Arrivano i Supertannini contro le sofisticazioni del vino


Arrivano i supertannini, un'arma in più nella lotta contro le sofisticazioni nel settore enologico.


La scoperta si deve ad un gruppo di ricerca guidato da Emanuele Boselli, professore della Facoltà di Scienze e Tecnologie della Libera Università di Bolzano, che ha fatto luce sulla struttura di alcuni composti antiossidanti naturali del vino. Si tratta di polifenoli ad anello più grossi rispetto a quelli conosciuti finora dagli enologi e il loro valore consiste nell'essere marcatori dell'autenticità di un vino. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica statunitense 'Journal of the American Society for Mass Spectrometry', ha identificato le proantocianidine cicliche a sei termini, una procedura analitica finora applicata quasi esclusivamente allo studio delle proteine. Due anni fa, ricercatori dell'Università di Bordeaux avevano ipotizzato la presenza nel vino di una nuova classe di sostanze simili ai tannini ma dall'inaspettata forma ad anello. ''I nostri calcoli teorici, tuttavia, portavano a supporre l'esistenza di altre strutture simili - spiega Boselli - quindi, nel corso di ulteriori esperimenti, non solo abbiamo confermato i risultati dei colleghi francesi usando una tecnica alternativa, ma abbiamo anche individuato la presenza di quei Supertannini di struttura ancora più complessa che avevamo previsto''.

Lo studio degli enologi bolzanini è appena all'inizio e necessita di molti approfondimenti ma ulteriori esperimenti mostrano che tutti i supertannini sono promettenti marcatori di autenticità dei vini a livello globale e non solo dei vini dell'Alto Adige finora esaminati. 

Fonte: ANSA

Contucci - Rosso di Montepulciano DOC 2015 è il Vino della settimana di Garantito IGP

Di Stefano Tesi

Vai alla cena per la giuria del premio Gambelli 2018 (premiazione 15/2 all'anteprima del Nobile) e a tavola ti imbatti quasi per caso in questo pulito, fresco e fruttato Sangiovese (anzi, Prugnolo Gentile) con un po' di Canaiolo, dal suadente profumo di ciliegia e una bella bocca asciutta, lunga e godibile. Giulio ci fa godere anche senza volerlo...


www.contucci.it

Dievole ovvero come un'azienda del Chianti Classico possa produrre anche un ottimo extravergine 100% italiano

Di Stefano Tesi

Quello dell’extravergine, in Italia, è un argomento delicatissimo: quando se ne parla, spesso corrono lunghi brividi. Brividi che si moltiplicano quando si discetta di classificazioni e di tipologie. Ad esempio di “100% italiano”, ovvero qualcosa che, organoletticamente, alla prova dei fatti può significare tutto e il contrario di tutto. Se poi l’olio in questione viene proposto da una prestigiosa azienda vitiolivicola chiantigiana, che potrebbe pavoneggiarsi sul mercato con il vendibilissimo marchio della Dop Chianti Classico, le antenne si drizzano e il giornalista non può fare a meno di farsi qualche domanda.


Quando, infatti, mi hanno invitato a Dievole ad assaggiare una selezione dei loro extravergine 2017, incluso un “100% italiano”, di domande me ne feci parecchie. E poi ne ho fatte a loro.

Perché se era quanto meno singolare che una fattoria di quell’importanza mettesse in catalogo un prodotto di quel tipo, risultava ancora più singolare che, all’assaggio, esso risultasse pienamente convincente.
A prescindere dal colore (di un bel verde invitante che però nulla, come in tutti gli olii, significa in termini di qualità), esso rivelò subito al naso un frutto giustamente maturo, equilibratissimo, e una grande fragranza, con note progressive prima di erba fresca e poi di radicchio verde tagliato, senza code né sentori ambigui. Anche in bocca apparve ricco e godibile, con un bell’amaro lungo ma niente affatto aggressivo, che poi sfumava piano piano in un piccante vivace, dando vita a una serie di gradevoli ritorni oronasali.


