Castello di Ama - Chianti Classico "Vigneto la Casuccia" 1989 è il Vino della settimana di Garantito IGP

Di Carlo Macchi

Bottiglia con tappo fradicio, vino a metà spalla della bottiglia (l’etichetta stava pure peggio e per questo non la mostro). 


Considerando l’annata da tregenda l’ho aperta sicuro del peggio. Invece complessità, freschezza, equilibrio, GRANDEZZA! Un vino commuovente, sono ringiovanito. Grazie Marco Pallanti!

Valle d'Aosta: i premi della guida Slow Wine 2018

La Valle d’Aosta del vino sta patendo, come tutto il resto della penisola, il susseguirsi di annate climaticamente altalenanti, che segnano pesantemente le vendemmie sia dal punto di vista qualitativo che da quello quantitativo: se il 2014 era stata un’annata fredda e mediamente produttiva, la 2015 è stata l’opposto, con temperature molto alte e precipitazioni scarse.
La 2016, pur in qualche modo ripercorrendo l’annata precedente dal punto di vista delle temperature, non ha patito la mancanza d’acqua, grazie a temporali e piogge arrivate al momento opportuno, che fanno sì che si possa parlare di un’annata felice. Abbiamo assistito a una vendemmia regolare, talvolta protrattasi fino a fine ottobre per le varietà più tardive, con grande qualità delle uve e una quantità superiore alle attese. Generalmente i vignaioli considerano la 2016 come una delle migliori annate degli ultimi tempi, equiparata per certi versi alla 2010.
Purtroppo l’inizio del 2017 ha fatto pagare pesantemente dazio per questa “fortuna”: ad aprile tre giorni di gelate notturne continue hanno messo in ginocchio una produzione che era partita con leggero anticipo, bruciando le viti e con perdite che arrivano al 95% nella zona di Morgex e si attestano su una media regionale del 30-40%. Come se non bastasse nel mese di luglio si è registrata una grandinata che ha colpito soprattutto la zona dell’enver, tra Aymavilles e Gressan, riducendo ulteriormente la già scarsa produzione locale.

Pertanto, pur non avendo la sfera di cristallo, e augurandoci che l’annata termini in maniera quieta, possiamo affermare che questa vendemmia presumibilmente non sarà delle più fortunate. Dal punto di vista della sanità delle vigne nel 2016 non si sono registrati problemi particolari, seppur ci siano stati ancora dei focolai di flavescenza e suzuki, sicuramente molto meno diffusi rispetto alle due annate precedenti.
Ci fa invece piacere constatare il continuo sviluppo della viticoltura regionale, con un aumento dei produttori privati, tra cui si vedono numerosissimi giovani che portano avanti la tradizione vitivinicola supportandola con le più moderne conoscenze tecniche. Le aziende convertite al biologico non sono cresciute, ma la tendenza a una maggiore sostenibilità ambientale, con la contemporanea riduzione dell’uso di trattamenti sistemici o l’abbandono del diserbo chimico, è in costante crescita.
VINO SLOW
Valle d’Aosta Blanc De Morgex et de La Salle 2016, Emes Pavese
Valle d´Aosta Chambave Muscat Flétri 2015, La Vrille

GRANDE VINO
Valle d’Aosta Rouge L’Aime 2015, Didier Gerbelle
Valle d´Aosta Petite Arvine Élevé en Fût de Chêne 2016, Anselmet

VINO QUOTIDIANO
Valle d´Aosta Gamay 2016, Grosjean
Valle d´Aosta Nebbiolo Barmet 2016, Caves Coopératives de Donnas

Da Vittorio dal 1925, a Chiavari: l’osteria, quella vera! - Garantito IGP

Di Carlo Macchi

Si parla tanto di osteria ma oramai il significato stesso della parola è cambiato: si chiamano osteria i locali iperfighi, con piatti e servizio curatissimi, mentre le vere osterie non dico si vergognano a chiamarsi col loro nome ma poco ci manca.
Per fortuna Da Vittorio a Chiavari, aperto nel 1925, continua ad usare una carta gialla come tovaglia, dove la scritta “Osteria con cucina” ti riporta al vero significato della parola: un locale dove si poteva anche mangiare, ma fondamentalmente si andava per bere un bicchiere e parlare con qualcuno.


Oggi bere solo un bicchiere da Vittorio non è più possibile, perché anche le osterie vere sono un po’ cambiate. C’è quasi sempre coda per sedersi, sia ai tavoli interni che a quelli esterni sotto il portico e il servizio è scandito da ritmi più adatti ad una mensa che ad un locale.

Ma questo lo si può accettare tranquillamente perché quello che ti arriva in tavola non è assolutamente roba da mensa: sono piatti semplici ma curati, sostanziosi, ben cucinati e, last but not least, a prezzi veramente popolari.
Per esempio, una vera e propria “piattata” di stoccafisso con le patate (che ti basta per primo e per secondo) la paghi 7 euro ed è fatta come Dio comanda.

