottles in his lifetime.
In the coming weeks, the bottles will be hand-riddled (shaken, tilted abruptly downard and placed back in the rack to move the sediment to the neck), and disgorged.
"They’ll definitely be tasted, but we’re taking our time," said Mr d’Harcourt. “We’re pretty sure they’re drinkable”.

CREDIT: MICHAEL BOUDOT - WWW.MKB.PHOTOS

Previous tastings of ancient champagne suggest he may well be right. In 2015, researchers tried 170-year old champagne recovered from a Baltic Sea wreck.
The initial aroma was off-putting, with smells of animal, mushroom and cheese.  Once exposed to oxygen, however, “the wines became more pleasant, with a lot of flowers,” as well as oak, leather and tobacco. Upon tasting, Dominique Demarville, chef de caves of Veuve Clicquot,  was pleasantly surprised by the wines’ sweetness and discernible acidity and freshness.

CREDIT: MICHAEL BOUDOT - WWW.MKB.PHOTOS

Mr d’Harcourt said he had already tasted a 1892 vintage and found it had “amazing youth” if a little like an “old Burgundy”. “It had a little maturation, what we call ‘goût anglais’ (English taste), which I like,” he said.
In this case, the wine “has not been touched and has been in a quiet environment for so many years”, so likely in good condition.
News of the discovery came as Champagne’s wine board announced record sales of French fizz of €4.9 billion (£4.4bn) last year, boosted by exports to markets “outside Europe”.

However, the French market fell by 2.5 per cent, with a major drop of around 10 per cent in December - normally the festive month. Figures for the UK will be released next month.

Articlehttp://www.telegraph.co.uk

Cantina Valpolicella Negrar - Recioto della Valpolicella Classico "Vigneti di Moron Domini Veneti" 2008 è il Vino della settimana di Garantito IGP

Di Angelo Peretti

Non c’è dubbio che Moron sia uno dei cru del comune di Negrar, nella Valpolicella Classica, e che da lì venga uno dei vini più “classici” della zona, ossia il Recioto che fa la Cantina Valpolicella. 


Nelle annate di grazia è un tripudio di frutto rosso appassito, di spezie orientali, di fiori essiccati, di erbe officinali. La 2008 fu annata di grazia.


Il campano Luigi Sarno vince il Premio Giulio Gambelli 2018


Va a LUIGI SARNO, enologo e titolare della Cantina del Barone di Cesinali (AV), il PREMIO GIULIO GAMBELLI 2018, riconoscimento istituito nel 2012 da ASET (Associazione Stampa Enogastroagroalimentare Toscana) ed IGP (blog network  “I Giovani Promettenti”) che premia ogni anno l'enologo under 40 il cui lavoro abbia al meglio incarnato l'idea di vino che fu del grande Maestro del Sangiovese: rispetto ed esaltazione delle tipicità di ogni singolo vitigno, delle caratteristiche del territorio e delle peculiarità dell'annata.


Campano classe 1983, al timone dell'azienda di famiglia dal 2008, Luigi Sarno è stato scelto fra i numerosi candidati (ed autocandidati) in gara da tutta la Penisola per l'impronta dei suoi vini, degustati “alla cieca” nelle scorse settimane da una giuria formata da giornalisti ASET ed IGP e rivelatisi più di tutti in linea con quel profilo stilistico che il Premio Gambelli vuole riconoscere e valorizzare.

La consegna del premio si è svolta mercoledì 14 febbraio a Montepulciano in occasione dell'anteprima vinicola organizzata dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, alla presenza del presidente del Consorzio Piero Di Betto

Esprimere l’immensa gioia nel ricevere questo grandissimo riconoscimento non è semplice. Sono abituato a lavorare sempre a testa bassa, tenendo ben saldi i piedi nella terra, il cuore alle origini e la mente aperta al futuro - ha dichiarato Sarno durante la cerimonia di premiazione - Negli anni ho sempre ricercato la coerenza nei miei vini cercando di interpretare l’andamento stagionale a favore di un prodotto lineare nella sua complessità aromatica, data da tanti piccoli odori ma senza una accentuata prevalenza del varietale. Un vino rappresentativo della sua terra di origine, nitido, aggraziato ed elegante, ottenuto riducendo il più possibile interventi invasivi ”. 

Al vincitore oltre alla targa ricordo anche un assegno da 1500 euro, possibile grazie al contributo di alcune delle aziende di cui Giulio Gambelli è stato amico e consulente: Bibbiano, Fattoria Rodàno, Il Colle, Montevertine, Ormanni e Poggio di Sotto. Restano partner del premio il Consorzio Vino Chianti Classico, il Consorzio Vino Nobile di Montepulciano, il Consorzio Vino Brunello di Montalcino e il Consorzio della Denominazione di San Gimignano. 

