La Sicilia premiata dalla guida Slow Wine 2018

Sono talmente tanti i temi di rilievo riguardanti la vitivinicoltura siciliana che quasi non sappiamo da dove iniziare. Potremmo dirvi (con nostro rammarico lo avevamo previsto) delle lamentele mosse da numerosi produttori alla decisione di riservare la possibilità di usare in etichetta i nomi Grillo e Nero d’Avola solo ai vini che ricadono sotto la Doc Sicilia; potemmo dirvi che la stessa Doc oggi si attesta intorno al 50% della produzione a denominazione d’origine regionale (8.982 ettari su 15.218), e che vale più o meno 30 milioni di euro.
Potremmo sottolineare il fatto che la Doc Etna negli ultimi 5 anni ha raddoppiato gli ettolitri, moltiplicato per una volta e mezzo gli ettari vitati, e oggi è la prima per valore della produzione; potremmo ricordare che la Sicilia è la regione con la maggiore superficie vitata in conduzione biologica sia per ettari (32.000) che per quota sul totale vitato (30%), a fronte di una media nazionale del 9%; potremmo sottolineare che resta una regione di vini bianchi, quasi al 60%; potremmo riportare i dati Istat che evidenziano come la provincia di Trapani e quella di Agrigento siano le due provincie con la maggiore superficie vitata.
Al di là delle polemiche e dei freddi numeri, vogliamo però sottolineare come con i vini del 2016 si chiuda un triennio di ottime annate. Mentre scriviamo, infatti, si sta consumando, in gran parte della Sicilia, una delle vendemmie più anticipate e frenetiche che ricordiamo, nel tentativo di rimediare al non favorevole andamento climatico del 2017, con siccità e temperature medie tra le più alte registrate nella storia recente: speriamo che tali condizioni non abbiano compromesso irrimediabilmente i vini.
Tornando all’annata 2016, segnaliamo come l’andamento climatico equilibrato abbia favorito un buon sviluppo fenolico: le degustazioni hanno raccontato le differenze peculiari tra le varie zone che, grazie alla conformazione geologica e all’evoluzione microclimatica hanno messo in risalto, se ce ne fosse ancora bisogno, la particolarità della produzione vinicola dell’isola, di cui leggerete nelle pagine seguenti.
Siamo sempre più convinti dell’unicità della Sicilia: infatti preferiremmo non dover fare paragoni con altre regioni italiane del vino. Nell’antologia di scritti di Mario Soldati – intitolata “Da leccarsi i baffi” – la parte dedicata a questa regione riporta i versi pronunciati dal Duca di Càrcaci, in cui viene descritta come un brillante gettato in mare dal Padre Eterno per fare un regalo al mondo: ecco, evitiamo di renderlo opaco con iniziative scriteriate, questo brillante.

E ora i “brillanti” riconoscimenti di questa edizione di Slow Wine:

VINO SLOW
Carjcanti 2014, Gulfi
Etna Bianco Sup. Aurora 2016, I VignerI
Etna Rosso 2015, Masseria Setteporte
Etna Rosso Allegracore 2015, Fattorie Romeo del Castello
Etna Rosso Arcuria 2015, Graci
Etna Rosso Calderara Sottana 2015, Tenuta delle Terre Nere
Grappoli del Grillo 2015, Marco De Bartoli
Grillo 2015, Barraco
Malvasia delle Lipari 2015, Tenuta di Castellaro
Menfi Arèmi 2015, Cantine Barbera
Munjebel FM 2015, Frank Cornelissen
Passito di Pantelleria Ben Ryè 2015, Donnafugata
Saharay 2016, Porta del Vento
Siccagno 2014, Arianna Occhipinti
Sicilia Catarratto del Masso 2016, Feudo Montoni
Sicilia Miano 2016, Castellucci Miano
Suber 2015, Gianfranco Daino
Vinujancu 2014, I Custodi delle Vigne dell´Etna

GRANDE VINO
Contrada G 2015, Passopisciaro
Etna Bianco A´Puddara 2015, Tenuta di Fessina
Etna Bianco Sup. Pietramarina 2013, Benanti
Marsala Sup. Semisecco Ambra Aegusa Ris. 1989, Florio
Passito di Pantelleria Karuscia 2011, Minardi
Sicilia Nocera 2015, Planeta
Sicilia Perricone Guarnaccio 2015, Tasca d´Almerita