Ma andiamo con ordine e cerchiamo di prendere il meglio dal folto menu, pieno di particolarità, come il roastbeef tra gli antipasti ed una intera sezione dedicata alla frutta.
Come antipasti, roastbeef a parte, le acciughe al limone o l’insalata russa ve le consiglio, mentre come primi il minestrone alla genovese o le lasagne al pesto non si possono perdere.


Un discorso a parte bisogna fare per la farinata di ceci, che qui è veramente a livelli di bontà assoluti. Viene preparata continuamente e troneggia sul bancone dentro alla classica teglia da forno rotonda, del raggio di un metro abbondante. Semplicemente non potete non prenderla!
Tra i secondi il coniglio alla ligure con purè, lo stoccafisso con le patate e le acciughe fritte vanno prese in considerazione e magari vi consiglierei anche un contorno di cipolline in agrodolce o di insalata russa (è anche tra i contorni).


Prima del dolce la frutta, con ben otto preparazioni diverse. Volete le pere al forno o le prugne cotte? Da vittorio le trovate, assieme alla macedonia di frutta che varia a seconda delle stagioni.
Tra i dolci in pole position la bavarese alla fragola e la panela, cioè il castagnaccio ligure.
Ma adesso, dopo che tre piatti vi saranno stati portati in meno di 20 minuti, rifiatate un attimo e, guardatevi intorno. Accanto agli immancabili tavoli di turisti vedrete tanta gente locale, magari da sola, mangiare un piatto ed andarsene. Vittorio infatti svolge quasi una funzione sociale, perché con 7-8 euro si può mangiare, seduti, un buon piatto. Molti chiavaresi vengono così a mangiare qui, sia a pranzo che a cena. Lo farei anch’io.
Il vino? A parte lo sfuso della casa (bianco e rosso) che non è male, si possono avere dei vermentini locali e qualche rosso, ma questo non è certo il posto per sfoggiare conoscenze enoiche.


Gli impallinati del vino si consoleranno con il conto: antipasto, primo, secondo, frutta e dolce rischierete di spendere meno di 20 euro, naturalmente mangiando piatti di ottimo livello.
Il segreto di tanta abbondanza a poco prezzo? Si chiama osteria, quella vera!


Vittorio dal 1925
Via Bighetti 33, Chiavari
Telefono: 0185 305093

Umbria: tutti i premi della guida Slow Wine 2018

Il quadro del vino umbro appare sempre più chiaro e definito.
Intorno ai poli di riferimento dell’enologia regionale – Sagrantino di Montefalco e Orvieto – si è affermata una vitivinicoltura satellitare, che ha avuto il merito di allargare i confini vitati e nello stesso tempo di ampliare le possibilità stilistiche dei vini prodotti. Analizziamo questo nuovo assetto che pare suggerire un futuro davvero interessante per questa piccola regione, così ricca di cultura e tradizioni gastronomiche.

Purché lontano dai fasti degli anni Novanta, anni di crescita esponenziale per quantità di ettari piantati e numero di bottiglie prodotte, Montefalco e il suo Sagrantino appaiono in discreta forma. Le degustazioni hanno confermato la maggior consapevolezza produttiva rilevata anche negli anni scorsi, ossia la tendenza a non sovrainterpretare il vitigno sagrantino, dotato fin dalla nascita di un corredo polifenolico ingombrante: una consapevolezza che passa attraverso un peso maggiore riservato all’aspetto agronomico e a un uso più garbato del legno per l’affinamento.
In tale ambito vogliamo sottolineare la qualità del lavoro compiuto da due giovani aziende che vanno ad arricchire il panorama già folto di nomi illustri: Romanelli e Raìna, due realtà che stanno fornendo vini di indiscutibile carattere e continuità qualitativa.
Non così positive le notizie dal polo orvietano. Ci pare che questa denominazione abbia difficoltà a uscire dal modello classico di riferimento, con un peso eccessivo degli imbottigliatori sul prezzo delle uve e la conseguente difficoltà, per i viticoltori veri, a spuntare prezzi più alti per le bottiglie messe in vendita.
Ora però veniamo ai satelliti di cui parlavamo un attimo fa. A margine delle zone più affermate troviamo una viticoltura giovane, spesso molto attenta alla sostenibilità, in cui la competenza tecnica acquisita si incrocia con una sana ansia di sperimentazione. Accanto a queste giovani realtà, poi, sono finalmente riemerse aziende tradizionali i cui vini sono specchio della ricca tradizione enologica umbra.
Insomma, una vitivinicoltura poliedrica e dinamica, che potrete apprezzare leggendo le pagine dedicate a questa regione. Per ora vi anticipiamo i riconoscimenti ai migliori vini assaggiati nei mesi scorsi:
VINO SLOW
Arboreus 2012, Paolo Bea
Montefalco Rosso Ris. Molinetta 2012, Romanelli
Montefalco Sagrantino 2012, Antonelli San Marco
Montefalco Sagrantino Arquata 2011, Adanti
Montefalco Sagrantino Colle Grimaldesco 2013, Tabarrini
Montefalco Sagrantino Collenottolo 2013, Tenuta Bellafonte
Orvieto Cl. Sup. Campo del Guardiano 2015, Palazzone
Trebbiano Spoletino Poggio del Vescovo 2016, Cantina Ninni
Trebbiano Spoletino Vigna Vecchia 2016, Collecapretta
Vignavecchia 2013, Zanchi