Il regolamento del Premio Gambelli è visionabile sul sito www.asettoscana.it

I VINCITORI DELLE PASSATE DIZIONI:
Premio Gambelli 2013 - Fabrizio Torchio (Grape - Gruppo Ricerche Avanzate Per l’Enologia) 
Premio Gambelli 2014 - Gianluca Colombo (Az. Segni di Langa, Roddi – CN / Cordero Consulenze)
Premio Gambelli 2015 – Francesco Versio (Az. Bruno Giacosa, Neive – CN)
Premio Gambelli 2016 – Sebastian Nasello (Az. Podere Le Ripi, Montalcino – SI)
Premio Gambelli 2017 – Diego Bonato (Az. Tolaini, Castelnuovo Berardenga – SI) e Luca Faccenda (Az. Valfaccenda, Canale - CN)

La lussuriosa gastronomicità mantovana della Stazione di Castel d’Ario - Garantito IGP

Di Angelo Peretti

Chiamasi “alla pilota” il risotto che nel Mantovano si fa sgranato, non mantecato, e condito con il pistume, ossia la carne di maiale tagliata a coltello nella medesima maniera con la quale si prepara per il confezionamento del salame. Si dice alla pilota perché la tradizione ne attribuisce l’origine ai piloti, gli addetti alla pilatura del riso, che lì si coltiva abbondantemente da secoli.




Chiamasi invece “col puntèl” il risotto alla pilota rinforzato con una braciola o con delle costine di maiale cotte a parte e poi posate sopra al riso direttamente nel piatto.
Chiamasi infine “col puntèl misto” il risotto alla pilota accompagnato da braciola, costine e salamella alla griglia servite a parte e da alternarsi alla forchettata di riso.
Delle tre versioni, la mia preferita è il risotto col puntèl e il luogo d’elezione per il suo consumo è la trattoria Stazione, fondata nel 1968 proprio accanto alla piccola stazione ferroviaria di Castel d’Ario, paese mantovano che al risotto alla pilota ha attribuito una propria denominazione comunale e che diede i natali alla leggenda automobilistica di Tazio Nuvolari, quello di cui Lucio Dalla cantava “quando corre Nuvolari, quando passa Nuvolari, la gente aspetta il suo arrivo per ore e ore e finalmente quando sente il rumore salta in piedi e lo saluta con la mano, gli grida parole d'amore, e lo guarda scomparire come guarda un soldato a cavallo, a cavallo nel cielo di aprile”.

Risotto col puntèl misto
Ora, si sappia che alla Stazione la cura dei dettagli di cucina è tale che il risotto lo preparano con il riso che viene da una risaia di proprietà e che hanno imbracciato anche i dettami di un “progetto autonomia” che guida all’utilizzo di materie prime che siano prodotte direttamente o che vengano da aziende del territorio con le quali vi sia un rapporto diretto. Il che è bellissima cosa, soprattutto se si aggiunge a una sapienza straordinaria nelle prassi della gastronomia storica dei luoghi, come accade qui. Si sappia altresì che per forza di cose la consumazione del risotto col puntèl qui è abbondante, in quanto consistente è di già la porzione in sé, ma i solerti camerieri insidieranno i vostri non così ferrei buoni propositi dietetici proponendovi il riassaggio del riso dal vassoio.

Va da sé che prima del risotto alla pilota o della sua variante col puntèl è d’obbligo quanto meno, a mo’ di apri-stomaco, un antipasto di sorbir d’agnoli, che consiste in una tazza di tortellini (qui li chiamano agnolini) in brodo, che personalmente prediligo nella versione del bevr’in vin, ossia versandovi dentro un po’ di scuro Lambrusco Mantovano, ottenendo un colore violaceo-brunastro che taluni reputano poco accattivante dal punto di vista visivo, ma che viene compensato dalla sublime quintessenza dei sapori locali.

Altrettanto irrinunciabile è l’assaggio dei tortelli di zucca, con la farcia che unisce alla zucca l’amaretto e la mostarda di mele. Conditi col burro fuso. Altro monumento della gola.
Al che sarete non solo sazi ma addirittura di più e non ci penserete neppure a prendere un dessert. Solo che appena arriverà al tavolo il carrello dei dolci ripudierete nuovamente la vostra intenzione di morigeratezza e vi farete servire porzioni lussuriose di zuppa inglese, torta helvetia, bignolata, sbrisolona, torta tenerina, che sono le ipercaloriche ghiottonerie della pasticceria mantovana.


C’è poi, alla Stazione, tanto altro, e ogni volta che ci vado mi riprometto di assaggiare questo tanto altro, ma poi puntualmente torno sui miei passi, ché proprio non so resistere: sorbir d’agnoli, risotto col puntèl, tortelli di zucca, carrello dei dolci, il tutto sui 35 euro, con l’aggiunta di una bottiglia scelta da una lista molto bella e a prezzi giusti, che offre parecchia attenzione anche alle produzioni che si usano definire “naturali”.
Fortuna che abito sufficientemente lontano da Castel d’Ario, cosa che m’induce a non recarmici più di sovente alla Stazione, a beneficio della mia bilancia, altrimenti costretta a cedere più ancora alle conseguenze degli eccessi mangerecci.
Un posto che merita la sosta e l’applauso.