VINO QUOTIDIANO
Alcamo Cl. Vigna Casalj 2016, Tenute Rapitalà
Cerasuolo di Vittoria Cl. Contessa Costanza 2014, Poggio di Bortolone
Eloro 2014, Curto
Falco Peregrino 2015, Bosco Falconeria
Fontana dei Grilli 2015, Funaro
Perricone Berlinghieri 2015, Di Legami
Sicilia Catarratto Lu Bancu 2016, Feudo Disisa
Sicilia Centuno 2014, CVA Canicattì
Sicilia Grillo sulle Bucce 2016, Valdibella
Sicilia Nero d´Avola 2015, Musita
Terre Rosse di Giabbascio Catarratto 2016, Centopassi

G.D.Vajra- Barbera d’Alba Superiore 2013 è il Vino della settimana di Garantito IGP

Di Roberto Giuliani

Arriva dal Bricco delle Viole e dal Bricco Bertone, questa Barbera macerata 35 giorni e maturata 2 anni in rovere di Slavonia da 25Hl: colore rubino violaceo e bouquet intrigante di ciliegia nera, amarena, bacche di ginepro, incenso, muschio. Bocca freschissima, avvolgente, succosa, in grande armonia.


Il Souvignier Gris di Thomas Niedermayr

Di Roberto Giuliani

Ci sarebbe molto da raccontare su Thomas Niedermayr e il suo Maso Gandberg, cercherò di mettere a fuoco i punti fondamentali del suo percorso. Terzo di sei figli, Thomas cresce in un ambiente dove il vino si respira, anche se lui a soli 7 anni non ha la più pallida idea di cosa fare della sua vita futura; i suoi studi si orientano nel campo della falegnameria, si diploma e inizia a lavorare nel settore, ma bastano pochi anni per fargli capire che avere in casa l'opportunità di approfondire la conoscenza del vino è un'occasione da non perdere.



Così decide di frequentare la scuola agraria di Leimburg, poi i corsi di potatura di Simonit & Sirch, con i quali intraprende un percorso lavorativo di consulenza in numerose aziende. Dal 2013 raccoglie il testimone del padre e inizia a dirigere la cantina di famiglia, tre ettari di proprietà di cui due a vigneto e uno a meleto. Sin dal 1991 l'azienda ha gestito vigna e cantina in biologico, tanto da decidere di aderire a Bioland Südtirol, ovvero la filiale altoatesina dell'omonima associazione tedesca, che ha un disciplinare di produzione molto rigido che prevede di mantenere anche l'equilibrio della vita naturale del suolo.

Thomas Niedermayr - Credit: Italia a tavola

E qui entriamo nel vivo della storia, infatti nelle vigne della cantina di Appiano dimorano varietà particolari come Bronner, Cabernet Cantor, Cabernet Cortis, Solaris e Souvignier Gris, le cosiddette uve PIWI, dal tedesco pilzwiderstandfähig, che identifica quei vitigni capaci di resistere agli attacchi fungini, come oidio e peronospora. Sono varietà ottenute dall'incrocio fra specie europee e americane, ideate in collaborazione con l'Istituto Statale di Friburgo, che consentono di ridurre al massimo l'impatto ambientale, operando senza utilizzo di fitofarmaci e fertilizzanti chimico-sintetici.
È stato il padre di Thomas ad iniziare questo percorso, che il figlio ha abbracciato in pieno e con convinzione, anche perché i vantaggi di questa scelta non hanno tardato a rivelarsi. Le forti pendenze degli appezzamenti impongono di lavorare rigorosamente a mano, il numero di trattamenti di queste varietà si riduce ad un massimo di tre all'anno (con il rame), contro i 10-15 delle varietà tipiche dell'Alto Adige.

Il primo impianto fu fatto nel 1999 con il vitigno a bacca bianca Solaris, dopo molte sperimentazioni si sono progressivamente aggiunte le altre varietà. La produzione totale di vino si attesta attorno alle 15 mila bottiglie, con l'obiettivo di raddoppiarle nei prossimi anni. In cantina si fanno fermentazioni spontanee, senza controllo della temperatura e con pochi solfiti. Tutti i vini maturano a contatto con le fecce fini e con i lieviti indigeni. Nessuna chiarifica, pochissima solforosa, per i vini che fanno passaggio in legno si usano tonneaux usati.


Il T.N. 06 Piwi Weiss 2014 è ottenuto da souvignier gris vinificato in acciaio e maturato in legno per ben 20 mesi. Ha colore oro chiaro lucente, profuma di pompelmo, mandorla, ginestra; al gusto è intenso, fresco, ampiamente minerale e sapido, avvolgente, bellissimo nel suo percorso retrolfattivo dove si arricchisce di sfumature di spezie dolci. Da non perdere!