Per tali sue non comuni caratteristiche questo Dievole 100% Italiano mi sembrò e mi sembra ancora un olio molto duttile, perfetto sulle insalate ma anche a crudo nelle zuppe e capace perfino di non “uccidere” il pesce, nonostante un gusto senza dubbio corposo.
Insomma ce n’era abbastanza per approfondire l’argomento con una bella chiacchierata con Matteo Giusti, responsabile dell’azienda per il settore olio. Che mi ha risposto così.

Come può saltare in mente, a un’azienda del Chianti Classico, di produrre olii che non siano espressione della sola dop territoriale?

Il progetto degli oli 100% italiano nasce nel 2014 in un contesto “drammatico” per l’olivicoltura toscana, caratterizzato da un attacco di mosca imponente che ci costrinse a cercare materia prima di qualità al di fuori dei confini regionali. Fu in quell’anno che nacquero il Blend ed il Monocultivar Coratina 100% italiano. Eravamo, e siamo, l’unica azienda Toscana a produrre olio 100% Coratina dichiarandolo in etichetta. Nel 2015 poi nacque il Monocultivar Coratina.


Il progetto continuerà a durare nel tempo oppure è solo un'operazione una tantum legata alla ristrutturazione dei vostri oliveti chiantigiani e all'andamento critico di certe annate?

Proseguirà certamente!

Ci sono dunque dei riscontri commerciali solidi? Di che tipo e da quali aree più che altre?

Come detto prima, essendo un progetto con alle spalle oramai quattro campagne, i riscontri commerciali ci sono. Abbiamo i nostri oli in alcuni dei più importanti ristoranti di Siena e Firenze. Per quanto riguarda l’estero, dallo scorso anno abbiamo iniziato a muoverci in Messico, Canada, Germania e soprattutto Giappone, con quest’ultimo che assorbe quasi la totalità della nostra produzione di Nocellara.

Tecnicamente parlando, le olive che utilizzate per la frangitura del 100% italiano sono prodotte da terzi secondo un vostro contratto di coltivazione o vengono semplicemente acquistate da produttori di fiducia?

Incontriamo personalmente i produttori e li selezioniamo secondo un nostro disciplinare interno basato su vari parametri: una capacità di conferimento non inferiore ai 100 quintali al giorno (o, in alternativa, si accorpano più produttori della stessa area, ndr), la loro capacità di raccolta per singole varietà, le tecniche di coltivazione e la disponibilità a raccogliere secondo i nostri tempi e indicazioni, il rispetto dei tempi di carenza. Inoltre in alcuni casi stiamo cercando di stipulare accordi pluriennali che però, pur essendo pratica consolidata per altre colture arboree come le albicocche o le susine, trovano molte molte difficoltà nel settore olivicolo, perché il prodotto è legato enormemente alle logiche delle rese.

Acquistate solo olive da frangere o anche olio?

Per adesso non abbiamo acquistato mai olio, ma se dovesse essere necessario lo faremo, sempre mantenendo il nostro standard per oli extravergini. E per extravergini, lo sottolineo, intendiamo anche dal punto di vista sensoriale, cosa non scontata se si vogliono rispettare anche i budget

Per il blend 100% italiano quali varietà utilizzate?

Coratina, Nocellara, Carolea, Peranzana e Ogliarola.

Prodotte dove?

Valle del Belice in Sicilia, Canosa di Puglia, Giovinazzo e Cerignola in Puglia, Tursi e Pisticci in Basilicata.

In quali quantità?

Nella tipologia 100% italiano circa 85.000 litri, suddivisi in Nocellara, Blend e Coratina

E per la frangitura?

