Obama è una vittoria anche per il vino mondiale?

"La vittoria di Obama? Sicuramente una buona notizia per il mondo del vino, italiano e americano". Lo dice a Labitalia Edoardo Narduzzi, wine economist e presidente della società di consulenza Synchronya, nonché titolare di una rubrica ('Vino e Finanza') sul quotidiano 'Tre Bicchieri' del Gambero Rosso. Narduzzi spiega così l'affermazione: "Ci sono una serie di ragioni per cui il mondo del vino ha tifato per Obama presidente. La prima è riferibile al fatto che la piattaforma commerciale internazionale di Obama è più liberale ed è sicuramente in contrasto con quella più protezionistica e muscolare (soprattutto nei confronti della Cina) che prometteva Romney".

Fonte: Il  Foglio.it

"Il vino -spiega ancora l'esperto- è uno di quei beni già ad altissima regolamentazione negli scambi internazionali, e queste regole possono essere rese ancora più complesse da dazi e tariffe, che era quello su cui puntava Romney, anche per 'proteggere' il mercato interno. Romney pensava che il vino doveva essere solo americano, come pensava che le automobili dovessero essere nazionali, sparando a zero sull''italiano' cioè su Marchionne".
Ma la politica del repubblicano, spiega Narduzzi, "non tiene conto del fatto che l'America è il principale mercato vinicolo del mondo". "Negli Usa si compra più vino che in Francia e in Germania, anche se ovviamente, visto il numero di abitanti, il consumo pro capite è più basso".

Dunque, "è conveniente per tutti -riassume Narduzzi- anche per il vino italiano che il mercato americano rimanga aperto".
C'è poi da dire, aggiunge l'esperto, "che Obama ha vinto, in tutti e tre gli Stati della costa orientale produttori di vino, California, Oregon e Washington, confermando quanto da tempo si registra nel voto americano dove gli Stati oceanici (pacifici e atlantici) premiano i democratici, mentre quelli interni i repubblicani". Mentre sull'altra costa "Obama ha vinto anche in Virginia, altro Stato agricolo e vinicolo", aggiunge.

Insomma, anche il vino ha fatto la sua parte da 'grande elettore' nelle presidenziali statunitensi. "Negli ultimi anni -ricorda Narduzzi- l'economia vitivinicola è molto cresciuta sia in quantità sia in qualità. E basti pensare che tutte le riviste di vino più influenti al mondo sono americane, da 'Wine Spectator' a 'Wine Enthusiast', da 'Wine Advocate' a 'WineMaker'".

L'Aglianico del Vulture è donna!

Mi scuseranno Marina Alaimo, Luciano Pignataro, Lello Tornatore e tutte le belle e brave produttrici presenti a Tenuta Montelaura lo scorso 29 settembre ma, si sa, i miei appunti sono sparsi in tutta casa in un caos ordinato che spesso mi fa ritrovare ciò che cerco anche dopo mesi. Come in questo caso....
L'Aglianico del Vulture e le sue potenzialità ormai sono di dominio pubblico ma, forse, molti non sanno che in quella zona della Basilicata c'è un movimento nuovo attorno a questo vitigno e questa Doc, un fermento tutto rosa che prende il nome e le sembianze di queste produttrici: Eugenia Sasso, Sara Carbone, Emanuela Mastrodomenico, Elisabetta Musto Carmelitano, Viviana Malafarina, Elena Fucci.

Queste donne attualmente sono a brace ardente del Vulture e, grazie a loro, ho scoperto la bellezza dei loro Aglianico.

Aglianico del Vulture "Covo dei Briganti" 2008 Eubea: questa azienda famigliare può contare 15 ettari di vigneto, di 40 e 60 anni, nella zone di Barile e Ripacandida. I terreni sono vulcanici, magmosi, equilibratamente calcarei, dall'alta capacità drenante. Il Covo dei Briganti, che nasce da uno specifico vigneto posto a 600 metri con densità di 3500 ceppi/ettaro, è un vino ricco, esuberante, e il suo estratto, che arriva anche a 40 g/l, difficilmente può mentire. Al naso sa di frutto nero polposo, mineralità nera, pepe, un tocco di selvatico. Bocca austera ma al tempo stesso agile, c'è tanta acidità a sostenere la struttura del vino caratterizzata da trama tannica imponente e vellutata. Finale lungo di liquirizia. 

Eugenia Sasso. Fonte: Pignataro

Aglianico del Vulture "400 Some" 2008 Carbone: questa dinamica azienda possiede la maggior parte dei vigneti, impiantati negli anni’70, nella zona di Melfi, in località Piani dell’Incoronata e Montelapis, ad oltre 500 mt s.l.m. anche se, ultimamente, si sono aggiunti altri 8 ettari di aglianico e moscato in località Braide, sempre a 500 metri s.l.m.. I terreni sono di matrice vulcanica ed argillosa e non vengono usati diserbanti. Il "400 Some" rispetto al precedente ha un naso meno vigoroso, è più gentile, se lo annusi è tutto un rincorrersi di frutta croccante e fiori, cenere e macchia mediterranea. In bocca è fresco nonostante l'annata decisamente calda, il tannino è ben disposto e scivola via nel palato lasciando una lunga scia di frutta e spezie. 

Sara Carbone. Fonte: Pignataro

Aglianico del Vulture "Likos" 2008 Mastrodomenico: questa piccola azienda famigliare, dopo aver fornito uve alle maggiori cantine del territorio, ha deciso nel 2004 di produrre il proprio vino. I vigneti, circa 10 ettari in zona Barile, sono piantati su terreni tufaceo-vulcanici. Il loro Likos 2008 pur non avendo i tratti tipici della tradizionalità, vanta una profilo olfattivo interessante con cenni balsamici e mediterranei. In bocca è teso, elegante, ha un gradevole retrogusto di arancia sanguinella e spezie. Se vogliamo trovare il capello, forse il tannino è troppo verde per i miei gusti per cui vorrei risentirlo tra qualche anno per capire se può evolveree migliorare. Curioso di sentire il Likos in annate più fresche.