La Sardegna premiata dalla guida Slow Wine 2018

La Sardegna è una delle regioni italiane che può vantare la maggiore biodiversità. È poco abitata e ha ambienti naturali molto differenti tra loro, con centinaia di chilometri di coste ma anche montagne, zone molto aride e boschi. Tale conformazione si rispecchia in un panorama vitivinicolo in cui non c’è un solo centro di produzione: la vite è diffusa in tutte le aree, con una certa predilezione per le coste (che sono anche più abitate), da nord a sud, da est a ovest. Ciò si comprende facilmente dando un’occhiata alla mappa pubblicata sulle pagine di Slow Wine 2018, dove indichiamo con un puntino più scuro le città con almeno una cantina recensita. Ebbene, si tratta di una distribuzione diffusa, certamente differente rispetto ad altre regioni italiane: si pensi al Piemonte, dove il sud la fa da padrone, o alla Basilicata e alla Lombardia, tanto per fare qualche esempio.


Dalle nostre degustazioni emerge una realtà che, dal punto di vista qualitativo, non è più di totale diarchia, con vermentino e cannonau a farla da padroni incontrastati. Dobbiamo aggiungere il carignano, che può contare sulla presenza di almeno sette o otto cantine che ne realizzano versioni di valore assoluto. Di certo il vermentino, nel nord della Sardegna, ci regala alcuni dei bianchi di maggior fascino e piacevolezza d’Italia, complice anche l’annata 2016, che ci ha donato vini armonici, bilanciati perfettamente tra alcol, acidità e sapidità. La matrice dei suoli gioca ogni anno un ruolo fondamentale nell’esaltare i Vermentino del nord, di cui vi consegniamo una lista di riconoscimenti particolarmente nutrita e speriamo interessante. Quest’anno ci ha un po’ deluso, rispetto al solito, il cannonau, con talune aziende che non hanno completato ancora a dovere il percorso di scelta dei legni giusti per l’affinamento, tanto che le note di vaniglia, cacao o caffè si sono trovate troppo spesso per i nostri gusti. Naturalmente qualche magnifico rosso da uve cannonau è stato segnalato, ma ci piacerebbe che questa varietà fosse il meno possibile manipolata e affinata con un accorto uso dei recipienti. E poi c’è il carignano, altro vitigno a bacca rossa che ha trovato in Sardegna il suo habitat naturale, donandoci diverse bottiglie da applausi. Andrebbe fatto un lavoro di promozione e marketing ancora superiore, perché il territorio del Sulcis esercita un fascino incredibile e potrebbe essere raccontato ancora meglio, soprattutto per salvare quella viticoltura a piede franco che è un vero patrimonio dell’umanità, con ceppi centenari e agricoltori che ormai sono anziani quasi quanto le viti stesse. Tra le note più meste quelle legate alla Vernaccia di Oristano e alla Malvasia di Bosa: due tipologie in via di estinzione in un silenzio che ci pare assordante. Peccato, noi le amiamo tantissimo: speriamo in un miracolo, ma ormai crederci diventa ogni giorno più difficile.

VINO SLOW
Cannonau di Sardegna Mamuthone 2015, Giuseppe Sedilesu
Carignano del Sulcis Is Arenas Ris. 2014, Sardus Pater
CRG 2015, Quartomoro di Sardegna
Vermentino di Gallura Sup. Karagnanj 2016, Orlando Tondini

GRANDE VINO
Carignano del Sulcis Sup. Terre Brune 2013, Cantina Santadi
Santigaìni 2012, Capichera
Vermentino di Gallura Sup. Sciala 2016, Vigne Surrau

VINO QUOTIDIANO
Vermentino di Gallura S´Eleme 2016, Cantina del Vermentino
Vermentino di Gallura Sup. Canayli 2016