Trattoria Stazione - Via Della Rimembranza, 56 - Castel D'Ario (Mantova) - Tel. 0376 660217 - www.trattoriastazione.com

Tenuta La Pazzaglia - Lazio Igp Grechetto “109” 2016 è il Vino della settimana di Garantito IGP

Di Lorenzo Colombo

“109” è in nome del clone del grechetto di Orvieto, diverso rispetto a quello di Todi che si chiama “g 5”. Questo “109” con la sua freschezza, sapidità e con note vegetali e agrumate che rimandano al pompelmo unite ad accenni tannici e con un fin di bocca piacevolmente amarognolo, ben rappresenta la tipologia. 


Ce lo rende ancor più simpatico la chiusura, effettuata con tappo Stelvin. 

(Ante) La Prima del Torcolato - Garantito IGP

Di Lorenzo Colombo

Da molti anni nel mese di gennaio si svolge la “Prima del Torcolato”, evento al quale più volte abbiamo partecipato e che prevedeva negli anni passati, una degustazione di Torcolato, riservata alla stampa, al mattino della domenica, un tour tra i fruttai d’appassimento  aperto a tutti, mentre nel pomeriggio durante un grande evento aperto al pubblico, si svolgeva la torchiatura delle uve appassite di vespaiola e la cerimonia di investitura dei nuovi confratelli della Magnifica Fraglia del Torcolato.

uve in appassimento

Quest’anno si sono fatte le cose in grande, per la stampa è infatti stato organizzato un press tour che ci ha portato, a scoprire le cantine del territorio; numerose poi le degustazioni, di vini a base vespaiola ma anche di altri vitigni qui coltivati, ciliegina sulla torta è stata poi la degustazione di vini da vitigni bordolesi della Doc Breganze confrontati con quelli prodotti da alcuni famosi Cru di Bordeaux. Ne scriveremo prossimamente.

Ora vogliamo iniziare la nostra serie di degustazioni da quella più classica, ovvero da quella dei Torcolato, che si è tenuta presso la cantina Maculan nella mattinata di sabato 20 gennaio.Del Torcolato abbiamo più volte scritto, è un vino prodotto dalle uve appassite di vespaiola e si può presentare con stili assai differenti: se affinato in acciaio emergono le note di frutta sciroppata, miele, canditi, se invece si utilizzano botti o, più spesso barriques, assume un’impronta più ossidativa ed a volte una maggiore complessità.

Nella nostra degustazione, che comprendeva undici vini, entrambi questi stili erano presenti.

I vini degustati:

Iniziamo con un piccolo appunto all’organizzazione: solitamente le sale di degustazione sono ambienti piuttosto silenziosi, dove i degustatori possono assaggiare i vini in tutta tranquillità e concentrazione (si tratta pur sempre di esprimere valutazioni su vini nei quali sono state poste le massime attenzioni da parte dei produttori) senza essere minimamente disturbati da fattori esterni; in questa pur bella e luminosa sala non è che ci fosse stato un grande silenzio. I vini di annate diverse sono stati degustati a bottiglie scoperte, non esprimiamo quindi valutazioni numeriche ma elenchiamo unicamente i prodotti secondo il nostro ordine di gradimento. Se non altrimenti specificato le uve utilizzate sono vespaiola in purezza.


Col Dovigo S.S.: Torcolato di Breganze Doc 2015

Le uve provengono da vigneti in proprietà situati sulle colline breganzesi.
La vendemmia è stata effettura a fine agosto e l’appassimento –in cassette- si è protratto sino a gennaio.La fermentazione lenta è durata novanta giorni, quindi il vino è maturato per due anni in barriques francesi, ulteriore sosta di cinque mesi in bottiglia prima della commercializzazione.
Oro luminoso, brillante. Pulito al naso, mediamente intenso, con sentori di miele e canditi.
Fresco alla bocca, fruttato (pesca sciroppata, albicocche in confettura, accenni di datteri e fichi secchi), con note di miele, la dolcezza non è mai stucchevole mentre la persistenza è lunga.