Emanuela Mastrodomenico. Fonte: Pignataro

Aglianico del Vulture "Serra del Prete" 2009 Musto Carmelitano: azienda biologica di circa tre ettari con sede a Maschito (PZ), vinifica separatamente le uve dei diversi vigneti aziendali: vigna di Pian del Moro (la parcella piantata 80 anni fa), vigna Vernavà (di 25 anni) e vigna di Serra del Prete (di 45 anni di età) da cui prende il nome l'omonimo vino. Al naso questo aglianico spara territorio come un fucile la cui polvere da sparo la puoi odorare appena il vino viene versato nel bicchiere. Oltre alla spiccata mineralità il profilo aromatico rimanda anche al catrame, alla viola appassita e alla frutta di rovo. L'incipit gustativo è ispirato alla freschezza e alla compattezza. Chiusura lineare e gradevole.

Elisabetta Musto Carmelitano. Fonte: Pignataro

Aglianico del Vulture "Teodosio" 2008 Basilisco: Viviana Malafarina è il volto femminile di questa storica cantina lucana che ultimamente è entrata a far parte dell'universo Feudi di San Gregorio. Il Teodosio, il loro aglianico "base", è vinificato in acciaio e matura circa un anno in barrique di secondo e terzo passaggio. Quello che ci è stato presentato vanta un profilo aromatico ferroso, quasi ematico, con un frutto un pò sottotono che, a cercarlo, prende la forma di una bella amarena succosa e matura. Bocca molto moderna, con tannino addomesticato e levigato. Ottima bevibilità e sapidità. 

Viviana Malafarina. Fonte: Pignataro

Aglianico del Vulture "Titolo" 2009 Elena Fucci: difficile trovare parole per Elena Fucci, non solo enologa di se stessa ma vero motore della sua piccola impresa familiare che vanta ancora la collaborazione in vigna di suo nonno Generoso che pianto per primo i vigneti nel 1971. Il Titolo è l'unico vino prodotto, un grande e premiatissimo aglianico del Vulture che in questa annata presenta un'impressione olfattiva cesellata che rimanda ai frutti di bosco, al sottobosco, al timo, alla mineralità tipica di Barile, alla viola essiccata. In bocca è già gustoso ed equilibrato con tannino ben integrato nella struttura abbastanza dinamica ed agile. Finale lungo segnato da sapori di prugna e mirtillo. Persistenza vulcanica!

Elena Fucci. Fonte: Pignataro

Termino questo post ringraziando ancora Lello Tornatore per la grande ospitalità, Angela Boccella per la "Maccaronara", Rita Pizza per la pancetta d'agnello "mbuttunata" e Rita Picariello per la crostata al Fiano di Avellino.

A presto, ragazzi! 

Vini in degustazione

Allegra compagnia



I Diesel in (s)vendita?!

Renzo Rosso acquistò la Diesel Farm nel 1994 e, pochi anni dopo, nel 2002, cominciò a produrre tre tipologie di vino: Rosso di Rosso ( Merlot + Carbenet Sauvignon, con percentuali variabili a secondo dell'annata), Bianco di Rosso ( Chardonnay in purezza) e, con la vendemmia del 2003, Nero di Rosso, 100% pinot nero.

Fonte: sito aziendale

I prezzi? In linea con quelli dei suoi jeans e, purtroppo, con quelli dei migliori vini mondiali.

Una strategia di di vendita, supportata dalla società di consulenza Winemarketing di Roberto Cipresso, che ha posto i vini della Diesiel Farm allo stesso livello di immagine del Sassicaia o del Masseto.

Durante questi anni molti si sono posti la seguente domanda:"Ma sti vini sò veramente boni oppure c'è tanto fumo o poco arrosto?".

Rispondo per me. 

I vini, organoletticamente, non mi hanno mai convinto, non me ne voglia tutto il team di produzione ma più che vini di pancia quelli di Renzo Rosso mi sembrano vino da laboratorio, costruiti per piacere ma troppo poco emozionante per chi, come me, ama legare un prodotto a tradizioni e territori e, in generale, a questioni puramente emozionali.
Forse la mia opinione potrebbe essere stata la stessa di tanti, forse la stessa Winemarketing di Cipresso sì è accorta di un pessimo rapporto q/p, fatto sta che qualche tempo fa, sorprendentemente, molti siti tipo Groupon hanno cominciato a (s)vendere i vini della Diesiel Farm scontandoli del 65%, portando il prezzo di vendita da 100 a 35 euro.


Attenzione, per me la quotazione è ancora alta perchè, comparando ad esempio il Nero di Rosso con altri pinot nero italiani, francesi a parte, i prezzi della Diesel sono ancora fuori mercato. Sono prezzi troppo modalioli che stonano con il contesto economico del momento.

Un esempio? Il pinot nero della Dalzocchio non supera i venti euro in enoteca.

Un'altra botta di Groupon e forse Renzo Rosso torna sulla Terra....

Fonte: style.it



Sangiovese Purosangue: il Brunello di Montalcino a Roma. Live!

E' ora si Sangiovese Purosangue. Seguite le dirette su Percorsi di Vino. Su Twitter @percorsi_divino #sangiovese #sangiovesepurosangue #brunellodimontalcino #roma





Preparativi


Iniziamo il seminario con Gianpaolo Gravina

Brunello di Montalcino Podere Sante Marie 2007 Marino Colleoni: naso inizialmente ritroso, poi esce la terra di Montalcino, le bacche, il mediterraneo. Non nasconde l'annata calda, non troppo complesso ma succoso, diretto, piacevole, con tannino molto piacevole. Marino non è convintissimo della 2007, noi gli diciamo che, forse, sbaglia. Promette un buon futuro,

Brunello di Montalcino 2007 Tenuta di Sesta: dalla terra del precedente vino passiamo, con questo Brunello, alla dolcezza e la rmaturità del frutto, c'è più lirismo, quello del sangiovese del Sud. Vino affatto seduto, ma elegante, setoso. Bocca scorrevole, speziata di cannella, poi agrume nel finale lungo che gioca con tannino ben domato. Ci piace.