Marche - Tre Bicchieri 2018 Gambero Rosso

Gli assaggi delle Marche hanno restituito ancora una volta un registro plurale di vitigni e territori su cui operano un pulviscolo di aziende. Un tessuto produttivo che sovente ha il taglio dell'impresa familiare e che non sconfina quasi mai nei grandi volumi. Se da un lato questa sfaccettatura ha tutto il fascino dei piccoli numeri, dall'altro tocca il nervo scoperto della ridotta visibilità e della conseguente minor valorizzazione delle uve. Molto lavoro è stato fatto dai due consorzi preposti ma occorre trovare una maggiore coesione tra le aziende e una sintesi più efficace dei tanti interessi - non solo economici - in ballo. Al di là di queste problematiche strutturali la qualità proposta è confortante, specie per il comparto dei vini bianchi.
I Castelli di Jesi e Matelica viaggiano con il solito passo spedito: i tanti attori protagonisti, una molteplicità di stili e una proposta qualitativa costantemente livellata verso l'alto, creano le condizioni per evitare situazioni cristallizzate, immutabili. In questo contesto salta agli occhi il nome della famiglia Vicari, citati per la prima volta tra i premiati così come non siamo stupiti che sia il cadetto di casa Bucci, il Verdicchio Classico, a sottrarre gli onori alla famosa Riserva Villa Bucci. Dopo la pausa di uno o più anni tornano con autorevolezza al massimo riconoscimento nomi di un certo blasone come Garofoli, Borgo Paglianetto e Leo Felici, mentre Roberto Venturi dimostra come la sua stella non fosse destinata a brillare per un singolo episodio. La stessa Umani Ronchi primeggia con un Verdicchio dopo l'exploit del Conero Riserva dello scorso anno. Pievalta, Poderi Mattioli, Marotti Campi, Belisario, Tenuta di Tavignano, La Monacesca, Fazi Battaglia e Bisci si confermano dando encomiabile costanza e personalità ai propri vini.
La situazione nel Piceno, l'altro grande polo produttivo regionale, è più articolata. Qui è il Pecorino a tener banco sulla scena bianchista. Nonostante la recente fondazione, Tenuta Spinelli passa oramai per una veterana grazie ai cinque Tre Bicchieri consecutivi. A essa si affiancano due debuttanti: la piccola realtà artigiana di Maria Letizia Allevi e la promettente Tenuta Santori, entrambe figlie del più autentico genius loci. Il montepulciano trova gloria sia quando è vinificato in purezza (come nell'Offida Rosso di Emanuele Dianetti) sia nei vini de Le Caniette e Velenosi, dove è proposto nel tradizionale blend con il sangiovese.
Altri distretti non riescono ancora a esprimersi ai vertici qualitativi ma diamo testimonianza del fatto che si sta lavorando alacremente sugli autoctoni. L'intento è creare un binomio inscindibile tra vitigno e territorio, unica risposta efficace alla globalizzazione imposta dalla straripante diffusione delle cultivar internazionali. Ma, si sa, per questo occorrono tempo, investimenti e un impegno costante.
I vini delle Marche premiati con Tre Bicchieri
Castelli di Jesi Verdicchio Cl. Lauro Ris. ’15 - Poderi Mattioli 
Castelli di Jesi Verdicchio Cl. Salmariano Ris. ’14 - Marotti Campi
Castelli di Jesi Verdicchio Cl. San Paolo Ris. ’15 - Pievalta
Castelli di Jesi Verdicchio Cl. San Sisto Ris. ’15 - Fazi Battaglia
Castelli di Jesi Verdicchio Cl. V. Il Cantico della Figura Ris. ’13 - Andrea Felici
Offida Pecorino ’16 Tenuta Santori Offida Pecorino Artemisia ’16 - Tenuta Spinelli
Offida Pecorino Mida ’16 - Maria Letizia Allevi
Offida Rosso Vignagiulia ’14 - Emanuele Dianetti
Piceno Sup. Morellone ’12 - Le Caniette
Rosso Piceno Sup. Roggio del Filare ’14 - Velenosi
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. ’16 - Bucci
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Insolito del Pozzo Buono ’15 - Vicari
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Misco ’16 - Tenuta di Tavignano
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Podium ’15 - Gioacchino Garofoli
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Qudì ’15 - Roberto Venturi
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. V. V. ’15 - Umani Ronchi
Verdicchio di Matelica Cambrugiano Ris. ’14 - Belisario
Verdicchio di Matelica Mirum Ris. ’15 - La Monacesca
Verdicchio di Matelica Petrara ’16 - Borgo Paglianetto
Verdicchio di Matelica Vign. Fogliano ’15 - Bisci

