Borgogna, 2000 anni di storia

Continua il nostro gemellaggio con i nostri amici svizzeri di nonsolodivino che, dal loro sito, ci propongono questo bellissimo articolo sulla storia della grande regione franceseGeograficamente il vigneto della Borgogna si estende per 250 chilometri tra Auxerre e Lione su una superficie di 45′000 ettari. occupando il 5% di quella a Denominazione d’Origine Controllata di tutta la Francia. È l’area europea più a nord in grado di produrre grandi vini rossi, per questo motivo si è scelto l’utilizzo del Pinot nero e dello Chardonnay, in grado di maturare prima dell’arrivo del freddo. Sfavorita dalle condizioni climatiche difficilmente i produttori riescono ed elaborare grandi vini ad ogni vendemmia, per questo motivo è storicamente ammessa la “chaptalisation” termine che indica l’autorizzazione ad aggiungere dello zucchero ai mosti che ne necessitano. Le zone di produzione si dividono in quattro regioni ben distinte: lo Yonne è la regione più a nord, situata al limite con la zona di coltura delle uve rosse. Questo favorisce la lavorazione delle uve Chardonnay che nello Chablis trovano condizioni ideali alla produzione di vini strutturati, minerali e longevi. La zona di maggiore prestigio risulta la Côte d’Or suddivisa tra la Côte de Nuits e la Côte de Beaune, qui si elaborano tra i più prestigiosi e longevi vini bianchi e rossi al mondo. Saône et Loire rappresenta la continuazione delle colline della Côte, è costituita da una vasta area divisa tra la Côte Chalonnaise ed il Mâconnais. I 6′700 ettari coltivati rendono il Mâconnais la regione viticola più grande, si estende per 35 chilometri tra Sennecey-le-Grand e Saint-Vérand. L’85% della coltivazione viticola è rappresentato dallo Charodonnay, vitigno che da questa regione trae le proprie origini. Il Beaujolais è la regione più a sud e raggiunge le vicinanze della città di Lione, in genere questa zona non è compresa nella Borgogna classica. I vini sono prodotti da uve Gamay, spesso sono semplici e di breve consumo; alcuni villaggi con condizioni più favorevoli alla viticoltura sono autorizzati alla produzione del Beaujolais-Village vini di maggiore struttura e complessità.Il vigneto della Borgogna rappresenta oltre 2’000 anni di storia infatti la coltivazione della vite fu introdotta dai Romani nel periodo delle loro conquiste. Dalla metà del I secolo il vino rimpiazzò la birra fin qui usata dalle popolazioni celtiche che abitavano la zona. Tra il 500 ed il 1400 vi fu l’impulso delle comunità religiose che godendo di una certa protezione durante un lungo periodo di guerre, svilupparono le loro conoscenze sulla viticoltura e sulla vinificazione per poi trasmetterle alle generazioni successive. I monaci vignaioli provenienti dalle abbazie di Citeaux, Cluny, Bèze e molte altre fondarono tra il 600 ed il 1100 i mitici “grands crus” Clos de Bèze, Clos de Vougeot e Clos de Tart,… ed impiantarono vigneti nelle zone più adatte alla coltivazione della vigna. Si dice che assaggiassero la terra dei vari terreni per intuirne le potenzialità. Introdussero il termine “cru” utilizzato per definire i migliori appezzamenti e ne tracciarono i confini con dei muri, perimetri che sono rimasti gli stessi fino ad oggi. In questo periodo si affermò l’identità del territorio, i vari vigneti furono classificati in modo naturale in funzione della qualità dei terreni e gran parte delle denominazioni attuali erano già conosciute. La protezione del Ducato di Borgogna permise ai vini di Beaume, com’erano conosciuti all’epoca, un importante sviluppo commerciale divenendo fonte di prosperità e di sostegno. Il miglioramento delle vie di comunicazione favorì sensibilmente gli scambi commerciali con Parigi e con i grandi centri dell’Europa del nord, permettendo lo sviluppo di aziende commerciali (maisons de négoce), queste acquistavano le uve o i vini prodotti per poi commercializzarli. Dopo la rivoluzione francese alla fine del XVIII secolo le terre della nobiltà e della chiesa furono confiscate, divise in piccoli lotti e distribuite tra i contadini. Qui non si trovano grandi châteaux come nel bordolese, ma vigneti (climats) suddivisi in piccole parcelle di proprietà diverse, ad esempio i 50 ettari del prestigioso Clos de Vougeot sono suddivisi tra circa ottanta proprietari. Tra il 1870 ed il 1880 l’intero vigneto fu distrutto, come avvenne nelle principali regioni viticole, dalla filossera, un parassita che attacca i ceppi di vite. I nuovi reimpianti furono fatti esclusivamente nelle zone vocate favorendo così una viticoltura di maggior qualità.
Le superfici a vigneto:
Chablis: 4′500 ha
Grand Auxerrois: 1′500 ha
Côtes de Nuits: 3′600 ha
Côte de Beaune: 5′900 ha
Côte Chalonnaise: 4′200 ha
Mâconnais: 6′700 ha