Vignaioli Contrà Soarda di Mirco Gottardi: “Sarson” Torcolato Riserva 2013

I vigneti si trovano sulle colline di Bassano del Grappa, ad altitudini tra i 150 ed i 300 metri, i suoli sono di natura vulcanica, ricchi di minerali. La vendemmia è stata effettuata in settembre e l’appassimento si protrae per sei mesi. La resa dell’uva fresca in mosto è del 20%, la fermentazione alcolica avviene in barriques, dove i vino s’affina sulle fecce nobili per due anni prima d’essere imbottigliato senza filtrazioni. 
Ambrato, intenso e luminoso.Intenso al naso, con accenni evolutivi e sentori di macchia mediterranea e rosmarino. Strutturato, con leggere e piacevoli note ossidative, si colgono erbe officinali, con nuovamente il rosmarino in primo piano, dolce ma supportato da una bella vena acida, son sentori di fichi secchi, leggermente bruciante, lunga la persistenza. Assai diverso dagli altri.

Miotti Firmino Az. Agr.: Breganze Doc Torcolato 2010 

Le uve provengono dal Colle Santa Lucia, situato a Breganze, i suoli sono di natura vulcanica. Vendemmia a settembre ed appassimento in fruttaio. Fermentazione ed affinamento avvengono in acciaio. 
Color ambrato di buona intensità. Buona l’intensità olfattiva, con leggeri accenni evolutivi, si colgono erbe officinali, frutta secca e datteri. Intenso alla bocca, con dolcezza pronunciata ma ben bilanciata dalla vena acida, vi troviamo albicocca sciroppata e datteri, leggeri accenni brucianti, buona la persistenza. 

Maculan Soc. Agr.: Torcolato Breganze Doc 2012 

Uve provenienti dalla zona Doc Breganze, suoli vuocanico-tufacei. Vendemmia a metà settembre, appassimento in fruttaio. Fermentazione in acciaio ed affinamento per un anno in barriques per un terzo nuove. 
Color oro antico, luminoso. Mediamente intenso al naso, accenni vanigliati, leggere note affumicate. Buona la struttura, bella freschezza, dolcezza in equilibrio con l’acidità, leggeri accenni un poco brucianti, buona la persistenza. 

Azienda Agricola Ca’ Biasi di Dalla Valle Innocente: Breganze Doc Torcolato 2013  

Le uve provengono dalla località Le Fratte, sulle colline di Breganze, i suoli sono di natura vulcanica con prevalenza di calcare e basalti, l’esposizione dei vigneti è sud-est. La vendemmia è stata effettuata il 13 settembre, le uve sono stata appassite sino al mese di gennaio. La maturazione del vino è avvenuta parzialmente in rovere e le bottiglie prodotte sono state 1.798. 
Oro luminoso, il colore di questo vino. Mediamente intenso al naso, presenta sentori di fichi secchi, datteri e confettura d’albicocche. Fresco alla bocca, con una dolcezza ben equilibrata dalla vena acida, si colgono sentori di miele e di pesca ed albicocca sciroppata. Buona la sua persistenza. 

Vitacchio Emilio: Torcolato Breganze Doc 2014 

I vigneti sono situati in località Costa di Breganze, a 200 metri d’altitudine su suoli vulcanici con esposizione sud. La vendemmia è stata effettuata nella terza decade di settembre e la pressatura in febbraio. La fermentazione prosegue per alcuni mesi, quindi il vino riposa in vasche d’acciaio per almeno tre anni. 
Color oro antico. Un poco chiuso all’inizio, diventa via via più intenso aprendosi su sentori di fichi secchi, datteri ed erbe officinali. Di buona struttura, molto dolce ma con spiccata vena acida, fichi secchi ed albicocche sciroppate le prime sensazioni, buona la persistenza che sfuma su sentori d’agrumi canditi. 


Villa Angarano: “San Biagio” Breganze Torcolato Riserva Doc 2014 

Vigneti situati a Bassano del Grappa, a 118 metri d’altitudine, con esposizione nord-sud, su suoli calcarei franco-argillosi. Vendemmia a metà settembre e torchiatura in febbraio, con resa del 25%. Lunga e lenta fermentazione in barriques, dove il vino s’affina per ventiquattro mesi. 
Color ambrato, luminoso e brillante.Buona l’intensità olfattiva, si colgono erbe officinali e miele di castagno.Di buona struttura e bella vena acida, dolce-non dolce, ritroviamo i sentori di miele di castagno e d’erbe officinali, oltre che di datteri, lunga la persistenza su note piacevolmente amaricanti. 

Le Colline di Vitacchio: Giampietro 2015 

La zona di produzione delle uve è situata in Via Brogliati Contro, sulle colline a nord di Breganze, i suoli sono tufacei, di natura vulcanica. E’ l’unico vino prodotto non da vespaiola in purezza, le altre uve utilizzate sono 10% sampagna (nome locale della marzemina bianca) e 5% tai. La vendemmia è stata effettuata nella terza decade di settembre, e l’appassimento in fruttaio. La maturazione avviene in serbatoi d’acciaio per un periodo di due anni. Le bottiglie prodotte annualmente sono circa mille. 
Dorato intenso e luminoso. Media l’intensità olfattiva, non molto ampio, accenni di caramella al rabarbaro e d’erbe officinali. Di buona struttura, si percepisce il miele di castagno ed i sentori d’erbe officinali. Buona la persistenza. 