GRANDE VINO
Amelia Vin Santo Caratelli al Pozzo 2011, La Palazzola
Trebbiano Spoletino Spoletino 2015, Fratelli Pardi

VINO QUOTIDIANO
Anticello 2016, Cantina Cenci
Ciliegiolo di Narni 2016, Sandonna
Fiammetta 2013, Podere Marella
Grechetto 2016, Raìna
Orvieto Cl. Sup. Ca’ Viti 2016, Enrico Neri
Orvieto Cl. Sup. Lunato 2016, Tenuta Le Velette
Orvieto Cl. Sup. Terre Vineate 2016, Palazzone
Petranera Sup. 2014, Le Crete
Rosso Umbria Ciufciuf 2016, Fattoria Calcabrina

Veneto: i Tre Bicchieri 2018 Gambero Rosso

Il grande successo commerciale che sta vivendo il Veneto in questi anni basa le sue fondamenta su due grandi denominazioni, quella del Prosecco e quella dall'Amarone della Valpolicella. Vini apparentemente antitetici, uno fragrante e l'altro profondo, uno leggero e scattante, l'altro potente e compassato. Ciò che li unisce è il profondo legame con il proprio territorio, con la storia e le tradizioni, con l'opera di viticoltori che da generazioni si susseguono nel faticoso lavoro in collina e in cantina. Il risultato è racchiuso in una presenza in tutto il mondo dei due vini simbolo di questa regione.
L'ottima sequenza di vendemmie 2105 e 2016 ha permesso produzioni di grande consistenza qualitativa un po' in tutte le denominazioni della regione, con i produttori che hanno saputo interpretare nel primo caso la grande ricchezza e nel secondo la tensione e la nitidezza aromatica per proporre vini di grande carattere e piacevolezza.
Ben quarantuno vini che hanno raggiunto il massimo risultato provenienti dalle più importanti denominazioni della regione sono il simbolo di un tessuto agricolo e imprenditoriale che punta senza mezzi termini all'alta qualità, rifuggendo da modelli vincenti ma proponendo la massima espressione di quello straordinario legame che si realizza tra territorio, vitigno e uomo.
Spetta all'Amarone il ruolo di capofila con una lunga sequenza di vini premiati, tra i quali abbiamo il piacere di segnalare il debutto di Marco Speri che fa eco al successo di un'altra coppia di debuttanti, Elena e Enrico Moschetta che in pochi anni hanno fatto di Biancavigna una delle realtà emergenti del comprensorio di Conegliano Valdobbiadene. Importanti novità anche da Soave dove il lungo lavoro di Gaetano Tobin ha portato finalmente il successo alla Cantina di Monteforte con un Soave che riesce a congiungere carattere con volumi e identità. Fra i nuovi ingressi conclude il quartetto l'azienda della famiglia Piona che corona il percorso di valorizzazione del Bardolino con una fantastica versione che viene proposta dopo un lungo affinamento in cantina.
Per il resto c'è solo imbarazzo della scelta, dalla solida pienezza dei Valpolicella Superiore alla fragranza e carattere dei Custoza, dai bordolesi grintosi alla leggerezza dei Lugana. Infine segnaliamo uno straordinario Riesling dalla Valdadige, il Collezione di Famiglia dei fratelli Fugatti, che interpretano il nobile vitigno tedesco con personalità e classe.
Amarone della Valpolicella Cl. Calcarole ’13 - Guerrieri Rizzardi
Amarone della Valpolicella Campo dei Gigli ’13 - Tenuta Sant'Antonio
Amarone della Valpolicella Cl. ’13 - Allegrini
Amarone della Valpolicella Cl. ’13 - Brigaldara
Amarone della Valpolicella Cl. ’09 - Cav. G. B. Bertani
Amarone della Valpolicella Cl. ’11 - Secondo Marco
Amarone della Valpolicella Cl. ’13 - David Sterza
Amarone della Valpolicella Cl. Albasini ’10 - Villa Spinosa
Amarone della Valpolicella Cl. Campolongo di Torbe ’11 - Masi
Amarone della Valpolicella Cl. Capitel Monte Olmi ’11 - F.lli Tedeschi
Amarone della Valpolicella Cl. Monte Ca' Bianca ’12 - Lorenzo Begali
Amarone della Valpolicella Cl. Ris. ’07 - Giuseppe Quintarelli
Amarone della Valpolicella Cl. Sergio Zenato Ris. ’11 - Zenato
Amarone della Valpolicella Famiglia Pasqua ’13 - Pasqua - Cecilia Beretta
Amarone della Valpolicella Vign. Monte Sant'Urbano ’13 - Viticoltori Speri
Bardolino Cl. Brol Grande ’15 - Le Fraghe
Bardolino SP ’13 - Albino Piona
Breganze Cabernet Due Santi ’14 - Vigneto Due Santi
Capitel Croce ’15 - Roberto Anselmi
Cartizze Brut V. La Rivetta - Villa Sandi
Colli Euganei Rosso Gemola ’13 - Vignalta
Conegliano Valdobbiadene Rive di Ogliano Brut Nature ’16 - BiancaVigna
Custoza Sup. Amedeo ’15 - Cavalchina
Custoza Sup. Ca' del Magro ’15 - Monte del Frà
Lugana Molceo Ris. ’15 - Ottella
Riesling Renano Collezione di Famiglia ’12 - Roeno
Soave Cl. Calvarino ’15 - Leonildo Pieropan
Soave Cl. Contrada Salvarenza V. V. ’14 - Gini
Soave Cl. Monte Carbonare ’15 - Suavia
Soave Cl. Staforte ’15 - Graziano Prà
Soave Cl. Sup. Vign. di Castellaro ’15 - Cantina Sociale di Monteforte d'Alpone
Soave Sup. Il Casale ’16 - Agostino Vicentini
Studio ’15 - Ca' Rugate
Valdobbiadene Brut Nature ’16 - Silvano Follador
Valdobbiadene Brut Rive di Col San Martino Cuvée del Fondatore Graziano Merotto ’16 - Merotto
Valdobbiadene Brut Rive San Pietro di Barbozza Motus Vitae ’15 - Bortolomiol
Valdobbiadene Extra Dry Giustino B. ’16 - Ruggeri & C.
Valdobbiadene Rive di Colbertaldo Asciutto Vign. Giardino ’16 - Adami
Valpolicella Cl. Sup. Campo Casal Vegri ’15 - Ca' La Bionda
Valpolicella Sup. ’13 - Marco Mosconi
Valpolicella Sup. Ripasso Campo Ciotoli ’15 - I Campi