Brunello di Montalcino 2006 Pietroso: vino tonico, vitale, brillante, c'è progressione sia olfattiva che degustativa dove c'è voglia di tornare al sorso successivo. Avvolgente, sapido, fruttato, balsamico. Un'orchestra ben guidata dove tutto sembra funzionare all'unisono. Promettente l'evoluzione.

Brunello di Montalcino 2006 Le Chiuse: naso minerale, austero, di erbe aromatiche. cosa che ritroviamo anche in bocca dove il sangiovese è quasi salato. Un vino di grande espressività,  equilibratissimo, tridimensionale, l'annata è di quello "azzeccate" per il Brunello, almeno per Le Chiuse.

Brunello di Montalcino 2006 Le Ragnaie: ultimo vino in assemblaggio prima della suddivisione dell'azienda per Cru. E' un sangiovese nervoso, elegante, quasi borgognone. La bocca è scattante, animata da tensione gustativa molto interessante, sapida nel finale, lunghissimo.

Brunello 2005 Le Potazzine: ci propone note ferrose, ematiche, scure, che convivono e preludono a bocche più nervose e che, invece, in questo sangiovese risulta più rotonda. Finale non proprio super, manca il plus che l'annate non può dare. 

Brunello di Montalcino 2005 "Ugolaia" Lisini: abbastanza complesso, sapido, fiori secchi, minerale. Bocca dritta, fresca, l'acidità gioca ancora la parte del leone così come le durezze che sono ancora evidenti anche se ben amalgamate nella struttura. Chiusura ferrosa, eterea. Non un grandissimo Ugolaia ma, per l'annata, un grande vino.


Secondo seminario con l'enologo Maurizio Castelli: come i cambiamenti climatici hanno influenzato il sangiovese a Montalcino


Brunello di Montalcino Mastrojanni 1980: azienda della zona Sud dell'areale. Annata media. Naso di orzo, caffè, ematico, foglie di autunno. Bocca di grande freschezza, l'acidità è il filo conduttore di questo vino dritto, puntuto, verticale, preciso.

Brunello di Montalcino Mastrojanni 2007: naso elegante, rotondo, frutta matura, rotondo. In tema di freschezza si nota una peggiore sottigliezza rispetto al 1980, a prescindere dalla componente aromatica che ovviamente è diversa. Sicuramente tra 30 anni questo vino avrà uno sviluppo più orizzontale che verticale.

Brunello di Montalcino Barbi 1983: rispetto al 2007 è stato vendemmiato un mese prima. Naso di frutta disidratata, c'è una dolcezza che sa di terza età davvero commovente così come lo è la freschezza. Vino ancora saldo anche in bocca che è ancora viva e di buona persistenza.

Brunello di Montalcino Barbi 2007: anche in questo caso ci sento la dolcezza del frutto nel sangiovese ma tutto è più opulento e anche il ph del vino, maggiormente più elevato, dona rotondità ed eleganza vellutata. 

Brunello di Montalcino Col d'Orcia 1985: bottiglia non performante. 

Brunello di Montalcino Col d'Orcia 2007: naso di frutti di bosco, erbe, fiori, molto intenso, pieno. Bocca sapida, lunga, progressiva. Castelli parla di diverso approccio rispetto ai Brunelli degli anni '80 dove mancava un pò di corsa da parte del sangiovese di Montalcino.

Brunello di Montalcino Piancornello 1990: inizio degli anni caldi, prima di allora spesso si faceva fatica a portare uva a casa. Vigneti a sud con terreni argillo-calcarei. Vino già pieno, profondo, con frutta rossa matura, buona acidità ma niente estremi.

Brunello di Montalcino Quattroventi 2007: rispetto al precedente le differenze non sono moltissime, ok ci sono quasi venti anni di differenza ma le temperature, dal '90 sempre abbastanza elevate, hanno livellato il fondo gustativo. In questo vino c'è una punta di legno in eccesso che esalta troppo la gioventù del Brunello.

Terzo seminario. Sei Brunello alla cieca

Naso minerale, arancia rossa, grafite, poi frutta rossa abbastanza matura. Bocca austera, rigida, sferzante di acidità che arriva a centro bocca e poi sembra scemare. Anche qua l'annata fa mancare il guizzo del campione. E' un  Brunello Soldera Riserva 2005

Naso più ampio, gentile, rotondo, c'è tanta frutta, fiori, si sente il caldo della zona. Anche la bocca è più strutturata, soprattutto il tannino è più grezzo, meno fine. Rimane un vino più rotondo rispetto a Soldera con un guizzo in più nel finale dove l'estrazione gioca un ruolo fondamentale. E' un Brunello Cerbaiona Diego Molinari 2005.

Colore più rosso cristallino, meno concentrazione, al naso è poco aperto, c'è mineralità, quasi sasso, durezza. il frutto è solo una cornice. Bocca di grande eleganza, equilibrata, intensa, finissima e di grande lunghezza. E' un Brunello Poggio di Sotto 2006.

Naso diverso dagli altri, c'è tanta materia, un carattere diverso, c'è irruenza, ma tutto è mediato, non c'è disordine. Rivela tanta frutta e spezie nere. Sangiovese di grande profondità sia olfattiva che gustativa, tannino ancora graffiante, è un vino che evolverà nel tempo. E' un Brunello Il Marroneto 2006.

Quinto vino con problemi. Doveva essere Biondi Santi 2007.

Il sesto vino entra in punta di piedi e sembra giocare a nascondino poi, una volta fatto tana, ti trascina via attraverso vortici sapido-balsamici. E' un vino dalla beva compulsiva. Ottimo. E' un Brunello Paradisi di Manfredi 2007.