Cantina Beato Bartolomeo da Breganze: Torcolato Breganze Doc 2013 

Le uve provengono dalle colline di Breganze, l’appassimento prosegue sino al mese di gennaio , la resa in mosto, da uva fresca, è del 25%. La fermentazione avviene in acciaio, quindi il vino s’affina per diciotto mesi parte in botti da venti ettolitri e parte in barriques, segue un’ulteriore sosta in bottiglia di almeno sei mesi. 
Color oro, intenso e luminoso. Molto buona l’intensità olfattiva, il vino presenta sentori di caramella al rabarbaro ed erbe officinali (timo ed origano). Alla bocca si colgono note ossidative, frutta secca, erbe officinali ed accenni di legno. 

Le Vigne di Roberto: Torcolato Breganze Doc 2012 (prima annata di produzione) 

Vigneti situati a Fara Vicentino e Breganze, messi a dimora nel 2009, suoli di origine vulcanica. Vendemmia a metà settembre ed appassimento sino a gennaio. Maturazione in acciaio inox.
Color oro luminoso. Mediamente intenso al naso, un poco chiuso all’inizio, s’apre su accenni d’erbe officinali. Di media struttura e dolcezza contenuta, sentori di caramella al rabarbaro.

IoMazzuccato: Torcolato Breganze Doc 2014 

Uva provenienti dalla zona di Breganze, vendemmiate in settembre e pigiate in gennaio. La maturazione avviene per un anno in acciaio ed un ulteriore anno in barriques. La produzione è di circa 4.000 bottiglie/anno.
Color oro, intenso e luminoso. Discreta l’intensità olfattiva, presenta sentori di tabacco, frutta secca, note tostate, legno percepibile ed accenni sulfurei. Alla bocca si colgono note tostate/affumicate e sentori di caramella al rabarbaro, buona la vena acida, chiude un poco amarognolo.

Aglianico a Roma, il 17 e 18 febbraio al Radisson Blu Hotel di Roma


Per la prima volta a Roma, all’interno delle sale del Radisson Blu Hotel di Roma, attraverso banchi di assaggio e seminari tematici, operatori e appassionati di tutto il mondo potranno scoprire e degustare una delle eccellenze vinicole italiane: l’Aglianico.
Le origini dell’Aglianico sono antichissime, sembra infatti che sia stato introdotto in Italia dai Greci intorno al VII secolo a.C. Non ci sono certezze sulle origini del nome, che potrebbero risalire all'antica città di Elea (Eleanico), sulla costa tirrenica della Campania, o essere più semplicemente una storpiatura della parola Ellenico. Testimonianze storico-letterarie sulla presenza di questo vitigno si trovano in Orazio, che cantò le qualità della sua terra natia Venosa e del suo ottimo vino. Secondo altri, il nome (Elleanico o Ellenico) divenne Aglianico durante la dominazione aragonese nel corso del XV secolo, a causa della doppia “L” pronunciata “gli” nell’uso fonetico spagnolo. 

Il vitigno a bacca rossa Aglianico da sempre produce alcuni tra i migliori vini rossi del sud Italia dove ha trovato i migliori terroir in cui esprimersi, e in modo particolare in Campania dove si producono due DOGG (Taurasi e Aglianico del Taburno) e in Basilicata, sui terreni vulcanici del monte Vulture, dove viene prodotto l’Aglianico del Vulture DOCG.

Sabato 17 febbraio, dalle 14 alle 19, e domenica 18 febbraio 2018, dalle 12 alle 19, la manifestazione “Aglianico a Roma” permetterà a tutti di degustare oltre 100 vini presentati da 38 aziende provenienti dai più vocati territori d’elezione come Terra di Lavoro, Taurasi, Taburno, Cilento, Vulture anche se non mancheranno sorprese da altri terroir meno conosciuti.

Due i seminari in programma sabato 17 mentre domenica 18, oltre ad una imperdibile verticale di Taurasi, avremo l’onore di ospitare la presentazione dell’ultimo libro di Luigi Moio (professore ordinario di Enologia all'Università degli Studi di Napoli Federico II).

Programma  sabato 17 febbraio

Ore 14.00 - Apertura banchi di assaggio

Ore 14.30 - Seminario a cura di Luciano Pignataro e Marco Cum: “Le regioni dell’Aglianico – doppia orizzontale 2011/2013” con Fortunato Sebastiano (enologo) e Gennaro Reale (VignaViva Agroenologia). In degustazione alcune tra le zone di maggior diffusione dell'aglianico, lette attraverso i vini prodotti in due annate molto diverse tra loro dal punto di vista climatico. Saranno presenti i vini di: Mustilli per il Sannio, Villa Raiano e Tenuta Cavalier Pepe per l'Irpinia, Casa di Baal per le colline salernitane, Musto Carmelitano e Tenuta I Gelsi per il Vulture. Prenotazione Obbligatoria.