Trentino: tutti i premi Slow Wine 2018

In passato abbiamo insistito spesso sulle notevoli potenzialità, fino ad ora non pienamente espresse, del mondo del vino trentino: con questa edizione invece ci sembra di percepire una svolta decisa sia in termini qualitativi che quantitativi (è cresciuto il numero delle cantine recensite in guida).
Le ragioni di questo “rinascimento” della vitivinicoltura trentina sono parecchie e arrivano da lontano; potremmo riassumerle con tre parole: educazione, consapevolezza e immaginazione.

L’educazione riguarda il positivo ricambio generazionale che sta avvenendo in molte cantine storiche della provincia. Vistando parecchie aziende familiari abbiamo avuto il piacere di incontrare volti giovani, nuove generazioni che, dopo importanti studi tecnici in Italia e all’estero, hanno deciso di “ritornare a casa”. Questa nuova linfa non porta solo al miglioramento delle competenze tecniche ma introduce anche una visione più moderna del vino, con una virtuosa voglia di scambiare e condividere idee ed esperienze.
La consapevolezza si riferisce invece alle conoscenze maturate sulle reali potenzialità dei vigneti trentini. Gli investimenti in fiumi di vino economico fatti in passato si stanno rivelando spesso azzardati, comportando un generalizzato calo dei prezzi delle uve – seppure ancora a livelli molto alti – che sta giocoforza imponendo a molte aziende agricole di fermarsi a ripensare la propria strategia produttiva. E questo “momento di ripensamento” per fortuna investe anche qualche realtà produttiva di dimensioni rilevanti, segno che “un’idea differente di vino” si sta lentamente ma progressivamente diffondendo anche in Trentino. Speriamo che questo “movimento” comporti anche la considerazione e la riscoperta di territori inconsueti alla moderna viticoltura – tante piccole valli laterali dove in passato fiorivano vigne di grande qualità – ora fin troppo concentrata nella valle dell’Adige.
L’immaginazione è quella di molti piccoli o piccolissimi produttori – in massima parte associati al Consorzio dei Vignaioli Trentini – che hanno saputo investire in produzioni enologiche di personalità assoluta: nosiola, incrocio Manzoni, riesling, teroldego e marzemino – solo per citare i vitigni maggiormente premiati in questa edizione della guida, senza dimenticare alcuni eccezionali uvaggi bordolesi – ci consegnano oggi un’immagine del Trentino fatta di vini autenticamente territoriali, impeccabili dal punto di vista tecnico ma soprattutto curiosi e divertenti da bere.