Puglia - Tutti i premi Slow Wine 2018

Mai come quest’anno, in Puglia, ci siamo ritrovati con degli assaggi di qualità media così elevata, prima in cantina insieme ai produttori, e poi nei panel delle degustazioni regionali e nazionali. Se rapportiamo quest’osservazione ai dati di un’annata molto difficile dal punto di vista climatico, la 2016, da cui arrivavano la maggior parte dei vini assaggiati, il risultato è ancora più significativo.
In vigna sempre più produttori scelgono pratiche agromomiche sostenibili – biologiche, biodinamiche, comunque non interventiste – e anche quelli che non se la sentono ancora di abbandonare l’agricoltura convenzionale hanno ridotto i trattamenti con i prodotti sistemici allo stretto necessario.
Tra le cose da sottolineare in questa edizione c’è la riprova che anche in una regione così assolata si riescono a produrre bianchi dal profilo interessante. Nonostante ciò la nota di merito spetta in prima istanza alla grande conferma dei rosati pugliesi: l’annata 2016 ha regalato vini  territoriali e di  personalità. Il Salento, con i suoi rosati da negroamaro, si erge fieramente a portabandiera di questa tipologia, ma ottime versioni arrivano anche dalla Daunia, dalle Murge e dalle terre del primitivo.
Salento e negroamaro vinificato in rosso stupiscono per l’elevata qualità media dei vini dell’annata 2015, figli di una chiara presa di coscienza dei produttori, che finalmente sembrano orientati a mettere in commercio prodotti meno appesantiti da eccessivi affinamenti in legno.
Stessa considerazione per il nero di Troia, che sembra giovare di vinificazioni e maturazioni più “leggere”. Acclarata l’inversione di tendenza che prima vedeva il Primitivo di Gioia del Colle più fresco e meno muscolare del Primitivo di Manduria, con quest’ultimo che oggi continua a dimostrare quanto faccia meglio un’attenta conduzione in vigna rispetto a un’uva eccessivamente ricca di zuccheri. Grande infine la prova dei vini dolci.
Chiudiamo con una riflessione: diventa sempre più evidente da parte dei produttori la volontà di rimescolare le carte delle denominazioni di origine, nella convinzione che la frammentazione delle tante Doc pugliesi sia una delle cause della difficoltà di penetrazione di questi vini nei mercati esteri. Non spetta sicuramente a noi indicare quale sia la strada giusta da percorrere, ma per una guida che è frutto della filosofia di salvaguardia della bodiversità portata avanti da Slow Food, è assolutamente doveroso far presente a chi quel rimaneggiamento delle Doc dovrà farlo che non è il caso di cancellare con un colpo di spugna alcune piccolissime e numericamente poco significative realtà vitivinicole del territorio. Si rischierebbe di vanificare il grande lavoro di salvaguardia e di custodia svolto da tanti vignaioli che negli anni hanno saputo conservare tradizioni e culture legate a vini come l’Ottavianello di Ostuni, il Gravina, il Cacc’e Mitte di Lucera, il Locorotondo, solo per citarne alcuni.

Di seguito le etichette pugliesi segnalate con un riconoscimento in Slow Wine 2018.

VINO SLOW
Brut Riserva Nobile 2013, d´Araprì
Cacc’e Mmitte di Lucera Agramante 2015, Paolo Petrilli
Copertino Eloquenzia 2013, Severino Garofano Vigneti e Cantine
Cosìsono 2014, Valentina Passalacqua
Es 2015, Gianfranco Fino
Gioia del Colle Primitivo 16 2014, Polvanera
Gioia del Colle Primitivo Baronaggio Ris. 2014, Donato Giuliani
Graticciaia 2013, Vallone
Nero di Troia 2013, Antica Enotria
Old Vines 2014, Morella
Primitivo di Manduria Dolce Naturale Passito 2013, Attanasio

GRANDE VINO
Cerasa 2016, Michele Calò & Figli
Dolce Vitae 2013, Amastuola
Gioia del Colle Primitivo Il Sogno 2014, Cantine Imperatore
Patriglione 2012, Cosimo Taurino
Primitivo di Manduria Dolce Naturale La Dolce Vite 2013, L´Antico Palmento
Quarantale 2013, Rosa del Golfo

VINO QUOTIDIANO
Anne 2016, Natalino Del Prete
Cacc’e Mmitte di Lucera Motta del Lupo 2016, Paolo Petrilli
Calura 2014, Cantine Baldassarre
Castel del Monte Rosso Almagia 2016, Giancarlo Ceci
Dammirose 2016, D´Alfonso del Sordo
Five Roses 2016, Leone De Castris
Locorotondo Castillo 2016, Cardone
Massaro Rosa 2016, L´Astore Masseria
Mjere Rosato 2016, Michele Calò & Figli
Nardò Rosso Danze della Contessa 2016, Alessandro Bonsegna
Nativo 2015, Duca Carlo Guarini
Primitivo di Manduria Lirica 2015, Produttori Vini Manduria
Rosa del Golfo 2016, Rosa del Golfo
Ruah 2016, Santi Dimitri
Saturnino Rosé 2016, Tenute Rubino
Solo Fiano 2016, Michele Biancardi
Volere Volare 2015, Pietraventosa