Borgogna 2000 a Siena

Rendiconto della degustazione tenutasi all’Hotel Continenental-Siena, 19 gennaio 2008.

Giornata solenne, lungamente attesa, pregustata, sognata. Vini già amati solo al nome, scorrere la lista sul forum è di per sè un piacere e parte integrante dell’evento.Arriviamo alla spicciolata, ore 12.30-13.30: gasati ma contenuti, pronti all’esborso ma fiduciosi. Saluti informali, un po’ di chiacchiere, ci accomodiamo nella sala. Mi sento un po’ ambasciatore alla ratifica di un accordo internazionale. La sala è bella, adeguata all’occasione. Il servizio è da calibrare meglio, i bicchieri sono i nostri, alcune temperature sbagliate… stai a guarda’ er capello… Orsù, passiamo ai liquidi.

Puligny Montrachet Leflaive 2000: di tutt’altro spessore emozionale questo bel bianco. Profondo e aromatico, teso e minerale, molto caratterizzato, ben al di sopra delle mie aspettative. A sorpresa, una delle migliori bottiglie della seduta. Costa circa 50 euro ivato. 94/100

Passiamo al tema, i Pinot Noir 2000 di Borgogna. Noto una certa omogeneità negli assaggi centrali dei rossi: Roty, Grands Echezeaux, Laurent, Ligner, Rousseau, Arnoux veleggiano in un range di 2-3 punti. Giusto Ligner mostra un finale più spento ed un’evoluzione nel bicchiere meno interessante.

Echezeaux GC Mugneret 2000: tappato (il rosso più economico, è andata bene!)

Charmes Chambertin GC t.v.v. Roty 2000: naso subito espressivo, corrispondenza in bocca. Fragolino tipico dello Chambertin, buona chiusura. Mi è piaciuto 94/100

Grands Echezeaux GC DRC 2000: chiuso sulle prime, austero. Come nell’ormai consueto canovaccio DRC (almeno per Richebourg e GE). Lo trovo inferiore al 2004, probabilmente prossimo ad una fase di chiusura. Dopo un paio d’ore nel bicchiere mostra maggiore espressività, guadagnando un punto. 94/100

Clos Vougeot GC Dominique Laurent 2000: inizialmente un po’ scarico, man mano si apre. PAI un po’ corta. Il più debole, relativamente, della batteria. 92/100

Clos de la Roche GC H. Lignier 2000: non resta impresso nella memoria come un vino immortale, ma contribuisce a mantenere straordinariamente costante e alto il livello qualitativo della batteria. 93/100

Chambertin Rousseau 2000: bottiglia prestigiosa, si conferma di ottimo livello ma non regala l’emozione di cui è sicuramente capace in altre annate. Leggermente ridimensionato ai riassaggi nel corso del pomeriggio. 93/100

Romanèe ST Vivant GC Arnoux 2000: Naso all’inizio animale, bocca volitiva. Interessante evoluzione. Può aver contribuito positivamente la perfetta temperatura di servizio. Non sfugura al confronto con i grandi che lo seguono. 94/100

Richebourg GC Meo Camuzet 2000: vino di gran razza, piacevolezza sensibilmente superiore, anche paragonandolo al precedente Grands Echezeaux. Contemporaneamente vivo e profondo, di indubbia struttura e persistenza. Fra i miei preferiti, ben più economico de La Tache, da preferire se il budget non dovesse consentire quel genere di esborso. 95/100