VINO SLOW
Anisos 2014, Eugenio Rosi
Isidor 2014, Vignaiolo Fanti
Manzoni Bianco 2014, Maso Furli
Nosiola 2015, Salvetta
Riesling 2016, Pojer & Sandri
Teroldego Foradori 2015, Foradori
Trentino Riesling Renano 2016, Maso Bergamini
Trentino Vino Santo 2004, Francesco Poli

GRANDE VINO
San Leonardo 2013, Tenuta San Leonardo
Teroldego Rotaliano Riserva Luigi 2012, Fratelli Dorigati
Trentino Cabernet Sauvignon Equinotium 2013, Mattia Filippi
Trentino Müller Thurgau Vigna delle Forche 2016, Cembra – Cantina di Montagna
Trentino Rosso Trilogia Ris. 2010, Bruno Grigolli
Trento Extra Brut Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2006, Ferrari

VINO QUOTIDIANO
Nosiola 2016, Pisoni
Teroldego Rosato Assolto 2016, Redondel
Trentino Chardonnay 2016, La Vis
Trentino Lagrein Kretzer 2016, Fratelli Dorigati
Trentino Müller Thurgau San Lorenz 2016, Bellaveder
Trentino Nosiola 2016, Cantina Toblino

La Toscana: tutti i premi Slow Wine 2018

Visitare più di trecento aziende ogni anno come facciamo in Toscana, ormai da tanto tempo, ci espone in modo diretto alla diversità intesa come varietà dei paesaggi, caratteri umani conosciuti, viticoltura svolta e stili produttivi degustati.
Quest’anno però i problemi avuti in campagna, per la verità non solo in questa regione, a causa della gelata di Aprile e della scarsità di pioggia hanno unito la poliedrica compagine dei produttori toscani in una sola angosciosa domanda: sarà possibile poter continuare a fare vino nel futuro?
Tante, tantissime aziende, soprattutto quelle condotte in modo diretto dai vignaioli hanno sollevato la problematica dei cambiamenti climatici. D’altronde la sensibilità ecologica è uno dei tratti fondamentali che distinguono la viticoltura regionale dal resto della penisola.
La coscienza degli interventi sull’ambiente sta determinando l’approccio al lavoro agronomico di questa regione. I distretti biologici sono numerosi, Panzano in Chianti e San Gimignano per fare due esempi, a Lucca si sta affermando l’associazione Lucca Biodinamica, ma anche in territori così prestigiosi come Montalcino e Montepulciano è molto diffusa l’esigenza di praticare viticoltura salvaguardando l’ambiente.
I dati emersi e diffusi a inizio 2017 dalla Confederazioni Italiana Agricoltori (CIA) rivelano molto bene la tendenza al “verde”. In quattro anni, dal 2013 al 2017, la superficie vitata a biologico in Toscana è passata da 9.243 ettari agli attuali 12.772 ettari pari all’8,7% della superficie biologica complessiva italiana che vuol dire un incremento percentuale di 38 punti. Sono numeri significativi che denotano una nuova coscienza produttiva.
Ce ne siamo accorti parlando con i vignaioli la cui attenzione è sempre più spostata al lavoro in vigna per cercare l’equilibrio tra vite e grappoli al fine di fissare negli acini la massima armonia tra parte zuccherina e fenolica. Sicuro i vini della costa toscana attraverso tale lavoro non stanno soffrendo come ci saremmo potuti immaginare. Lucchesia e Maremma evidenziano passi da gigante rispetto a qualche anno fa e anche Bolgheri sta proponendo una viticoltura davvero convincente. Il Chianti Classico nella sua vastità e vocazione riveste un ruolo di primo piano nella qualità regionale. La vendemmia 2012 ha riservato Brunello più caldi e bevibili nel breve periodo mentre i Rosso di Montalcino 2015 sono davvero eccellenti. San Gimignano e Nobile di Montepulciano non presentano grandi novità confermando i valori fino a qui evidenziati da Slow Wine.