Piemonte: tutti i premi Slow Wine 2018

Riteniamo doveroso iniziare ricordando una persona che ci è stata cara e che purtroppo non è più tra noi: Domenico Clerico, grande produttore, uomo di eccezionale generosità e d’irresistibile simpatia.
Fortunatamente ci sono anche tante buone notizie per il vino piemontese. Esordisce quest’anno la nuova Docg Nizza, voluta con forza da un piccolo e appassionato gruppo di produttori d’eccellenza: un esordio più che positivo, sia per le versioni 2014, millesimo non facile ma in più di un caso sorprendente, sia per i primi 2015, che sono parsi sontuosi. Un’altra nota positiva riguarda il Dolcetto nelle sue varie denominazioni: se ci era piaciuto, e molto, il 2015 per ricchezza e maturità, il 2016 è parso ancora più convincente sul piano della freschezza e della bevibilità. Il Barbaresco con l’annata 2014 ci ha donato vini succosi e agili: da bere e da conservare. Eccellente il 2013 per il Barolo, mentre attendiamo ulteriori segnali di crescita a Gavi ‒ buono il 2016 ‒ così come nel Nord Piemonte, dove pure non mancano vini di grande livello. È stato come sempre un vero piacere degustare il Timorasso nelle sue diverse versioni, un’enclave piccola che, ne siamo certi, continuerà a regalare grandi soddisfazioni in futuro. Per finire il Roero, in buona salute e con chiari margini di miglioramento.

VINO SLOW
Alta Langa Brut 2013, Ettore Germano
Barbaresco 2014, Produttori del Barbaresco
Barbaresco Asili 2014, Ca´ del Baio
Barbaresco Basarin Ris. 2012, Marco e Vittorio Adriano
Barbaresco Cichin Ris. 2012, Ada Nada
Barbaresco Montaribaldi 2013, Fiorenzo Nada
Barbaresco Montestefano 2013, Serafino Rivella
Barbaresco Rabajà 2014, Giuseppe Cortese
Barbaresco Rio Sordo 2014, Cascina delle Rose
Barbaresco Roccalini 2014, Cascina Roccalini
Barbaresco Serraboella 2014, Paitin
Barolo 2013, Cascina Fontana
Barolo 2013, Josetta Saffirio
Barolo 2013, Trediberri
Barolo Brunate 2013, Giuseppe Rinaldi
Barolo del Comune di Barolo Casina Bric 2013, 460 Casina Bric
Barolo Lazzairasco 2013, Guido Porro
Barolo Monvigliero 2013, Alessandria Fratelli
Barolo Ravera 2013, Réva
Barolo Sarmassa 2013, Giacomo Brezza & Figli
Barolo Serralunga 2013, Ferdinando Principiano
Boca 2013, Sergio Barbaglia – Antico Borgo dei Cavalli
Colli Tortonesi Timorasso Derthona Muntà l´è Ruma 2015, Vigneti Giacomo Boveri
Colli Tortonesi Timorasso Fausto 2015, Vigne Marina Coppi
Colli Tortonesi Timorasso Pitasso 2015, Claudio Mariotto
Coste della Sesia Uvaggio 2014, Proprietà Sperino
Derthona 2015, Vigneti Massa
Dogliani La Costa 2015, Quinto Chionetti
Dogliani Papà Celso 2016, Marziano Abbona
Dogliani Sup. Sirì d’ Jermu 2015, Pecchenino
Dogliani Valdibà 2016, San Fereolo
Erbaluce di Caluso Le Chiusure 2016, Favaro – Le Chiusure
Gavi Vigna della Rovere Ris. 2015, La Mesma
Ghemme Cantalupo 2010, Antichi Vigneti di Cantalupo
Grignolino d’Asti Margherita Barbero 2016, Luigi Spertino
Nizza Le Nicchie 2014, La Gironda
Nizza Titòn 2014, L’Armangia
Roero 2015, Valfaccenda
Roero Arneis Bricco delle Ciliegie 2016, Giovanni Almondo
Roero La Val dei Preti 2014, Matteo Correggia
Roero Torretta 2014, Marco Porello
Roero Trinità Ris. 2013, Malvirà
Roero Valdovato 2013, Cascina Fornace
Roero Valmaggiore Vigna Audinaggio 2015, Cascina Ca’ Rossa
Rossore 2014, Iuli