Le nostre olive possono essere lavorate a Pianella (SI) o a Giovinazzo (BA), in due frantoi di identica marca (Mori TEM) e tecnologia. La decisione di operare nell’uno o nell’altra sede è regolata in base sia alle aree di approvvigionamento delle olive che dalla disponibilità in termini di quantità orarie elaborabili. Si tratta di impianti continui composti da un frangitore a coltelli o mezzi coltelli, uno scambiatore di calore in grado di operare in un range di temperatura compreso tra i -10° ed i 45°C, gramole verticali, decanter da 7,5, 10 e 15 quintali/ora, a due fasi. Ogni olio che esce viene immediatamente filtrato e stoccato sotto gas inerte tra i °15 e i 22°C. Ogni lavorazione è monitorata costantemente dal punto di vista delle temperature, dei tempi e dell’impatto ossidativo. Non esistono ricette preconfigurate, ma la conditio sin equa non è la conoscenza approfondita della materia prima. Per fare un esempio, un’oliva Nocellara non potrà essere elaborata con le stesse impostazione di una Coratina o di una Carolea; come del resto anche olive della stessa cultivar non verranno mai frante allo stesso modo se hanno diverso grado di maturazione, stato sanitario o semplicemente se le condizioni ambientale al momento dell’estrazione risultano essere diverse.


Immagino che le difficoltà di approvvigionamento del prodotto, o contrattuali, o ambientali non manchino, però.

Nel mondo dell’agroalimentare una delle difficoltà maggiori è proprio l’approvvigionamento della materia prima. Le logiche produttive ogni anno devono cercare di trovare una giusta coesistenza con quanto la natura “ha dato”. La difficoltà principale legata all’annata 2017 è stata senza dubbio la scarsità idrica, che ha avuto inizio in primavera e che è perdurata per tutto il periodo estivo tanto qui in Toscana quanto nel sud Italia. In concomitanza di ciò i produttori del sud, e in particolare in Puglia, hanno cercato di attendere il più possibile prima di raccogliere sperando nelle piogge, che effettivamente sono arrivate, in modo tale da raggiungere profitti maggiori. Questo ci ha creato qualche preoccupazione, in quanto al contrario della coratina, ci sono cultivar come la carolea o la nocellara che, per ottenere oli freschi e profumati, debbono per forza di cosa essere frante precocemente. Siamo comunque riusciti a raggiungere i nostri obiettivi grazie alla rete di fornitori creata nei mesi precedenti e grazie anche a contratti stipulati durante i mesi estivi.

Avete effettuato indagini di mercato per individuare le caratteristiche di prodotto più gradite al vostro target commerciale?

I nostri tre oli 100% italiani ricoprono tutto quello che può essere definito il range di intensità. Andiamo da un olio Nocellara più “leggero” e delicato, passando da un medio nel caso del Blend, per finire su di un intenso olio Coratina. In Toscana mediamente il consumatore cerca un prodotto “forte” che per certi versi sia paragonabile al “nostro” olio, mentre nei paesi del nord Europa preferiscono mediamente oli più delicati come il blend o la Nocellara. Essendoci affacciati nel mondo oleario da non molto tempo, il nostro lavoro principale è stato quello di confrontare i nostri prodotti con quelli già presenti sia in GDO che nei canali Horeca o al dettaglio. I nostri mercati di riferimento sono la Toscana per il settore Horeca, il centro-nord Italia per la GDO, oltre a Germania, USA e Giappone.


Pierluigi Zampaglione - Campania Fiano IGT “Don Chisciotte” 2015 è il vino della settimana di Garantito IGP

Di Luciano Pignataro


Nasce sulle alture dell'Irpinia, a oltre 600 metri di altezza vicino Calitri. 


Qui, nella tenuta di Pierluigi Zampaglione, Sebastiano Fortunato racconta un Fiano netto e pulito, fresco, appena leggermente macerato. Un bicchiere sincero ed efficace, rispettoso dell'ambiente il che non guasta. Da bere sempre.



www.ildonchisciotte.net/

A Roma c'è una stella che Brylla di vino - Garantito IGP

Di Luciano Pignataro

Assaggio, bicchiere, mezza bottiglia, bottiglia. Non di una, di cinque, di dieci, ma di duecento etichette per tutti i gusti e tutte le tasche con cinque coravin che, sia detto per inciso, creano non pochi problemi di tenuta sulle grandi quantità a cominciare dall'ago.