Di seguito tutti i riconoscimenti ai vini di questa edizione:
VINO SLOW
Aleatico Passito Nanerone 2015, Piandibugnano
Alicante 2016, Ampeleia
Ansonaco 2015, Altura
Antenato 2015, Il Calamaio
Bolgheri Sup. Campo al Fico 2014, I Luoghi
Brunello di Montalcino 2012, Terre Nere
Brunello di Montalcino 2012, Il Paradiso di Manfredi
Brunello di Montalcino 2012, Le Chiuse
Brunello di Montalcino 2012, Fornacina
Brunello di Montalcino 2012, Pian delle Querci
Brunello di Montalcino 2012, SanCarlo
Carmignano Terre a Mano 2013, Fattoria di Bacchereto Terre a Mano
Chianti Cl. 2015, Monteraponi
Chianti Cl. 2014, Le Cinciole
Chianti Cl. 2014, Val delle Corti
Chianti Cl. 2014, Il Palagio di Panzano
Chianti Cl. Badia a Coltibuono Ris. 2013, Badia a Coltibuono
Chianti Cl. Caparsino Ris. 2013, Caparsa
Chianti Cl. Cigliano Ris. 2013, Cigliano
Chianti Cl. Filetta di Lamole 2014, Fontodi
Chianti Cl. Retromarcia 2015, Monte Bernardi
Chianti Cl. Ris. 2013, Buondonno
Chianti Cl. Rocca di Castagnoli 2015, Rocca di Castagnoli
Chianti Cl. Vigna Casanova 2015, Istine
Chianti Rufina 2015, Frascole
Colline Lucchesi Palistorti 2015, Tenuta di Valgiano
Cortona Syrah Apice 2013, Stefano Amerighi
Fabbrica di San Martino Bianco 2015, Fabbrica di San Martino
Gronda 2016, Calafata
Maremma Toscana Ciliegiolo 2016, Antonio Camillo
Melampo 2014, Casteldelpiano
Montecucco Sangiovese Ris. 2013, Campi Nuovi
Montecucco Sangiovese Santa Marta 2014, Salustri
Nobile di Montepulciano 2014, Poderi Sanguineto I e II
Nobile di Montepulciano 2014, Avignonesi
Odyssea 2015, Macchion dei Lupi
Orcia Rosso Scorbutico 2015, Poggio Grande
Pinot Nero 2014, Podere della Civettaja
Rosso di Montalcino 2015, Gianni Brunelli – Le Chiuse di Sotto
Rosso di Montalcino 2015, Baricci
Rosso di Montalcino 2014, Pian dell´Orino
Rosso di Montalcino 2015, Tenuta di Sesta
Sacromonte 2013, Castello di Potentino
Solare 2016, Fattoria Castellina
Vernaccia di San Gimignano Campo della Pieve 2015, Il Colombaio di Santa Chiara
Vernaccia di San Gimignano Fiore 2015, Montenidoli       
Vernaccia di San Gimignano Rialto 2015, Cappellasantandrea
Vigna Piezza 2015, Podere Concori
Vin Santo di Carmignano Ris. 2010, Tenuta di Capezzana

GRANDE VINO
Apparita 2014, Castello di Ama
Bolgheri Sassicaia 2014, Tenuta San Guido
Bolgheri Sup. Grattamacco 2014, Grattamacco
Brunello di Montalcino 2012, Corte dei Venti
Brunello di Montalcino 2012, Costanti
Brunello di Montalcino 2012, Pietroso
Brunello di Montalcino 2012, La Cerbaiola – Salvioni
Brunello di Montalcino 2012, Podere Sante Marie – Colleoni
Brunello di Montalcino Fornace 2012, Le Ragnaie
Brunello di Montalcino Phenomena Ris. 2011, Sesti – Castello di Argiano
Brunello di Montalcino Poggio al Vento Ris. 2010, Col d´Orcia
Brunello di Montalcino Ris. 2011, Stella di Campalto
Brunello di Montalcino Ris. 2011, Poggio di Sotto
Caberlot 2014, Podere Il Carnasciale
Caiarossa 2013, Caiarossa
Carbonaione 2014, Podere Poggio Scalette
Cepparello 2014, Isole e Olena
Chianti Cl. Il Poggio Ris. 2012, Castello di Monsanto
Chianti Cl. Ris. 2011, Castell´in Villa
Le Pergole Torte 2014, Montevertine
Montepepe Bianco 2015, Montepepe
Morellino di Scansano Calestaia Ris. 2013, Roccapesta
Nobile di Montepulciano Il Nocio dei Boscarelli 2013, Boscarelli
Palafreno 2013, Querciabella
Riecine 2013, Riecine
Sammarco 2013, Castello dei Rampolla
Tignanello 2014, Marchesi Antinori
Valdarno di Sopra Bòggina A 2015, Petrolo