Slow Wine 2013 per chi non c'era

Oltre 700 Km di distanza, mal di schiena da maratona fieristica, freddo e vento siberiani sono annullati completamente quando entriamo dentro la Rampa Nord del Lingotto in una location che, un tempo, doveva essere un parcheggio multipiano per i dipendenti FIAT. 
Slow Wine, la mia guida del cuore per diverse ragioni, ha deciso di fare tappa nella "sua" Torino creando la più grande e ricca degustazione di vino mai realizzata in Italia con oltre 550 aziende che presenteranno più di 1000 etichette.


Avevamo tre ore di tempo, pochissimo per tutt il ben di Dio che c'era, con Stefania pertanto ci siamo limitati a salutare vecchi e nuovi amici che ci hanno accolto con i loro straordinari vini.
Di A' Vita di Francesco de Franco, Cote di Franze e Sergio Arcuri, i tre moschettieri del Cirò, cercherò di scrivere più approfonditamente in futuro perchè i ragazzi meritano un discorso a parte. Anticipo solo che, da quelle parti, c'è grande fervore e stanno uscendo dei vini di grandissima qualità. E mi fermo qua...
Vicino a loro ho avuto il piacere di salutare Nino Barraco e famiglia (bellissima la piccola Alice) che proponeva in degustazione il Grillo 2010, vino Slow, che ogni volta che lo bevo mi incanta per questo equilibrio perfetto tra mare e terra. Gran vino davvero.

I tre moschettieri del Cirò

Tra le fila del Sud anche due grandi vignaioli come Gianfranco Fino e Elena Fucci che, rispettivamente, con l'ES 2010 e Titolo 2010 stanno giustamente ricevendo tutti i premi che meritano.
In Campania, oltre ai grandi fiano, ho trovato un ottimo Sabbie sopra il bosco 2010. Con Giovanni Ascione (Nanni Copè) abbiamo parlato un pò del suo territorio e delle vecchie annate e, d'accordo, abbiamo sottolineato la grande profondità di questo millesimo, uno dei migliori fino ad ora. Accattatevillo!!

Del Lazio non vorrei parlare ma due cose le dico: già i vini della mia Regione stentano a decollare e, se a tutto questo, ci aggiungiamo la maleducazione di alcuni produttori i quali, premiati ed invitati, non solo non vengono a Torino ma neppure pagano un sommelier per fare le loro veci, allora il risultato è davvero avvilente. Cosa ho visto? Un banchetto triste dove su otto posti disponibili solo la metà era occupato dai produttori. Inguardabile ed ingiustificabile il buco lasciato dagli altri. Senza parole. Fortuna che i presenti, Damiano Ciolli, Casale della Ioria, Trebotti e Trappolini, con i loro prodotti assolutamente deliziosi, hanno tenuto botta. Bravi!

In Toscana, invece, come al solito tante conferme e qualche sorpresa. La prima riguarda Il Colombaio di Santa Chiara di Alessio Logi che ha portato una Vernaccia di San Gimignano "Selvabianca" ancora più buona rispetto l'ultima volta che l'ho assaggiata. Elegante, sapida, persistente, di un equilibrio fantastico. Sette euro in cantina, sette....


Altra conferma riguarda Le Casalte di Chiara Barioffi che col suo Rosso Toscano 2010, il loro "base", mi ha davvero convinto per la grande bevibilità e la freschezza. 
Accanto a Chiara c'era poi Poderi Sanguineto, il Nobile Riserva 2007 di Dora Forsoni era incantevole, fossero tutti così i vini da quelle parti...
Più avanti c'era il banchetto di Radda in Chianti e.....chevvelodico a fare!! Un gruppo di amici, prima che colleghi, dove trovare ristoro dalle tante fatiche torinesi bevendo a secchi tutto il possibile. 
Il Baron Ugo Riserva 2009 di Monteraponi è il miglior vino fatto da Michele Braganti fino ad ora. 
Il Chianti Classico Riserva 2009 di Val delle Corti è pura poesia territoriale così come il Caparsino 2008 di Paolo Cianferoni (Caparsa) che, man mano che lo bevo, somiglia sempre più al suo creatore. 
Martino Manetti, non presente fisicamente, ha invece portato un Pergole Torte 2009 e un Montevertine 2009 da paura. Ad oggi meglio il secondo ma, in prospettiva, come al solito, il Pergole promette davvero bene. L'annata, da quelle parti, promette davvero tanto!

Stefy e Paolo Cianferoni
 
Con Roberto Bianchi

Il tempo tiranno, dobbiamo saltare moltissime Regioni ma non possiamo saltare i padroni di casa del Piemonte.
A parte il solito grande timorasso di Massa, del quale uscira a brevissimo un post sulla verticale tenuta a Roma, un plauso va a La Colombera di Elisa Semino che c'ha lasciato un ultimo bicchiere del suo Timorasso Il Montino 2010, poche gocce di nettare che ci hanno fatto capire perchè viene adorata da un pubblico sempre crescente. Una Massa in gonnella!
Tra i rossi apro le danze con un grande piccolo vino: il Grignolino d'Asti 2011 di Luigi Spertino, un capolavoro di leggerezza e florealità che, come scrivono sulla guida, rappresenta "forse la migliore versione mai prodotta di cui Mauro e il padre Luigi vanno giustamente fieri!".
Che vogliamo dire poi dei Barolo 2008? Giancarlo Gariglio, uno dei curatori della guida, ha scritto poco tempo fa che:"In dieci anni di lavoro, perdonate l'autoreferenzialità, e 60.000 bottiglie degustate (sono lontano dal fatidico traguardo dei 100.000...) non mi era mai capitato di imbattermi in un mostro di questo tipo". Come dargli torto?! Ho fatto pochi assaggi di nebbiolo ma la menzione particolare va ad un produttore, Giovanni Rosso, che col suo Barolo La Serra 2008 mi ha davvero conquistato. Di grande complessità e finezza già da ora, non so immaginare come diventerà quando sarà grande in tutti i sensi.