Brylla è questo, un bancone con salumi e formaggi con i tavoli, due salette con una trentina di posti a sedere interni, una cucina piena di sfizi con piatti da bistrot che devono aiutare il cibo.


Una formula easy nel quartiere Trieste che da un anno a questa parte sta incontrando il favore degli appassionati che possono stappare quello che vogliono senza problemi, compresi i grandi Bordeaux o i costosi Borgogna.


L'idea è di Marcella Capaldo, cucina di Antonio, presidente della Feudi di San Gregorio, ma l'azienda irpina non c'entra nulla con la gestione anche se presente con il suo repertorio di bollicine e grandi rossi e bianchi.

Marcella Capaldo
La formula è davvero easy. Ogni giorno un lavagnetta sulla strada annuncia il menu quotidiano, c'è  anche una piccola carta con piatti fissi, noi abbiamo preso il midollo alla brace e la tartare di capriolo. Si entra, si mangia un piatto, un bicchiere e via. O, viceversa, si sceglie la bottiglia e poi si passa al cibo, magari semplicemente i formaggi di pecora irpini di Carmasciando.


La carta dei vini è varia, curiosa, ricca, a volte riesce anche ad andare in profondità.
Insomma, un posto di nuova concezione, pratico, essenziale, piacevole.

Brylla a Roma

Via Chiana, 77
Tel. 06 8535 5669
Aperto a pranzo e cena
Chiuso lunedì

E' morto il grande Bruno Giacosa

E' mancato la scorsa notte, all'ospedale San Lazzaro di Alba (Cuneo), Bruno Giacosa, 88 anni. Produttore vitivinicolo di Neive, è stato uno dei più celebri nomi legati al Barolo e al Barbaresco. 

Foto: Winesearcher
Aveva iniziato a imbottigliare vino nel 1967. Fondatore dell'Azienda agricola Falletto e proprietario della Casa vinicola Bruno Giacosa, nel 2004 aveva passato le redini dell'azienda alla figlia Bruna.

Castello di Cacchiano - Vinsanto del Chianti Classico 2004 è il vino della settimana di Garantito IGP

Di Carlo Macchi

Il 2004 di Cacchiano è veramente la quintessenza di questo vino particolare: profumatissimo, in bocca entra asciutto e poi si apre alla dolcezza con una lunghezza gustativa incredibile. 


La scheda potrebbe essere di una sola riga: “Quasi impossibile fare un vinsanto più buono!”. Provatelo, provatelo, provatelo!

www.castellodicacchiano.it

Torna il 20 e 21 gennaio 2018 Sangiovese Purosangue a Roma


SANGIOVESE PUROSANGUE A ROMA
Sabato 20 e domenica 21 gennaio 2018
20/1/2018 – ore 14.00 – 20.00
21/1/2018 – ore 12.00 – 19.00
Radisson Blu Hotel
Via Filippo Turati 181
00185 Roma
 
L’Associazione EnoClub Siena rinnova l’appuntamento con il Sangiovese a Roma, per il settimo anno consecutivo.
Siamo arrivati all’undicesimo evento romano con il marchio Sangiovese Purosangue. Abbiamo ancora scelto il Radisson Blu Hotel come location più adeguata, adiacente alla Stazione Termini,
Il progetto di valorizzazione del vitigno trova ogni volta nuovi spunti di approfondimento e riflessione, cercando di non banalizzare mai un tema estremamente complesso e importante, affrontando la conoscenza delle molte zone italiane in cui si coltiva. Partendo dal nucleo del Sangiovese Toscano (sempre dettagliato per aree e menzioni, con ulteriori approfondimenti) ma indagando e confrontando anche le altre zone italiane. Attraverso i banchi di assaggio e i seminari potremo valutare le diverse declinazioni territoriali (in purezza o con l’apporto di altri autoctoni). Il marchio SANGIOVESE PUROSANGUE, usato in più occasioni per dare un senso di appartenenza e unità all’ampio gruppo di produttori toscani aderenti alle iniziative scorse, diventa un nome unificante attorno al quale cercare di scoprire e valorizzare la qualità in quei produttori italiani che hanno deciso, per vocazione e tradizione, di puntare sul Sangiovese. Come per le precedenti occasioni, ci siamo avvalsi della preziosa collaborazione dell’Agenzia Riserva Grande, operante su Roma e provincia nell’organizzazione di eventi, degustazioni, corsi di ingresso al vino e master tematici su singole aree produttive.
 