VINO QUOTIDIANO
Briglia 2016, Terre Dell´Etruria – Il Poderone
Casa e Chiesa 2015, Tenuta Lenzini
Chianti A Vento e Sole 2014, Podere Alberese
Chianti Cl. 2015, Castellinuzza e Piuca
Chianti Colli Aretini 2015, Mannucci Droandi
Chianti Colli Aretini 2015, Paterna
Chianti Colli Fiorentini 2015, Fattoria San Michele a Torri
Chianti Colli Senesi 2015, Fèlsina
Chianti Montalbano Cantagallo 2016, Tenuta Cantagallo e Le Farnete
Chianti Rufina 2014, Fattoria Selvapiana
Chianti Rufina Colognole 2014, Colognole
Chianti Rufina Podere il Balzo 2014, Podere Il Balzo
Chianti Sup. Villa Migliarina 2015, Migliarina e Montozzi
Chianti Terre di Corzano 2015, Corzano e Paterno
Linchetto 2016, Valle del Sole
Maremma Ciliegiolo 2016, Vegni e Medaglini
Montecarlo Bianco 2016, Enzo Carmignani
Morellino di Scansano 2016, Morisfarms
Morellino di Scansano 2016, Terenzi
Morellino di Scansano MR 2015, Frank & Serafico
Morellino di Scansano Tore del Moro 2015, Santa Lucia
Ottomani Bianco 2016, Ottomani
Petali 2016, Cantalici
Rosato 2016, La Selva
Rosso di Montepulciano 2015, Godiolo
Rosso Vigliano 2015, Paolo e Lorenzo Marchionni a Vigliano
Vernaccia San Gimignano I Macchioni 2016, Casa alle Vacche
Vernaccia di San Gimignano 2016, Tenuta Le Calcinaie
Vernaccia di San Gimignano 2016, La Lastra
Vernaccia di San Gimignano Casanuova 2015, Fontaleoni

Friuli Venezia Giulia - Tre Bicchieri 2018 Gambero Rosso

Il Friuli Venezia Giulia del vino è sempre più "bianco". L'arco alpino orientale forma un immenso anfiteatro naturale che degrada verso il Mare Adriatico. La ventilazione che arriva da est e le brezze marine da sud portano al Collio e ai Colli Orientali il giusto apporto di piogge, si alternano con l'aria fredda che scende dalle Alpi, assicurando ottima ventilazione e una salutare escursione termica ai vigneti della regione. Quanto alla conformazione dei suoli, abbiamo prevalenza di marne calcaree permeabili, la ponca, nelle zone collinari, e terre ricche di ghiaia e scheletro della pianura. Con queste premesse capirete come nel palmarès regionale di quest'anno si trovino solo vini bianchi. Rossi in regione se ne producono, e di ottimi: spesso, come nel caso del Refosco dal peduncolo rosso o dello Schioppettino, da vitigni autoctoni. Ma i bianchi friulani sono semplicemente irresistibili...
Siamo soliti aprire la carrellata con i vini del Collio, che anche quest'anno guidano la graduatoria interna, con ben undici vini premiati. Tra questi vogliamo segnalare il felice rientro nel salotto buono dell'enologia regionale di Venica, con uno splendido Sauvignon Ronco delle Mele '16, e di Villa Russiz con un eccellente Pinot Bianco '16. Un'azienda importante, quest'ultima, per i livelli qualitativi che ha sempre espresso ma anche perché è il supporto di una fondazione che sostiene ragazzi in condizioni di disagio. Anche se non è un vino a denominazione il Vintage Tunina '15 di Jermann è un vino del Collio nel suo Dna, e quest'anno festeggia la sua quarantesima vendemmia: un vino fondamentale per la storia enologica friulana - e non solo - degli ultimi decenni.
Il panorama dei Colli Orientali è ricco e articolato, e offre eccellenze che spaziano dagli uvaggi bianchi, alla Malvasia, al Picolit, al Pinot Bianco e al Sauvignon, passando ovviamente per il Friulano, varietà che si esprime benissimo in ogni denominazione della regione. È l'uvaggio bianco Identità '15 a segnare il debutto a Tre Bicchieri di Specogna. Altro anniversario importante, segnato da un premio meritatissimo, è quello della trentesima vendemmia per uno spumante dei Colli Orientali, la Ribolla Gialla '13 di Eugenio Collavini, l'uomo che ha il merito indiscusso di aver acceso per primo i riflettori su questa varietà, che oggi gode di straordinario successo.
L'Isonzo, con quattro vini premiati, si conferma terroir di valore, dove i vitigni classici friulani, dal Sauvignon al Friulano, si esprimono con struttura e vigore. Il Carso, terra dei grandi bianchi da macerazione, ci ha offerto due etichette imperdibili, la Malvasia '13 di Podversic e l'Ograde '15 di Skerk. Chiude il panorama regionale un elegante e fruttato Pinot Bianco '16 di Le Monde, che esprime al meglio le potenzialità di questo vocato terroir
I vini premiati:
Collio Bianco ’16  - Colle Duga   
Collio Bianco Fosarin ’15  -  Ronco dei Tassi   
Collio Bianco Giulio Locatelli Ris. ’15  - Tenuta di Angoris   
Collio Friulano ’16  -  Russiz Superiore   
Collio Friulano ’16  -  Schiopetto   
Collio Pinot Bianco ’16  - Doro Princic   
Collio Pinot Bianco ’16  -  Villa Russiz   
Collio Ribolla Gialla di Oslavia Ris.’13  -  Primosic   
Collio Sauvignon ’16 - Tiare  - Roberto Snidarcig   
Collio Sauvignon Ronco delle Mele ’16  -  Venica & Venica   
FCO Bianco Identità ’15  -  Leonardo Specogna   
FCO Friulano Liende ’16  -  La Viarte   
FCO Malvasia ’16  -  Paolo Rodaro   
FCO Pinot Bianco Myò ’16  -  Zorzettig   
FCO Pinot Grigio ’16  -  Torre Rosazza   
FCO Sauvignon Zuc di Volpe ’16  - Volpe Pasini   
Friuli Friulano No Name ’16  - Le Vigne di Zamò   
Friuli Grave Pinot Bianco ’16  -  Vigneti Le Monde   
Friuli Isonzo Friulano I Ferretti ’15  -  Tenuta Luisa   
Friuli Isonzo Sauvignon Piere ’15  -  Vie di Romans   
Lis ’15  - Lis Neris   
Malvasia ’13  - Damijan Podversic   
Ograde ’15  -  Skerk   
Ribolla Gialla Brut ’13  - Eugenio Collavini   
Vintage Tunina ’15  -  Jermann 