Cavolo ho scritto tanto e qualcuno si sarà annoiato...Buona vita a tutti!










Il robot che vendemmia? Meglio l'uomo.

Sul Corriere della Sera di qualche giorno fa è uscito questo interessante articolo che mette in luce tutte le debolezze del robot vendemmiatore che in Francia speravano risolvesse qualche problema in più. Ed invece....

Il robot viticoltore delude le attese dei vignaioli francesi. Era stato presentato come un vero gioiello tecnologico, capace di rendere meno faticoso il lavoro umano nelle estese vigne transalpine e in grado di risolvere il problema della cronica mancanza di manodopera nell'industria vitivinicola. Ma a quanto pare le capacità di Vin (acronimo che sta per «viticoltura naturale intelligente»), robot ideato dallo scienziato d'Oltralpe Christophe Millot e prodotto dall'azienda Wall-Ye che ha il suo quartier generale a Mâcon, nel dipartimento della Saona e Loira, non hanno soddisfatto l'esigente mondo dei viticoltori francesi. Come racconta un reportage pubblicato su Le Figaro, venerdì scorso è stata organizzata in Borgogna una dimostrazione pubblica per testare l'abilità della "macchina", ma la delusione degli esperti è stata notevole. 


LE CAPACITA' SULLA CARTA - Il robot che è alto 50 cm, ha due braccia e quattro ruote, è dotato di Gps e di sei telecamere. Grazie a queste dovrebbe esaminare lo stato di salute dei vigneti e memorizzare nei dettagli ogni vite. Inoltre ogni giorno - afferma Millot - è in grado di potare 600 piedi di vite. Il prezzo di ogni macchina è di 25.000, ma sulla carta i vantaggi sono enormi: I viticoltori potrebbero disporre di mano d'opera che costa meno e che lavora dal lunedì alla domenica: «E' attivo giorno e notte, non prende vacanza e non fa neppure uno spuntino» ha dichiarato qualche settimana fa l'ingegnere Guy Julien, che ha sviluppato Vin assieme a Christophe Millot. Un'altra importante qualità del robot sarebbe la capacità di registrare le caratteristiche di ciascun ceppo di vigna e di memorizzare le cure di cui necessita. Le eventuali malattie del suolo e lo stato di maturazione dell'uva sarebbero immediatamente monitorate dal robot viticoltore. «Abbiamo creato Vin non per sopprimere posti di lavoro, ma per aiutare i piccoli viticoltori che non hanno i mezzi per assumere nuovo personale» ha più volte dichiarato lo scienziato Millot. 

DELUSIONE - Peccato che le promesse di Vin siano state disattese nella pratica. Il robot - scrive Le Figaro - presenta gravi problemi di batteria e si muove troppo lentamente nel campo. Inoltre anche le sue capacità di esaminare lo stato di salute dei vigneti e di memorizzare nei dettagli ogni vite sono ancora superficiali. Se vogliono convincere davvero i vignaioli francesi a investire nella loro invenzione – dichiara il quotidiano francese - bisogna che i suoi ideatori sviluppino meglio le potenzialità di questa macchina. «Conoscendo la diffidenza verso le nuove tecnologie dei viticoltori transalpini, è necessario che Millot renda impeccabile la sua creatura artificiale» si legge su Le Figaro- In caso contrario è certo che la commercializzazione di questo piccolo gioiello high-tech è rinviata sine die». Ma c'è anche chi la pensa diversamente. Dieci viticoltori avrebbero ordinato il dispositivo e già tre robot sono stati consegnati dall'azienda di Mâcon.


Foto: http://wall-ye.com

Tuteliamo i grandi vini italiani dal presunto vino in polvere

Il presunto scoop di Striscia la notizia è una sorta di segreto di pulcinella, un pò tutti i professionisti del settore sanno che da anni ci sono società estere che producono kit di presunto vino in polvere che vengono venduti con i nomi dei nostri migliori vini: Barolo, Amarone, Chianti fino ad arrivare al Frascati che è stato oggetto dell'attenzione del tg satirico.

Mauro De Angelis, presidente del Consorzio Tutela del Frascati, ha inviato recentemente una lettera al Ministro per le Politiche Agricole Mario Catania scrivendo che "denunciammo negli anni precedenti tale fenomeno ma esso è non è stato, evidentemente, perseguito. Esigiamo la difesa da parte di tutte le Istituzioni competenti, che siamo certi saranno da Lei attivate immediatamente, dei nostri vini e del Frascati nella fattispecie, che tanto hanno contribuito e partecipano alla economia Italiana e che rappresentano una storia ed una cultura da sempre riconosciuta nel mondo". 

Come scritto, la denominazione Frascati è solo la punta di un iceberg che vede lo sputtanamento di molte altre denominazioni storiche italiane tra cui il Barolo DOCG, un vino proveniente da uve nebbiolo che, secondo la società Craft Winemaking, potrebbe essere creato in tre diverse versioni:

Red

Barolo

A rich, dense-textured red, Barolo is full-flavoured and ripe with warm dark fruits, plums and toasted oak.
Red

Barolo Style

Deep in colour, high in tannin, full-bodied and robust this wine is intense on the palate.
Red

Barolo

A robust, Italian-style wine with a light oak flavour and rich fruit.

Pare che queste società di vendita di kit per farsi il vino a casa si facciano anche molta concorrenza tra loro visto che la Northern Brewer (il nome è tutto un programma) di Minneapolis vende il kit per produrre il VERO BAROLO

Selection Original Barolo


Il bello è che, nella descrizione del vino, gli stessi scrivono: "Made famous in Italy's Piedmont region, this Barolo-style is rich in flavor and deep in color, with a rounded oak aroma that lingers on the finish". E certo, il nebbiolo ha un colore molto profondo, lo scambierei col Montepulciano..........

Ma le taroccate vanno avanti e vengono denunciate, anche il Chianti non è da meno, se cliccate qua con soli 50$ potreste comprarvi tutto per produre in casa 30 bottiglie di vino Chianti Style.