 
PROGRAMMA PARZIALE SANGIOVESE PUROSANGUE ROMA 2018

Sabato 20 gennaio 2018
ore 14.00 – Apertura banchi di assaggio
ore 15.30 – Seminario-degustazione sui suoli del Sangiovese: Romagna e Toscana. A cura di Giorgio Melandri e Davide Bonucci – (Degustazione gratuita inclusa nel costo di ingresso, su prenotazione)
Capitolo 1 Romagna
La lettura territoriale.
Gallegati, Romagna Sangiovese Corallo Rosso 2015 Argille
I Sabbioni, Romagna Sangiovese Oriolo 2016 Sabbie
Mutiliana , Romagna Sangiovese Tramazo 2016 Marne e arenarie

Capitolo 2 Toscana.
La lettura territoriale.
3 vini a cura di Davide Bonucci
ore 17.30 – Seminario-degustazione vecchie annate 1983-2007. A cura di Davide Bonucci (euro 45, incluso ingresso alla manifestazione)
Vini del seminario:
– Castello di Volpaia – Chianti Classico Riserva 1983
– Casale di Giglioli – Chianti Riserva 1987
– Tenute Silvio Nardi – Brunello di Montalcino 1988
– Fattoria di Fiano Ugo Bing – Chianti Riserva 1995
– Le Chiuse – Brunello di Montalcino 1996
– Podere dell’Anselmo – Chianti Montespertoli Ris Ingannamatti 1997
– Fattoi – Brunello di Montalcino Riserva 1997
– Piombaia – Brunello di Montalcino 2004
– Sanlorenzo – Rosso di Montalcino 2004 mgn
– Querce Bettina – Brunello di Montalcino 2006
– Fattoria dei Barbi – Brunello di Montalcino Vigna del Fiore 2007
ore 20.00 – Chiusura banchi di assaggio

Domenica 21 gennaio 2018
ore 12.00 – Apertura banchi di assaggio
ore 19.00 – Chiusura banchi di assaggio
 
AZIENDE PARTECIPANTI – ELENCO PARZIALE
RUFINA – Selvapiana 
VOLTERRA
Podere Il Mulinaccio – Podere Marcampo – Terre De’ Pepi
MONTESPERTOLI – Podere dell’Anselmo
CERTALDO – Fattoria di Fiano – Il Casale di Giglioli 
SAN GIMIGNANO
Il Colombaio di Santa Chiara
Le Volute
CHIANTI CLASSICO
SAN CASCIANO VAL DI PESA – Cigliano
GREVE IN CHIANTI – Montefioralle – Villa Calcinaia
PANZANO – Il Palagio di Panzano
LAMOLE – Podere Castellinuzza
SAN DONATO IN POGGIO – Casa Emma
RADDA IN CHIANTI
Castello di Radda
Castello di Volpaia
Istine
Montevertine
GAIOLE IN CHIANTI – La Montanina – Monterotondo
CASTELLINA IN CHIANTI – Pomona – Rocca delle Macie
CASTELNUOVO BERARDENGA – Felsina – Miscianello
 