GRANDE VINO
Barbaresco Albesani 2013, Cantina del Pino
Barbaresco Crichët Pajé 2008, Roagna
Barbaresco Currà 2013, Sottimano
Barbaresco Gallina 2013, Piero Busso
Barbaresco Martinenga 2014, Marchesi di Grésy
Barbaresco Santo Stefano Ris. 2012, Castello di Neive
Barbaresco Sorì Tildin 2014, Gaja
Barolo 2013, Bartolo Mascarello
Barolo Acclivi 2013, G.B. Burlotto
Barolo Bric dël Fiasc 2013, Paolo Scavino
Barolo Bricco Boschis 2013, Cavallotto Tenuta Bricco Boschis
Barolo Bricco delle Viole 2013, G.D. Vajra
Barolo Bussia Ris. 2011, Barale Fratelli
Barolo Campè 2013, La Spinetta
Barolo Cannubi 2013, E. Pira & Figli – Chiara Boschis
Barolo Ciabot Mentin 2012, Domenico Clerico
Barolo Falletto Vigna Le Rocche 2013, Bruno Giacosa
Barolo Ginestra 2013, Paolo Conterno
Barolo Ginestra Casa Matè 2013, Elio Grasso
Barolo Ginestra Sorì Ginestra 2013, Conterno Fantino
Barolo Liste 2012, Borgogno & Figli
Barolo Monfortino Ris. 2010, Giacomo Conterno
Barolo Monprivato 2012, Giuseppe Mascarello e Figlio
Barolo Paiagallo 2013, Casa di E. Mirafiore
Barolo Prapò 2013, Bricco Rocche – Bricco Asili
Barolo Ravera Bricco Pernice 2012, Elvio Cogno
Barolo Resa 56 2013, Brandini
Barolo Rocche di Castiglione 2013, Brovia
Barolo Sottocastello di Novello 2012, Ca’ Viola
Barolo Vigna Rionda Ester Canale Rosso 2013, Giovanni Rosso
Barolo Vigna Rionda Ris. 2011, Massolino
Barolo Villero Ris. 2009, Vietti
Boca 2012, Le Piane
Carema Etichetta Nera 2013, Ferrando
Gattinara Molsino 2012, Nervi
Langhe Pinot Nero 2015, Gian Luca Colombo – Segni di Langa

VINO QUOTIDIANO
Barbera d’Asti Brentura 2014, Erede di Armando Chiappone
Barbera d’Asti Le Gaggie 2015, Tenuta La Meridiana
Barbera d’Asti Lia Vì 2016, Carussin
Barbera d´Asti Blina 2015, Agostino Pavia & Figli
Barbera d´Asti Suori 2015, Roberto Ferraris
Barbera del Monferrato Superiore Ruvrin 2015, Bondi
Carema 2014, Produttori Nebbiolo di Carema
Colline Saluzzesi Pelaverga Divicaroli 2016, Cascina Melognis
Diano d’Alba 2016, Le Cecche
Diano Sorì dei Berfi 2016, Abrigo Fratelli
Dogliani 2016, Cascina Corte
Dogliani Sorì dij But 2016, Anna Maria Abbona
Dogliani Sup. Vigna dei Prey 2015, Francesco Boschis
Dolcetto di Diano d´Alba 2016, Renzo Castella
Dolcetto di Diano d´Alba Sorì Colombé 2016, Giovanni Prandi
Dolcetto di Ovada 2015, Luigi Tacchino
Erbaluce di Caluso 2016, Cieck
Gavi 2016, La Raia
Gavi 2016, La Smilla
Gavi 2016, Laura Valditerra
Gavi del Comune di Gavi La Caplana 2016, La Caplana
Gavi del Comune di Gavi Mainìn 2016, La Ghibellina
Gavi del Comune di Gavi Vigne di San Martino 2016, Giordano Lombardo
Gavi Primi Grappoli 2016, Produttori del Gavi
Grignolino del Monferrato Casalese Grignò 2016, Davide Beccaria
Grignolino del Monferrato Casalese °G 2016, Vicara
Grignolino del Monferrato Casalese 2016, Oreste Buzio
Grignolino del Monferrato Casalese 2016, Tenuta Migliavacca
Grignolino del Monferrato Casalese Celio 2016, Marco Canato
Moscato d’Asti 2016, Gianni Doglia
Moscato d’Asti 2016, Paolo Saracco
Moscato d’Asti La Rosa Selvatica 2016, Icardi
Roero Arneis 2016, Stefanino Morra
Roero Arneis Recit 2016, Monchiero Carbone

Emilia Romagna - Tre Bicchieri 2018 Gambero Rosso

Lambrusco, Lambrusco, fortissimamente Lambrusco... ci viene da esclamare durante le nostre degustazioni finali. È questo il vino che ci sta entusiasmando di più negli ultimi anni tra le proposte della regione. Un fatto singolare, se ci riflettete. Il Lambrusco, nelle sue varie denominazioni, non ha mai fatto parte del Gotha dei grandi vini, dove trovano posto le cuvée Metodo Classico, i potenti bianchi dall'intenso corredo aromatico e i grandi rossi da invecchiamento.