E l'Amarone? Come poteva mancare!! L'inglese Happy Brewer vi spedisce a casa la pozione magica per solo £91. Trenta bottiglie anche di questo vino sono garantite, fruttaio magico incluso.

Il mio proposito, per evitare questo schifo, sarà quello di mandare il post ai vari Consorzi di Tutela in modo da invitarli, sempre che ce ne sia bisogno, a tutelarsi in maniera più efficace. Altri "colleghi" wine blogger hanno fatto o stanno facendo lo stesso. Speriamo che, per una volta, l'unione faccia la forza.


Contro Luca Maroni e le Eccellenze dell'Annuario dei migliori vini italiani 2013

Caro Luca, inizio questa piccola lettera con una domanda: perchè?

Perchè premiare Poggio le Volpi come produttore dell'anno? Perchè premiare il loro Donnaluce come migliore vino dell'anno così come accade col Baccarossa valutato al massimo punteggio, cioè 99? Perchè premiare la Cuvée Tradition Brut di Colonnara con 90 punti ed escludere l'Ubaldo Rosi che sta al Prosecco Valdo come come Rita Levi Montalcini sta alla Minetti?

Le cose sono due: o sei bravo te a percerpire nei vini e nei produttori cose che gli altri non vedono oppure dovresti rivedere il tuo sistema di valutazione. Boh.

Per carità, nulla contro Poggio le Voli, grande ed influente azienda del Lazio, o le altre aziende premiate ma, mi scuserai e comunque non te ne fregherà nulla, scorrendo la lista che vedo qua sotto non posso che, turgidamente e polposamente, esclamare:"NON TI STIMO FRATELLO"!


VINI ROSSI - Cantina - Vino - Annata - Punteggio

Jasci & Marchesani - Montepulciano d’Abruzzo Janù - 2007 - 99
Montalbera - Terra del Ruchè - Ruchè di Castagnole Monferrato Docg Laccento - 2011 - 99
Nativ - Eremo San Quirico Aglianico Campi Taurasini Cru - 2009 - 99
Poggio Le Volpi - Baccarossa - 2010 - 99
Cantina Terzini - Montepulciano d’Abruzzo Vigna Vetum - 2008 - 97
Falesco - Montiano - 2010 - 97
Farnese - Edizione Cinque Autoctoni - sa - 97
Feudi di San Marzano - F Negroamaro Salento Igp - 2009 - 97
Feudi di San Marzano - Primitivo di Manduria Sessantanni - 2009 - 97
Firriato - Harmonium - 2010 - 97
Gianfranco Fino Viticoltore - Primitivo di Manduria Es - 2010 - 97
Le Salette - Amarone della Valpolicella Pergole Vece - 2008 - 97
Nugnes - Caleno Falerno del Massico Rosso Riserva - 2009 - 97
Velenosi - Ludi - 2009 - 97
Albea - Lui Nero di Troia - 2010 - 96
Barbanera - Duca di Saragnano - Vecciano - 2010 - 96
Bellicoso - Barbera d’Asti Merum - 2010 - 96
Bove - Montepulciano d’Abruzzo Indio Doc - 2009 - 96
Cantina Diomede - Canace Nero di Troia - 2010 - 96
Cantina Franco Todini - Nero della Cervara - 2009 - 96
Casale del Giglio - Mater Matuta - 2009 - 96
Cirulli Aziende Agricole - Ginepreta - 2009 - 96
Feudi di San Gregorio - Taurasi Piano di Montevergine - 2007 - 96
Icardi - Barolo Parej - 2008 - 96
La Tosa - Gutturnio Doc Superiore Vignamorello - 2011 - 96
La Tosa - Luna Selvatica Colli Piacentini Doc Cabernet Sauvignon - 2010 - 96
Lungarotti - Rubesco Vigna Monticchio Riserva - 2007 - 96
Marchesi de’ Cordano - Santinumi Rosso - 2007 - 96
Mastroberardino - Taurasi Radici Riserva - 2006 - 96
Nugnes - Falerno del Massico Rosso - 2010 - 96
Pojer & Sandri - Pinot Nero - 2011 - 96
Provinco - Ronco di Sassi - sa - 96
Signae - Benozzo - 2010 - 96
Tenuta di Castiglioni - Frescobaldi - Giramonte - 2009 - 96
Tenuta La Braccesca - Marchesi Antinori - Syrah Bramasole - 2009 - 96
Tenuta Terre Nobili di Lidia Matera - Alarico - 2011 - 96
Baglio del Cristo di Campobello - Syrah Lusirà - 2010 - 95
Cantine Due Palme - Selvarossa Riserva - 2009 - 95
Casavyc di Viviana Filocamo - Temerario - 2010 - 95
Cavalierino - Chiccheio - 2010 - 95
Cottanera - Sole di Sesta - 2009 - 95
Ducato Grazioli - Petit Verdot - 2009 - 95
Mamete Prevostini - Albareda Sforzato di Valtellina Docg - 2010 - 95
Marconi Vini - Lacrima di Morro d’Alba Superiore - 2011 - 95
Maremmalta - Guardamondo Riserva - 2009 - 95
Masi - Osar - 2006 - 95
Maso Unterganzner - Josephus Mayr - Lamarein - 2010 - 95
Montresor - Amarone Doc Riserva del Fondatore - 2008 - 95
Oasi degli Angeli - Kurni - 2010 - 95
Poggio Le Volpi - Primitivo Tator - 2010 - 95
Provinco - Ripa di Sotto - sa - 95
Rocca di Frassinello - Baffonero - 2010 - 95
Sensi - Mantello - 2010 - 95
Signae - Rossobastardo - 2009 - 95
Valle Reale - Montepulciano d’Abruzzo San Calisto - 2009 - 95
Zymè - Amarone Classico Riserva La Mattonara - 2001 - 95
 