MONTALCINO
Castello Tricerchi – Col d’Orcia – Fattoi – Fattoria dei Barbi – Greppone Mazzi
Il Marroneto – Le Chiuse – Le Ragnaie – Piombaia – Querce Bettina
Sanlorenzo – SassodiSole – Tenute Silvio Nardi – Villa I Cipressi
 
MONTEPULCIANO
Bindella – Dei – Il Molinaccio di Montepulciano
 
CONSORZIO TUTELA VINI DOC VAL DI CORNIA
Giomi Zannoni – Rigoli – San Giusto – Sant’Agnese – Terradonnà
 
MAREMMA
GAVORRANO – Tenuta Casteani
GROSSETO – Val di Toro
 
ROMAGNA
Condè
Tenuta La Viola
GRUPPO MODIGLIANA (Stella dell’Appennino)
Balìa di Zola/Castelluccio
Il Pratello
Il Teatro
La Casetta dei Frati
Lu.Va.
Mutiliana
Torre San Martino
Villa Papiano
 
UMBRIA
ARRONE – Annesanti
SPOLETO – Cantina Ninni
OSPITI
 Distribuzione Degustate – BORGOGNA E CHAMPAGNE (sabato 20 gennaio)
GASTRONOMIA
Fomaggi Sapori Unici – Latina
Il Cipressino – Montalcino

Ingresso 25 euro
Ridotto 20 euro per sommelier con tessera, soci Enoclub e prenotati via mail

COLLABORAZIONI
Codivin                              smartwineexport.com                                  
Andrea Moretti Fotografo

Per info:

enoclubsiena@gmail.com
Davide Bonucci – 328-5436775
marina@garagewine.it
Marina Ciancaglini – 339-8199734

Ad Ortona, presso la Trattoria San Domenico, dicono che ci sia la quadratura....del pesce

Di Carlo Macchi

San Domenico nella ristorazione è un nome importante: riporta a locali stellati, con menù complessi e raffinati, carte dei vini chilometriche e onnicomprensive.


Questo San Domenico è invece praticamente l’opposto ma il risultato è comunque ottimo.
Siamo in Abruzzo, ad Ortona, strana cittadina di mare in quanto a picco sul mare. Dalla panoramica passeggiata si domina, oltre al mare, il porto con i suoi piccoli pescherecci che ogni giorno garantiscono il pesce fresco.


E’ proprio alla fine della passeggiata, davanti all’imponente  Castello Aragonese che Sandro d’Ottavio ha deciso di aprire  la Trattoria San Domenico  anzi la, come recita la lavagnetta all’esterno del locale “Trattoria di solo pesce San Domenico”
Certe volte certe cose non avvengono a caso. Siamo ad Ortona per gli assaggi del Montepulciano d’Abruzzo (pubblicati qui pochi giorni fa) e il residence che ci ospita è a cento metri da luogo di degustazione  e a cento  metri da questa trattoria, che potremmo chiamare anche La quadratura del cerchio, anzi del pesce.
Poche volte infatti ho trovato un locale con un’idea di ristorazione cosi semplice e vincente , con menù così  chiaro e  immediato.  
Da San Domenico si cucina solo il pesce fresco dei piccoli pescherecci di Ortona, stop. Il menu quindi varia a seconda di quello che arriva in porto. Con una regola del genere non si possono certo tenere in carta  molti piatti e allora Sandro ha optato per una cosa semplicissima: un menù che ogni giorno propone tre antipasti, un primo e un secondo: puoi ordinare il menù degustazione  se vuoi assaggiare tutto (con porzioni comunque adatte agli stomaci forti) oppure ordinare uno, due o più piatti.
Arriviamo, io e Pasquale Porcelli, ad Ortona la domenica sera e, dopo un viaggio in auto di diverse ore non ci sembra possibile avere un locale che promette così bene a pochi metri da dove dormiamo.