Campania - Tre Bicchieri Gambero Rosso 2018

La Campania del vino è capace di toglierti il respiro, di farti ridere e poi ancora piangere pochi istanti più tardi. È un meraviglioso guazzabuglio di varietà autoctone e personaggi veri, di aziende che fanno grandissimi bianchi e dimenticabili rossi, e viceversa, di certezze che diventano dubbi. E così, dopo 700 campioni testati, ci troviamo con più domande che risposte. Di fronte un'ottima annata da Fiano di Avellino, come la 2016, che non avrà bisogno di ritocchi per invecchiare alla grande, millesimo che tira fuori dalla Falanghina del Sannio un respiro balsamico più sottile e intenso del solito. Tirando le somme, non possiamo di certo dire che la qualità media sia esattamente in crescita, con quasi il 15% dei vini che non raggiungono la soglia del bicchiere.
Ancora tanti i casi di livelli di solforosa da cavallo, mentre allarmano alcune denominazioni in rosso. Su tutte, il Taurasi sembra faticare tremendamente a uscire dal pericoloso tunnel nel quale si è cacciato, da quell'idea di potenza e concentrazione a tutti costi, con legni che sembrano peggiorare di stagione in stagione, con sensazioni sempre più polverose e sgranate, complice anche un mercato che rifugge da questi vini. Il concetto di bevibilità non è un optional, ma un passaggio obbligato. Alcuni Campi Taurasini danno buoni segnali in questa direzione, mentre noi gongoliamo con una serie di Piedirosso irriverenti e deliziosi.
Il messaggio dei Tre Bicchieri regionali è fin troppo chiaro: la Campania è una straordinaria terra da bianchi. E che bianchi! Non sono mancate vere e proprie ole in fase di assaggio. Quattro nuove aziende approdano per la prima volta al massimo punteggio: sugli scudi Mustilli, gli "inventori" della Falanghina centrano un Piedirosso d'autore, profondo e succulento; Donnachiara va a bersaglio con un Greco di Tufo ricco e completo; Cantine Di Marzo, dopo appena 370 anni di attività, fa il colpo grosso con un Greco di Tufo che è una scheggia di sale, taglia e cuce, e fa quello che deve fare un Greco: farti pensare alla tavola; in chiusura una bolla gioiosa e spensierata, da bere e ribere con gli amici, una bevuta pura e al contempo incisiva, Il Fric di Pasquale Mitrano di Casebianche, più che un vino una modalità di vita.

I vini della Campania premiati con Tre Bicchieri

Caiatì ’15 - Alois
Campi Flegrei Falanghina Cruna deLago ’15 - La Sibilla
Campi Flegrei Piedirosso ’16 - Agnanum
Costa d'Amalfi Furore Bianco Fiorduva ’16 - Marisa Cuomo
Falanghina del Sannio Janare Senete ’16 - La Guardiense
Falanghina del Sannio Svelato ’16 - Terre Stregate
Falanghina del Sannio Taburno ’16 - Fontanavecchia
Falanghina del Sannio Taburno ’16 - Fattoria La Rivolta
Fiano di Avellino ’16 - Colli di Lapio
Fiano di Avellino ’16 - Fonzone
Fiano di Avellino Alessandra ’12 - Di Meo
Fiano di Avellino Alimata ’15 - Villa Raiano
Fiano di Avellino Pietramara ’16 - I Favati
Fiano di Avellino V. della Congregazione ’16 - Villa Diamante
Greco di Tufo ’16 - Cantine Di Marzo
Greco di Tufo ’16 - Donnachiara
Greco di Tufo ’16 - Pietracupa
Grecomusc' ’15 - Contrade di Taurasi
Il Fric ’16 - Casebianche
Sabbie di Sopra il Bosco ’15 - Nanni Copè
Sannio Sant'Agata dei Goti Piedirosso Artus ’15 - Mustilli
Taurasi ’13 - Feudi di San Gregorio
Trentenare ’16 - San Salvatore 1988