La Tache DRC 2000: Ancora una volta monumentale. Non è una questione di prezzo nè di blasone nè un abbaglio da suggestione: il naso de La Tache è inconfondibile e incredibilmente ampio, anche nelle annate considerate più deboli (sicuri che valga anche per tutti i DRC?). I profumi sono a livello del 2004, attualmente molto più espressivi del 1999 (in una programmata ma triste fase di chiusura). Attacco consueto, qualcosa in meno nel finale rispetto allo 04 che ho bevuto circa 3 mesi fa. Il più variabile del lotto, nettamente il primo della classe. Nessuna riduzione iniziale, notata invece sia nel 99 che nello 04. 97/100

Ecco i risultati del nostro panel di 10 degustatori:
La Tache D.R.C. 2000 - 95,9
Grands Echezeaux D.R.C. 2000 - 94,2
Richebourg Meo Camuzet 2000 - 92,9
Romanèe St. Vivant Arnoux 2000 - 92
Puligny-Montrachet Leflaive 2000 - 91,5 (B)
Chambertin Rousseau 2000 - 90,85
Charmes-Chambertin T.V.V. Roty 2000 - 90,35
Clos de La Roche H. Lignier 2000 - 90,3
Clos Vougeot Dominique Laurent 2000 - 90
Fonte: Brozzi

Domaine des Comtes de Lafon - piccola degustazione

Dominique Lafon dirige il Domaine des Comtes Lafon con sede a Meursault , la cui reputazione è da molto affermata. Individualista e perfezionista, pratica dalla fine degli anni ’90 la bio-dynamica e tutte quelle lavorazioni culturali che rispettano gli equilibri della vita del suolo allo scopo di avere delle vigne in buono stato sanitario, acini più concentrati e soprattutto una migliore espressione dei suoi grandi territori attraverso i suoi vini. Dai suoi inizi vicino a Henri Jayer, è convinto che la produzione dei “vins de terroir” passa inevitabilmente per un rigoroso lavoro in vigna e che l’avvento delle tecniche agricole hanno contribuito a confondere la giusta strada. “Per una ventina d’anni abbiamo dimenticato una cosa fondamentale in agricoltura: il suolo vive. Sono convinto che bisogna salvaguardare la fauna microbiologica perché consiste una delle condizioni per esprimere l’espressione del territorio. Per rivitalizzare i terreni abbiamo abolito tutti i trattamenti chimici utilizzando esclusivamente composti di origine naturale che sono prodotti con la collaborazione di altri viticoltori.

Il Domaine dei Conti di Lafon ha contribuito a fare la storia dei vini di Meursault negli ultimi due secoli. Fu fondata da Jules Joseph Barthélémy Lafon, che stabilitosi a Digione, nel 1894 sposa Marie Boch la cui famiglia era proprietaria di vigne a Meursault. Nel 1918 fu attribuito, da parte della Santa Sede il titolo nobiliare di Conte. Dopo essere stato nominato sindaco di Meursault ebbe il merito di ristabilire l’antica tradizione della festa di chiusura della vendemmia. “La Paulée de Meursault” diventò così, con il Gala a Clos de Vougeot e la vendita all’asta dei vini dell’Hospices de Beaune, uno dei tre eventi di più importanti. Nel corso del secolo scorso il patrimonio viticolo fu esteso, dalle generazioni successive, con l’acquisizione di parcelle nelle principali denominazioni di Meursault e Puligny-Montrachet. Quando, nel 1994, Dominique Lafon prende la successione di suo padre alla direzione dell’azienda, ricompone i circa 14 ettari di vigna dati precedentemente in affitto ad agricoltori della zona.

Le vigne di Meursault, Puligny e Montrachet sono logicamente occupati dallo Chardonnay, mentre quelle di Volnay e Monthélie sono lavorate con il Pinot Nero. L’età media è di circa 40 anni, la loro densità, come richiesto dalle denominazioni, è molto elevata infatti tutte le vigne dell’azienda sono piantate a 10'000 piedi per ettaro.