Ore 17:00 – Seminario a cura di Luciano Pignataro e Andrea Petrini: Verticale storica Aglianico del Taburno “Vigna Cataratte” Azienda Agricola Fontanavecchia”. Annate in degustazione: 1997 – 1999 – 2000 – 2001 – 2005 – 2006 – 2008 – 2009. Prenotazione obbligatoria.

Ore 19:00 – Chiusura banchi di assaggio

Programma  domenica 18 febbraio

Ore 12.00 - Apertura banchi di assaggio
Ore 12.30 – Luigi Moio presenta “Il Respiro del Vino” (Mondadori). Colloquio con Luciano Pignataro.  Entrata gratuita.

Ore 16:00 – Seminario a cura di Luciano Pignataro e Marco Cum: Verticale storica Taurasi “Contrade di Taurasi” con la partecipazione di Sandro Lonardo. Annate in degustazione: Taurasi 1999 – Taurasi 2001 – Taurasi 2004 – Taurasi 2010 – Taurasi “Vigne d’Alto 2011- Taurasi “Coste” 2011. Prenotazione obbligatoria.

Ore 19:00 – Chiusura banchi di assaggio

Aziende presenti alla manifestazione (lista provvisoria)

Antico Castello
Cantina Il Passo
Cantine del Notaio
Cantine Re Manfredi
Cantine di Venosa
Cantine Strapellum
Casa di Baal
Contrade di Taurasi
Donnachiara
Fattoria Albamarina
Feudi di San Gregorio
Fontanavecchia
Francesco Radino
Generazione Vulture
Elena Fucci
Basilisco
Bisceglia Winery
Carbone vini
Grifalco
Musto Carmelitano
Il Cancelliere
La Cantina di Enza
La Guardiense
Macchie Santa Maria
Michele Laluce
Mier Vini
Mila Vuolo
Montesole
Nifo Sarrapocchiello
Paternoster
Rossovermiglio
San Salvatore 1988
Tenuta Cavalier Pepe
Tenuta I Gelsi
Tenuta Scuotto
Tormaresca
Villa Matilde
Villa Raiano
Viticoltori De Conciliis

Ospiti food: Azienda Agricola "Il Poggio del Picchio" - Produzione e Vendita di Marmellate e Confetture Artigianali senza addensanti, coloranti e conservanti.

Modalità di acquisto dei biglietti di entrata
Ingresso alla manifestazione (non occorre prenotazione): costo 20€  
Convenzioni
Sommelier: 15€ (previa dimostrazione con tesserino valido anno corrente)
Soci Riserva Grande 15€


Acquisto Seminari (iscrizione obbligatoria: eventi@riservagrande.com)

Seminario “Le regioni dell’Aglianico”: 40€
Seminario “Verticale storica Aglianico del Taburno “Vigna Cataratte” Azienda Agricola Fontanavecchia: 40€
Seminario “Verticale storica Taurasi Contrade di Taurasi”: 40€
Acquisto due seminari: 70€
Acquisto tre seminari: 90€

Con l’iscrizione ad almeno un seminario si ha diritto all’entrata gratuita ai banchi di assaggio

  
“Aglianico a Roma”

Sabato 17 e Domenica 18 febbraio 2018 - ore 12.00 – 19.00
Radisson Blu Hotel, Via Filippo Turati 181 - Roma
Info e accrediti operatori: eventi@riservagrande.com
Prevendita biglietti su www.aglianicoaroma.com

Arrivano i Supertannini contro le sofisticazioni del vino


Arrivano i supertannini, un'arma in più nella lotta contro le sofisticazioni nel settore enologico.


La scoperta si deve ad un gruppo di ricerca guidato da Emanuele Boselli, professore della Facoltà di Scienze e Tecnologie della Libera Università di Bolzano, che ha fatto luce sulla struttura di alcuni composti antiossidanti naturali del vino. Si tratta di polifenoli ad anello più grossi rispetto a quelli conosciuti finora dagli enologi e il loro valore consiste nell'essere marcatori dell'autenticità di un vino. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica statunitense 'Journal of the American Society for Mass Spectrometry', ha identificato le proantocianidine cicliche a sei termini, una procedura analitica finora applicata quasi esclusivamente allo studio delle proteine. Due anni fa, ricercatori dell'Università di Bordeaux avevano ipotizzato la presenza nel vino di una nuova classe di sostanze simili ai tannini ma dall'inaspettata forma ad anello. ''I nostri calcoli teorici, tuttavia, portavano a supporre l'esistenza di altre strutture simili - spiega Boselli - quindi, nel corso di ulteriori esperimenti, non solo abbiamo confermato i risultati dei colleghi francesi usando una tecnica alternativa, ma abbiamo anche individuato la presenza di quei Supertannini di struttura ancora più complessa che avevamo previsto''.