Le promesse sono state abbondantemente mantenute!
La trattoria  è abbastanza piccola, arredata con sobrietà e semplicità: ci sediamo e arriva subito il menù spiegato dal gentile  cameriere.
Scegliamo  il menù degustazione (5 portate di pesce fresco a 30 euro!) e dopo poco arriva l’insalata di mare ma soprattutto delle ottime  pannocchie  con carciofi e un piatto di polpo e mazzancolle veramente buono. La fettuccina scampi e vongole sarà anche un assaggio ma rischio di non finirla, mentre  non siamo riusciti proprio a terminare il guazzetto di zanchetta.
Tutti i piatti figli di una mano semplice e lineare, che presenta il pesce lavorandolo  il meno possibile , utilizzando  molto bene  anche  le verdure di stagione.


Ci siamo trovati talmente bene che il martedì (il lunedì purtroppo ha il giorno di chiusura, altrimenti…) ci siamo tornati a pranzo: il menù era praticamente lo stesso ma la gigantesca portata di zanchetta alla siciliana me la ricorderò per diverso tempo.


Il locale punta all’essenziale  anche con la carta dei vini, dove si trovano  non più di 20/30 referenze ma selezionate tra buone etichette regionali e qualche bianco italiano.
D’estate si può mangiare fuori, in un bel bersò davanti al Castello Aragonese.
Del prezzo ho già parlato e avete visto le foto: 30 euro vini esclusi per mangiare dell’ottimo pesce  fresco, cosa volete di più?

Trattoria San Domenico
Vicolo S. Domenico, 1, Ortona
Chiuso il lunedì

Telefono :085 906 6442

10 Anni di Percorsi di Vino. Caro diario, buon compleanno!

Ne è passato di tempo, era il 17 gennaio del 2008 quando cliccando un bottone di Blogger.com, un sito a quel tempo quasi rivoluzionario, si aprivano le pagine virtuali di questo diario che ho chiamato Percorsi di Vino perché ho sempre pensato che il tratto di strada che porta alla conoscenza e alla contestualizzazione di questa bevanda è talmente lungo e ripido che mai mi sentirò realmente giunto a destinazione.


Caro diario, ora ti chiamerò così, in questi dieci anni siamo cresciuti assieme ai nostri dolori (fortunatamente pochi) e le nostre gioie che sono si sono concretizzate appena un anno dopo la tua nascita con il riconoscimento a Squisito 2009 del premio come miglior blog del vino italiano. Urca, mi ricordo le polemiche seguite a quella premiazione, le parole di cattivo gusto di Massimo Bernardi e le stilettate del franco tiratore Ziliani (che in futuro poi si è ricreduto) contro di noi rei di aver vinto senza essere nessuno.

Ci sta, ma quelle polemiche me le sono gettate rapidamente alle spalle e ho continuato per la mia strada, per il mio percorso di vino che ha sempre avuto come unico obiettivo quello di riversare su carta digitale le mie sensazioni sui vini che man mano degustavo prima ai vari corsi AIS, poi nelle manifestazioni e nelle cantine che, a spese mie, visitavo e tutt'ora visito sia in Italia che all'estero.


Caro diario, vorrei scrivere anche che in questi dieci anni ho visto tante mode del vino, ho assistito addirittura alla nascita e alla consacrazione del termine VINO NATURALE e del suo movimento che ieri come oggi ha il compito di contrapporsi ad una certa convenzionalità produttiva che tanto fa storcere il naso ai nuovi hippy del vino che, per speranze, fervore ed obiettivi, assomigliano a noi "vecchi" blogger che, in passato, qualcuno ha ritenuto essere talmente puri ed indipendenti da essere visti come acquasanta da buttare in viso ai giornalisti della carta stampata considerati il diavolo per via delle ripetute marchette che storpiavano la sana comunicazione enogastronomica. In dieci anni di vita, caro diario, la rivoluzione che qualcuno prospettava e si augurava probabilmente non c'è stata. No, amico mio, e questo sia perchè quegli stessi giornalisti, pensando di trovare nuova verginità, si sono buttati nel web sia perchè noi stessi blogger del vino siamo diventati, o forse non lo si amo mai stati, meno indipendenti e sani di quello che si pronosticava visto che certi vizietti, da buon italiani, ce li siamo fatti piacere rapidamente in barba a quell'etica che sbandieravamo. in poche parole abbiamo fallito (quasi) tutti anche se oggi è meglio far finta di nulla.