VINI BIANCHI

Poggio Le Volpi - Donnaluce - 2011 - 99
Jasci & Marchesani - Chardonnay Rudhir Histonium - 2010 - 98
Nativ - 25 Rare Irpinia Bianco Cru - 2011 - 98
Nugnes - Falerno del Massico Vite Aminea - 2011 - 98
Montecappone - Tabano Bianco - 2011 - 98
Jasci & Marchesani - Chardonnay Rudhir Histonium - 2008 - 96
Lis Neris - Confini - 2009 - 96
Villa Russiz - Chardonnay Gràfin De La Tour - 2010 - 96
Vie di Romans - Chardonnay Doc Friuli Isonzo Rive Alte - 2010 - 96
Argiolas - Cerdenza - 2010 - 96
Cantina Produttori S. Michele Appiano - Pinot Grigio Alto Adige Sanct Valentin - 2010 - 96
Loacker Valdifalco - Vermentino Maremma Toscana - 2011 - 96
Santa Cassella - Donna Eleonora - 2011 - 96
Maremmalta - Vermentino Le Strisce - 2009 - 95
Castelfeder - Chardonnay Riserva Burgum Novum - 2009 - 95
Tenuta San Pietro in Tassarolo - Gavi Gorrina - 2010 - 95
Elena Walch - Beyond The Clouds - 2010 - 95
Lungarotti - Aurente Chardonnay dell’Umbria - 2010 - 95
Cantina Produttori Cortaccia - Freienfeld Weiss - 2010 - 95
Donnafugata - Lighea - 2011 - 95
Di Lenardo Vineyards - Chardonnay Father’s Eyes - 2011 - 95
La Bollina - Gavi La Bollina Beneficio - 2011 - 95
Tenuta Ca’ Bolani - Sauvignon Aquilis Friuli Aquileia Doc - 2011 - 95
Bruni - Vermentino Vendemmia Tardiva PerLaia - 2011 - 95
Tenuta Iuzzolini - Donna Giovanna - 2011 - 95
Pescaja - Solo Luna - 2011 - 95
Terre de la Custodia - Grechetto Colli Martani Plentis - 2011 - 95
Azienda Agricola Fiorano - Ponte Fiorano Bianco - 2011 - 95
Masseria Frattasi - Falanghina Donnalaura - 2011 - 95

VINI ROSATI
 
Nugnes - Rodeon - 2011 - 96
Azienda Agricola Ceraudo Roberto - Grayasusi Etichetta Argento - 2011 - 96
Tenuta Ulisse - Merlot Unico Rosato - 2011 - 94
Feudi di San Marzano - Negroamaro Rosato Sud Salento Igp - 2011 - 94
Vigneti Pittaro - Valzer in Rosa - 2011 - 94
Franz Haas - Pinot Nero Rosé - 2011 - 93
Mastroberardino - Lacrimarosa - 2011 - 93
Vigneti del Vulture - Rosato Pipoli - 2011 - 93

VINI SPUMANTI
 
Valdo Spumanti - Cuvèe del Fondatore Prosecco di Valdobbiadene Superiore Docg Millesimato - 2011 - 91
Carpené Malvolti - Valdobbiadene Superiore di Cartizze - sa - 91
Vanzini - Pinot Nero Doc Spumante Extra Dry Rosato - sa - 91
Vanzini - Pinot Nero Spumante Extra Dry - sa - 91
Cesarini Sforza Spumanti - Aquila Reale Riserva - 2005 - 90
Feudi di San Gregorio - Aglianico Brut Dubl - 2009 - 90
Astoria Vini - 25y Celebration Prosecco Treviso Doc - 2011 - 90
Villa Sandi - Cartizze Vigna La Rivetta - 2011 - 90
Colonnara - Cuvée Tradition Brut - 2011 - 90
Nino Franco Spumanti - Prosecco Superiore di Cartizze - 2011 - 90
PDB Wine - Essé Pignoletto Brut - 2011 - 90
Moletto - Demi Sec Millesimato - 2011 - 90
Tenuta Gorghi Tondi - Palmarés Rosé Extra Dry - 2011 - 90
Casa Vinicola Coppi - Bollicine Cherì Rosé - 2011 - 90
Azienda Agricola Conte Collalto - Rosé Spumante Extra Dry - sa - 90
Arunda - Brut Rosé Excellor - sa - 90
Il Montù - Pinot Nero Rosé de Noir Spumante Brut Metodo Classico - sa - 90
Castello di Cigognola - Pas Dosè ‘more Rosé Oltrepò Pavese - 2009 - 89
Tenuta Masselina - Masselina Brut Millesimato - 2009 - 89
Cantine del Notaio - La Stipula Rosé Brut - 2010 - 89
Andreola - Prosecco di Valdobbiadene Sup. di Cartizze - 2011 - 89
Gambrinus - Rosa Spumante Rosé di Pinot - 2011 - 89
Cantina Madonna del Carmine - Spumante Bianco Abruzzo Doc Cococciola - sa - 89
Arunda - Extra Brut Cuvée Marianna Talento - sa - 89
Costamezzana Vigne e Vini - Oberto - sa - 89
Kettmeir - Grand Cuvée Brut Pinot Bianco Alto Adige - sa - 89
Marsuret - Cartizze Valdobbiadene Docg Superiore di Cartizze Brut - sa - 89
Vigne Regali - Brut Tener - sa - 89
La Montina - Franciacorta Rosé Demi Sec - sa - 89

Verdicchio di Matelica Collestefano 2011

L'azienda ed il vino di Fabio Marchionni non sono ormai più una novità per noi appassionati. 
Il Collestefano, Verdicchio di Matelica Doc, è da anni uno dei vini bianchi italiani dal miglior rapporto qualità/prezzo e il solo dubbio che questo vino si porta dietro, vendemmia dopo vendemmia, riguarda la costanza qualitativa che tutti sperano non possa essere mai scalfita da questo clima certamente non idoneo alla viticoltura. Ricordiamo, tra l'altro, che Fabio conduce i suoi tredici ettari di vigna in regime biologico da sempre.