Lo studio degli enologi bolzanini è appena all'inizio e necessita di molti approfondimenti ma ulteriori esperimenti mostrano che tutti i supertannini sono promettenti marcatori di autenticità dei vini a livello globale e non solo dei vini dell'Alto Adige finora esaminati. 

Fonte: ANSA

Contucci - Rosso di Montepulciano DOC 2015 è il Vino della settimana di Garantito IGP

Di Stefano Tesi

Vai alla cena per la giuria del premio Gambelli 2018 (premiazione 15/2 all'anteprima del Nobile) e a tavola ti imbatti quasi per caso in questo pulito, fresco e fruttato Sangiovese (anzi, Prugnolo Gentile) con un po' di Canaiolo, dal suadente profumo di ciliegia e una bella bocca asciutta, lunga e godibile. Giulio ci fa godere anche senza volerlo...


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Dievole ovvero come un'azienda del Chianti Classico possa produrre anche un ottimo extravergine 100% italiano

Di Stefano Tesi

Quello dell’extravergine, in Italia, è un argomento delicatissimo: quando se ne parla, spesso corrono lunghi brividi. Brividi che si moltiplicano quando si discetta di classificazioni e di tipologie. Ad esempio di “100% italiano”, ovvero qualcosa che, organoletticamente, alla prova dei fatti può significare tutto e il contrario di tutto. Se poi l’olio in questione viene proposto da una prestigiosa azienda vitiolivicola chiantigiana, che potrebbe pavoneggiarsi sul mercato con il vendibilissimo marchio della Dop Chianti Classico, le antenne si drizzano e il giornalista non può fare a meno di farsi qualche domanda.


Quando, infatti, mi hanno invitato a Dievole ad assaggiare una selezione dei loro extravergine 2017, incluso un “100% italiano”, di domande me ne feci parecchie. E poi ne ho fatte a loro.

Perché se era quanto meno singolare che una fattoria di quell’importanza mettesse in catalogo un prodotto di quel tipo, risultava ancora più singolare che, all’assaggio, esso risultasse pienamente convincente.
A prescindere dal colore (di un bel verde invitante che però nulla, come in tutti gli olii, significa in termini di qualità), esso rivelò subito al naso un frutto giustamente maturo, equilibratissimo, e una grande fragranza, con note progressive prima di erba fresca e poi di radicchio verde tagliato, senza code né sentori ambigui. Anche in bocca apparve ricco e godibile, con un bell’amaro lungo ma niente affatto aggressivo, che poi sfumava piano piano in un piccante vivace, dando vita a una serie di gradevoli ritorni oronasali.


Per tali sue non comuni caratteristiche questo Dievole 100% Italiano mi sembrò e mi sembra ancora un olio molto duttile, perfetto sulle insalate ma anche a crudo nelle zuppe e capace perfino di non “uccidere” il pesce, nonostante un gusto senza dubbio corposo.
Insomma ce n’era abbastanza per approfondire l’argomento con una bella chiacchierata con Matteo Giusti, responsabile dell’azienda per il settore olio. Che mi ha risposto così.

Come può saltare in mente, a un’azienda del Chianti Classico, di produrre olii che non siano espressione della sola dop territoriale?

Il progetto degli oli 100% italiano nasce nel 2014 in un contesto “drammatico” per l’olivicoltura toscana, caratterizzato da un attacco di mosca imponente che ci costrinse a cercare materia prima di qualità al di fuori dei confini regionali. Fu in quell’anno che nacquero il Blend ed il Monocultivar Coratina 100% italiano. Eravamo, e siamo, l’unica azienda Toscana a produrre olio 100% Coratina dichiarandolo in etichetta. Nel 2015 poi nacque il Monocultivar Coratina.


Il progetto continuerà a durare nel tempo oppure è solo un'operazione una tantum legata alla ristrutturazione dei vostri oliveti chiantigiani e all'andamento critico di certe annate?

Proseguirà certamente!

Ci sono dunque dei riscontri commerciali solidi? Di che tipo e da quali aree più che altre?

Come detto prima, essendo un progetto con alle spalle oramai quattro campagne, i riscontri commerciali ci sono. Abbiamo i nostri oli in alcuni dei più importanti ristoranti di Siena e Firenze. Per quanto riguarda l’estero, dallo scorso anno abbiamo iniziato a muoverci in Messico, Canada, Germania e soprattutto Giappone, con quest’ultimo che assorbe quasi la totalità della nostra produzione di Nocellara.

Tecnicamente parlando, le olive che utilizzate per la frangitura del 100% italiano sono prodotte da terzi secondo un vostro contratto di coltivazione o vengono semplicemente acquistate da produttori di fiducia?