Caro diario, non ho in  mente ancora la data, ma sono sicuro che un giorno ti chiuderò, non credo che passeremo assieme altri dieci anni. Non ti offendere ma anche le storie più belle hanno una conclusione ma adesso non pensiamoci, anzi, ti vorrei fare un regalo, spero gradito, riesumando quelle otto righe che hanno decretato il nostro colpo di fulmine. Nulla, nel mio cuore è cambiato da quel 17 gennaio 2008, soprattutto l'ultima frase. Ancora auguri Percorsi di Vino!


Dovrei scrivere perchè mi è venuto in mente di iniziare un blog sul mondo del vino e dell'enogastronomia in generale.
La risposta la troverete nel titolo di questo mio diario virtuale.
Voglio iniziare un percorso di tipo emozionale che possa far comprendere a chi mi legge che anche dentro un bicchiere di vino si può trovare un mondo, un universo fatto di terra, di sole, di tradizioni e lavoro.
Spero arriveremo insieme al traguardo. Termino queste poche righe con una dedica ad una giovane sommelier in erba: grazie Stefy amore mio per tutta la forza che mi dai!





Il Clap Ros di Luca Fedele è il Vino della settimana di Garantito IGP

Di Roberto Giuliani


Luca produce vino a Corno di Rosazzo, nel modo più naturale possibile. Il suo Clap Ros è un refosco dal linguaggio universale, bellissimo: profuma di magnolie, viole, ciliegie, lamponi e giuggiole, liquirizia e radici; al palato è puro godimento, fluido, avvolgente, bellissimo e non arriva a 10 euro!




Marco Bonfante - Barolo Bussia 2011, Garantito IGP

Di Roberto Giuliani

Ho scoperto i vini di Marco Bonfante con un certo ritardo, in particolare ho apprezzato in più occasioni il suo Barolo Bussia; la ragione principale è presto detta: la cantina si trova a Nizza Monferrato, al di fuori della zona del Barolo, che invece frequento molto spesso.

Marco Bonfante

L'azienda dimora sulla collina che ha preso il nome dalla famiglia, sono ben otto generazione che i Bonfante fanno vino, Marco è subentrato nel 2000 e con la sorella Micaela ha fondato la Marco Bonfante srl da una costola della tenuta di famiglia.
Oltre a produrre tutti i vini tipici del Monferrato, Marco dispone di un vigneto nella Bussia a Monforte d'Alba, dal quale ottiene questo Barolo di carattere. 


La Bussia non ha certo bisogno di presentazioni, è stato il primo cru del comune ad essere menzionato in etichetta, precisamente nel 1961 con la cantina Prunotto, e ha una fama che va ben oltre le colline del Barolo. Chiunque abbia la fortuna di possederne anche una piccola porzione, si garantisce una forte visibilità sul piano commerciale. Ed è proprio questa la ragione per cui dentro la Bussia (divisa storicamente in Soprana e Sottana) confluiscono cru di classe qualitativa eterogenea, raggiungendo complessivamente una superficie di quasi 300 ettari.


Il Barolo Bussia 2011 di Marco Bonfante ha una bella personalità, profuma di viola, ciliegia matura, sottobosco, felce, tabacco, ruggine. Al palato ha raggiunto una buona maturità, è fresco e il frutto adornato da una piacevole dolcezza, il tannino si è integrato molto bene, la materia ha una certa fittezza e austerità ma il finale è generoso e lungo.
 
 Marco Bonfante
 Strada Vaglio Serra, 72 Nizza Monferrato (AT)
 Tel. 0123-456787 www.marcobonfante.com
 info@marcobonfante.com