Un po' come la Barbera, il Lambrusco è sempre stato relegato nel limbo dei vini da bere quotidianamente, quei vini che si acquistano senza grandi riflessioni, istintivamente, anche perché hanno un costo accessibile davvero a tutti. Ma sono vini che piacciono a tutti... Bene, partiamo da questa considerazione: c'è Lambrusco e Lambrusco. Dopo gli anni della grande "sbornia" delle vendite da milioni di casse nel mondo, dopo la crisi successiva, negli ultimi anni grazie al lavoro paziente di vignaioli e produttori è riemerso un panorama complesso e articolato nelle varie denominazioni che sta dimostrando sempre di più che anche un vino da bere giovane, dotato di vivacità e freschezza più che di struttura, può essere un grande vino. Quest'anno ne premiamo ben sette, tra quelli di Modena, Reggio e soprattutto Sorbara. Sono vini che ci incantano per finezza, sapidità, equilibrio e piacevolezza.
Subito dopo nella nostra hit parade regionale vengono i Sangiovese della nouvelle vague romagnola, quelli non iper-concentrati, non stremati da maturazioni in legni nuovi che ne soffochino frutto ed espressività. La Romagna ne offre sempre di più, e anche questi a prezzi più che ragionevoli.
Premiamo due Albana, un fresco e vibrante (e moderno) I Croppi '16 di Celli e il gran classico tra le versioni Passito, lo Scacco Matto '13 de La Zerbina.
Segnali incoraggianti arrivano, in termini di vini freschi, distesi e godibili anche dai Colli di Parma, dove premiamo l'ottimo Rosso MDV '16 di Monte delle Vigne. Colli Piacentini e Colli Bolognesi rimangono terroir di grandi potenzialità, ancora parzialmente inespresse.

I vini dell'Emilia Romagna premiati con Tre Bicchieri
Colli di Parma Rosso MDV ’16 - Monte delle Vigne
Colli di Rimini Cabernet Sauvignon Montepirolo ’13 - San Patrignano
Lambrusco di Modena Brut Rosé M. Cl. ’13 - Cantina della Volta
Lambrusco di Sorbara del Fondatore ’16 - Cleto Chiarli Tenute Agricole
Lambrusco di Sorbara Leclisse ’16 - Gianfranco Paltrinieri
Lambrusco di Sorbara Secco Omaggio a Gino Friedmann ’16 - Cantina Sociale di Carpi e Sorbara
Lambrusco di Sorbara V. del Cristo ’16 - Cavicchioli
Reggiano Lambrusco Concerto ’16 - Ermete Medici & Figli
Reggiano Lambrusco Secco Marchese Manodori ’16 - Venturini Baldini
Romagna Albana Passito Scacco Matto ’13 - Fattoria Zerbina
Romagna Albana Secco I Croppi ’16 - Celli
Romagna Sangiovese Castrocaro e Terra del Sole Crete Azzurre ’15 - Marta Valpiani
Romagna Sangiovese Modigliana I Probi di Papiano Ris. ’14 - Villa Papiano
Romagna Sangiovese Sup. Il Sangiovese ’16 - Noelia Ricci
Romagna Sangiovese Sup. Oriolo ’16 - I Sabbioni
Romagna Sangiovese Sup. Sigismondo ’16 - Le Rocche Malatestiane

Notizie curiose: nasce il vino che sa di birra. La fine del mondo non è così' lontana!

Se siete indecisi tra vino e bianco e birra, forse l’esperimento ben riuscito di un enologo belga potrà fugare ogni vostro dubbio. Filip Decroix giura, infatti, di aver creato un nettare che mette d’accordo proprio tutti.


Da anni fa il produttore di vini artigianali in Belgio, ma accanto alle bottiglie dal sapore tradizionale, il quarantanovenne Filip Decroix, ha voluto perfezionare la formula del suo "Steenstraetse Hoppewijn", un vino bianco dal sapore amarognolo prodotto dalla combinazione di Chardonnay con il luppolo belga.
E sostiene di aver creato una formula approvata sia da belgi, amanti della birra per eccellenza che dai sommelier. Ottenere questo risultato però non è stato semplice: ci sono voluti litri e litri di Chardonnay.

Per un anno circa ha fatto diversi esperimenti, con varie quantità di luppolo, modificando di volta in volta la temperatura e il tempo di maturazione del luppolo che come sappiamo, influenza molto il gusto della bevanda. Ma quando ormai tutto sembrava perduto, in aprile ha trovato la ricetta giusta. 

“Ho fatto in tutto 13 prove, ma alla fine solo una era quella giusta e metteva d’accordo olfatto e gusto”, dice Filip Decroix.


L’enologo possiede circa 3,5 ettari in cui sono piantate quasi 13mila viti, ogni anno riesce a produrre otto tipi di vino e questa nuova formula. In passato, ha già vinto premi nazionali e internazionali.
Oltre all’innovazione del gusto, il nuovo "Steenstraetse Hoppewijn" ha anche un’etichetta fatta di raso e non di carta, come le normali bottiglie.
“Credo molto in questo prodotto e le prime recensioni sono positive. Tutti sono rimasti stupiti dal gusto fruttato e allo stesso tempo frizzante. Il sapore del luppolo riempie la bocca, ma alla fine tutto si fonde in una combinazione deliziosa”, dice Decroix.