Per fugare ogni dubbio sulla nuova annata del Collestefano, millesimo 2011, ho aperto una delle dodici bottiglie che conservo gelosamente a casa sperando che un pò di sano e fresco verdicchio possa aiutarmi a contrastare il caldo di questo autunno ancora troppo estivo.


Già al naso risulta evidente che nulla è cambiato. E' proprio lui. Ha un corredo olfattivo che ho subito denominato crudo, quasi glaciale, di algida austerità. 
La mineralità tipica del terroir di Matelica esce fuori prepotentemente con sentori calcarei e sassosi, poi esce fuori il salgemma in sinergia con l'agrume, l'anice e il biancospino. Non so ma se chiudo gli occhi è un vino che definirei puro.

In bocca è armonico, fervido, la spinta acido-sapida è davvero intensa e crea una scia rinfrescante che invita continuamente alla beva. Epilogo lungo su ricordi minerali e agrumati. 

Il tempo aumenterà ulteriormente la sua complessità donandogli un profilo leggermente più arrotondato. In giro si trova attorno ai 6/7 euro. Non aggiungo altro.


Il Lazio secondo la guida Slow Wine


Registriamo con grande piacere dei buoni risultati che arrivano da una regione per troppo tempo un po' sonnacchiosa. A partire dal conferimento di una nuova Chiocciola al Casale della Ioria, che contribuisce a nobilitare la denominazione in rapida crescita del Cesanese del Piglio.

Il Lazio, se analizzato in un contesto più ampio delle pur buone considerazioni sull'annata appena trascorsa, non può non essere oggetto di doverose e approfondite riflessioni. Un totale di 1.205.117 ettolitri prodotti, per 26.549 ettari a regime, implica una diminuzione del 4,4%, rispetto all'anno precedente: ma ciò sarebbe nulla, se non ci si ponesse dinanzi alla realtà enologica regionale dopo i risultati del Censimento Agricoltura Istat 2011, che ha fatto il punto sulle differenze fra l'inizio del terzo millennio e il 2010. Analizzando nel dettaglio tutte le aziende viticole laziali, la fine del decennio preso in esame vede queste diminuite addirittura del 70,5% rispetto al 2000, con gli ettari di superficie ridimensionati del 45,7%: un calo - sarebbe meglio dire "crollo" - non riscontrato in nessun'altra regione. Anche il 2011, come già ricordato, non ha di certo contribuito al risanamento della questione. Staremo allora a vedere in futuro, dopo che l'anno passato ci ha dato, come altrove, dei bianchi statici, un po' "fermi sulle gambe", non molto articolati, e dei rossi 2010 in cui l'equilibrio fra polpa e dinamismo non sempre è risultato del tutto a fuoco. I Cesanese (Piglio, Affile e Olevano Romano) comunque, pur nelle loro differenze, si sono mossi bene, mentre i Frascati hanno in molti casi risentito di un andamento climatico caldo e vincolante. Una denominazione storica come Marino, poi, vedrà addirittura l'unico esponente di livello uscirne dall'anno prossimo per conflitti mai sanati. Fortunatamente ci si è rinfrancati degustando quanto di buono ottenuto nell'ambito di Cori, denominazione ormai affidabile. Annata interlocutoria per il Moscato di Terracina, mentre nel nord della regione sono state soprattutto le tante Igt da aleatico o da grechetto a dare soddisfazione, più che i classici Est!Est!!Est!!!, Coste di Tarquinia o Cerveteri. Complessivamente piuttosto bene, quindi. Ma con tanto lavoro ancora da fare.
Segnaliamo oltre ai tanti vini che vedete sotto anche l'ottima prestazione di insieme della batteria della cantina l'Olivella, che per questo ha raggiunto il riconoscimento della Bottiglia.

Vini Slow

Cesanese del Piglio Sup. Tenuta della Ioria 2010 - Casale della Ioria
Cesanese di Olevano Romano Cirsium 2009 - Damiano Ciolli
Gocce di Castiglionero 2009 - Trebotti
Moro 2010 - Marco Carpineti
Poggio della Costa 2011 - Sergio Mottura

Come potete vedere una batteria davvero nutrita con due Cesanese di altissimo livello e dal rapporto tra la qualità e il prezzo davvero convincente. Il Gocce di Castiglionero è frutto della vinificazione dell'autoctono violone ed è figlio di unagricoltura attenta e sensibile all'ambiente. Che dire, poi, del Moro di Carpineti (che ha anche la Chiocciola): ampio, fine, sapido e cremoso, il tutto a poco più di 10 € in enoteca! Infine, il grande Sergio Mottura che ci regala una versione del Poggio della Costa a dir poco strepitosa.

Grandi Vini
Latour a Civitella 2010 - Sergio Mottura

Sergio Mottura (Chiocciola) è un gigante, uno dei migliori produttori del Centro Italia e questo suo Latour ha un equilibrio nella gestione del legno invidiabile. eccezionale.

Vini Quotidiani

Cenereto 2011 - Trappolini
Cesanese di Olevano Romano Consilium 2009 - Migrante
Marino Coste Rotonde 2011 - Colle Picchioni
Pantaleo 2011 - Cincinnato
Pecorino 2011 - Tenuta Santa Lucia

La regione si conferma un'ottima fucina di Vini Quotidiani, realizzati tutti con grande cura ed esprimono aderenza territoriale e complessità organolettiche non indifferenti se rapportato al prezzo assai contenuto. Trappolini oltre al Vino Quotidiano con l'ottimo rosso Cenereto raggiunge anche il riconoscimento della Moneta. Stesso discorso anche per Migrante, piccola azienda di grandissimo valore. Colle Picchioni da sempre è uno dei fari della denominazione Frascati. La Cooperativa Cincinnato si fregia della Moneta, grazie a una batteria di alto livello. Infine il fresco e accattivante bianco di Tenuta Santa Lucia ci ha convinto appieno.