La produzione si basa su ben 13 denominazioni di cui le più prestigiose sono situate nel comune di Meursault oltre alla parcella del mitico Montrachet.
Meursault Charmes è frutto di una vigna di 1.7 ettari impiantata in tre epoche diverse situata nella frazione di Charmes du Dessous, dove le pendenze sono quasi nulle e rivolte verso est. Il vino si presenta in una veste d’orata intensa e consistente, il naso è complesso, denso e di grande maturità, in bocca è grasso e di grande struttura sempre ben equilibrato da una pregevole freschezza. Il finale è di eccellente qualità con ritorni di frutta bianca matura e miele. Un vino che generalmente deve maturare almeno 6-7 anni prima di esprimere le sue potenzialità.
Meursault Perrières proviene da due diverse parcelle (0.77 ettari) situate nella frazione di le Perrières-Dessous: una relativamente giovane, l’altra, situata più a nord della denominazione, è più estesa con ceppi impiantati nel 1955. Vino di grande potenza e vigore accompagnati da un’elegante nota minerale propria del territorio, il finale è lungo, complesso e fine.
Meursault Genevrières sono due vigne confinanti con quelle di le Perrières esposte in pieno est. La parte più vecchia (1946) ed estesa ha ripreso vigore dopo le pratiche colturali previste dalla bio-dynamica. Il vino è di estrema finezza che seduce per le note boisé ben equlibrate, la struttura ben marcata ma raffinata.
La vigna di Montrachet si trova all’estremità sud della denominazione nel comune di Chassagne-Montrachet. L’80% dei ceppi furono impiantati nel 1953, sono rivolti verso sud su un terreno di buona profondità con molti ciottoli. Danno un vino di grande ampiezza, profondità e maturità; la bocca è grassa e potente, il finale è impressionante e interminabile. Un grande vino.
Iniziamo la degustazione con un trio di Genevrieres. Il Lafon Meursault Genevrieres 2001 è molto fresco in bocca ed è caratterizzato da una naso che va dal citrico al minerale, dalla frutta gialla matura (mela cotogna) ai fiori gialli di campo. Ricco e potente, in bocca si conferma comunque un vino molto elegante che ha tutto il carattere per evolvere ancora nel tempo per anni.
Il Lafon Meursault Genevrieres 2000 presenta un naso maturo di frutta esotica, di anice e cannella. Bellissima anche la nota minerale. In bocca il vino conferma la sua grande struttura con una bellissima nota fruttata, ma quello che impressiona è la sua grandissima acidità che farà sì che questo vino possa vivere tranquillamente per altri 20 anni.
Il Lafon Meursault Genevrieres 1999 ha il naso più inteso dei precedenti vini, con una bella nota agrumata e intensi effluvi vegetali. Col passare del tempo il vino si apre ancora ed escono gli aromi minerali di roccia bianca di fiume mentre si fa largo anche una leggera note di pain grillé. Al palato il vino è molto concentrato con una bellissima spalla acida. Ben equilibrato chiude molto lungo.
Proseguiamo la degustazione con due Montrachet: il Lafon Montrachet Gran Cru 1997 presenta un colore abbastanza evoluto e all'olfattiva, inizialmente, è un pò chiuso. Successivamente il vino "esce" con tutta la sua eleganza, con note tostate, di burro fuso, di grano e di muschio dolce. Al palato il vino è elegante, armonico, con una bocca che ricalca precisamente l'olfattiva. Chiude lungo su note burrate.
Il Lafon Montrachet Gran Cru 1996, di un giallo ancora molto luminoso, presenta un naso molto complesso di note di fiori bianchi e gialli, sembra quasi di mettere il naso in un campo primaverile. Aprendosi il vino mostra anche un olfatto dominato dalla frutta gialla tropicale. Al palato il vino è di una purezza e di un equilibrio incredibile, e la struttura è sorretta da una bellissima nota acida. Chiude lunghissimo su note che ricordano la cera d'api.




E' NATO L'ENOCLUB ROMA!!!

Enoclub Roma (www.enoclubroma.it) è una associazione culturale fondata da quattro amici accomunati dalla passione e la ricerca di quelle sensazioni uniche che vengono dal sapiente abbinamento tra un buon bicchiere di vino e tutti quei prodotti tipici che sono la base della rinomata enogastronomia italiana. Il “club” nasce dalla voglia di diffondere questa nostra passione condividendo con i nostri amici, i nostri soci, gli sponsor ed i simpatizzanti quei momenti unici di divulgazione in cui assaporare a pieno la cultura del bere e del mangiare di qualità.
Enoclub Roma ha l’obiettivo di avvicinare sempre più persone a questo meraviglioso mondo fornendo uno strumento semplice e diretto per poter apprezzare quei piccoli grandi tesori incastonati nel territorio ed allo stesso tempo mantenendo un forte interesse per i prodotti nazionali ed internazionali, proprio di ogni appassionato.