Incontriamo personalmente i produttori e li selezioniamo secondo un nostro disciplinare interno basato su vari parametri: una capacità di conferimento non inferiore ai 100 quintali al giorno (o, in alternativa, si accorpano più produttori della stessa area, ndr), la loro capacità di raccolta per singole varietà, le tecniche di coltivazione e la disponibilità a raccogliere secondo i nostri tempi e indicazioni, il rispetto dei tempi di carenza. Inoltre in alcuni casi stiamo cercando di stipulare accordi pluriennali che però, pur essendo pratica consolidata per altre colture arboree come le albicocche o le susine, trovano molte molte difficoltà nel settore olivicolo, perché il prodotto è legato enormemente alle logiche delle rese.

Acquistate solo olive da frangere o anche olio?

Per adesso non abbiamo acquistato mai olio, ma se dovesse essere necessario lo faremo, sempre mantenendo il nostro standard per oli extravergini. E per extravergini, lo sottolineo, intendiamo anche dal punto di vista sensoriale, cosa non scontata se si vogliono rispettare anche i budget

Per il blend 100% italiano quali varietà utilizzate?

Coratina, Nocellara, Carolea, Peranzana e Ogliarola.

Prodotte dove?

Valle del Belice in Sicilia, Canosa di Puglia, Giovinazzo e Cerignola in Puglia, Tursi e Pisticci in Basilicata.

In quali quantità?

Nella tipologia 100% italiano circa 85.000 litri, suddivisi in Nocellara, Blend e Coratina

E per la frangitura?

Le nostre olive possono essere lavorate a Pianella (SI) o a Giovinazzo (BA), in due frantoi di identica marca (Mori TEM) e tecnologia. La decisione di operare nell’uno o nell’altra sede è regolata in base sia alle aree di approvvigionamento delle olive che dalla disponibilità in termini di quantità orarie elaborabili. Si tratta di impianti continui composti da un frangitore a coltelli o mezzi coltelli, uno scambiatore di calore in grado di operare in un range di temperatura compreso tra i -10° ed i 45°C, gramole verticali, decanter da 7,5, 10 e 15 quintali/ora, a due fasi. Ogni olio che esce viene immediatamente filtrato e stoccato sotto gas inerte tra i °15 e i 22°C. Ogni lavorazione è monitorata costantemente dal punto di vista delle temperature, dei tempi e dell’impatto ossidativo. Non esistono ricette preconfigurate, ma la conditio sin equa non è la conoscenza approfondita della materia prima. Per fare un esempio, un’oliva Nocellara non potrà essere elaborata con le stesse impostazione di una Coratina o di una Carolea; come del resto anche olive della stessa cultivar non verranno mai frante allo stesso modo se hanno diverso grado di maturazione, stato sanitario o semplicemente se le condizioni ambientale al momento dell’estrazione risultano essere diverse.


Immagino che le difficoltà di approvvigionamento del prodotto, o contrattuali, o ambientali non manchino, però.

Nel mondo dell’agroalimentare una delle difficoltà maggiori è proprio l’approvvigionamento della materia prima. Le logiche produttive ogni anno devono cercare di trovare una giusta coesistenza con quanto la natura “ha dato”. La difficoltà principale legata all’annata 2017 è stata senza dubbio la scarsità idrica, che ha avuto inizio in primavera e che è perdurata per tutto il periodo estivo tanto qui in Toscana quanto nel sud Italia. In concomitanza di ciò i produttori del sud, e in particolare in Puglia, hanno cercato di attendere il più possibile prima di raccogliere sperando nelle piogge, che effettivamente sono arrivate, in modo tale da raggiungere profitti maggiori. Questo ci ha creato qualche preoccupazione, in quanto al contrario della coratina, ci sono cultivar come la carolea o la nocellara che, per ottenere oli freschi e profumati, debbono per forza di cosa essere frante precocemente. Siamo comunque riusciti a raggiungere i nostri obiettivi grazie alla rete di fornitori creata nei mesi precedenti e grazie anche a contratti stipulati durante i mesi estivi.

Avete effettuato indagini di mercato per individuare le caratteristiche di prodotto più gradite al vostro target commerciale?

I nostri tre oli 100% italiani ricoprono tutto quello che può essere definito il range di intensità. Andiamo da un olio Nocellara più “leggero” e delicato, passando da un medio nel caso del Blend, per finire su di un intenso olio Coratina. In Toscana mediamente il consumatore cerca un prodotto “forte” che per certi versi sia paragonabile al “nostro” olio, mentre nei paesi del nord Europa preferiscono mediamente oli più delicati come il blend o la Nocellara. Essendoci affacciati nel mondo oleario da non molto tempo, il nostro lavoro principale è stato quello di confrontare i nostri prodotti con quelli già presenti sia in GDO che nei canali Horeca o al dettaglio. I nostri mercati di riferimento sono la Toscana per il settore Horeca, il centro-nord Italia per la GDO, oltre a Germania, USA e Giappone.