Gli strumenti con i quali il “club” persegue i suoi obbiettivi sono:
  • Organizzazione di serate di degustazione in una selezione di ristoranti, enoteche e wine bar di Roma e provincia che condividono con noi la passione per l’enogastronomia di qualità e l’attenzione per l’abbinamento con i prodotti tipici;
  • Programmazione di visite e incontri di carattere enogastronomico presso le migliori aziende vitivinicole d’Italia una basate su una sana volontà di riscoperta della cultura del vino la cui storia è legata a filo doppio con la storia dei nostri territori;
  • Divulgazione culturale del vino attraverso il trimestrale di approfondimento enologico “DOLIUM”;
  • Organizzazione di corsi a tema;
  • Costituzione di una “banca dati ampelologica” che funga da ulteriore stimolo per la divulgazione culturale attraverso la lettura di libri e/o la produzione di tesi a tema da parte degli iscritti;
  • Costituzione di una “cantina sociale del vino” che possa permettere agli iscritti del Club di godere di particolari agevolazioni per l’acquisto di bottiglie di pregio;
  • Attività di carattere sociale che vedano impegnati l’Associazione ed i membri nell’aiuto verso le popolazioni disagiate.

In particolare il “club” è aperto alla collaborazione con tutti i produttori, piccoli e grandi, che condividendo la passione per la qualità sono, attraverso la valorizzazione delle uve autoctone e la rinuncia alle produzioni attente solo alle grandi quantità, i primi artefici della nascita di una cultura del bere

METTI UNA SERATA TRA AMICI.........

Ospiti de La Barrique, il bellissimo wine bar di Roma a via del Boschetto, ci siamo incontrati per festeggiare degnamente il compleanno di Costantino.
Seduti davanti ad ogni ben di Dio, tra affettati e crostini di ogni tipo, abbiamo bevuto alla cieca:
Garofoli - Serra Fiorese 1997: unico bianco della serata, al naso ci spiazza tutti in quanto sembra uno chardonnay e non un verdicchio. Frutto di un’annata splendida, è un vino che tocca i toni dell’opulenza: note tostate, di nocciola, mandorla e mela, con alcuni sentori di pasticceria. Al gusto ritroviamo la freschezza e l'acidità del verdicchio, tra le fitte maglie di una morbida struttura. Il finale, persistente ed elegantissimo, rivela appena una nota vanigliata ceduta dal legno di affinamento.

Domaine Faiveley - Corton Clos des Cortons 1998: Bel granato, al naso non sembra un Borgogna in quanto si sentono molto le spezie dolci e poca la nota di frutta rossa. Qualche tocco di profumi terziari di sottobosco. In bocca è corto, spento, il peggior vino della serata secondo me. E questo sarebbe un Grand Cru di Borgogna?
Eric Texier - Cotes du Rhône Brezeme 2003: vino di un giovane produttore biodinamico del Rodano. Di un bel rosso rubino, alla cieca il vino spiazza completamente: al naso note di oliva nera, pomodori secchi ed erbe aromatiche. Sembra di odorare una bruschetta. Qualche sentore di frutta nera sotto spirito. In bocca ha buona corrispondenza a quanto avevamo sentito al naso e sviluppa una notevole sapidità. Un vino particolare che o si ama o si odia.
Domaine Fourrier - Chambertin 1er Cru 'Les Goulots' 2004 : Chi lo ha detto che i 2004 di Borgogna non son buoni? Il vino, di un bel rosso rubino, presenta al naso bei sentori di fruttini rossi seguiti da una nota vegetale, certamente presente, ma che non è affatto fastidiosa. Bella anche la sensazione minerale che ritroviamo in bocca insieme alla frutta. Tannino molto giovane ma che non pregiudica un vino molto elegante.
Franco Pacenti - Brunello di Montalcino Canalicchio di Sopra 1998: Di un rosso rubino tendente al granato, al naso presenta un bouquet penetrante, molto ampio con sentori di frutti ciliegia matura, tabacco, cuoio. Forse una nota alcolica aggressiva penalizza un pochino l'olfatto. In bocca il vino conferma di essere potente, con tannini morbidi e setosi. Un buon brunello nonostante l'annata pessima.
Le Macchiole - Paleo 1993: la grande sorpresa della serata e per me il miglior vino degustato oggi. Colore granato molto intenso, presenta complessi i profumi di confettura, spezie, pepe e vaniglia; leggerissime note erbacee e di tabacco completano il bouquet. In bocca è vigoroso, morbido e avvolgente. Ma davvero ha 15 anni questo vino? GRANDE

Elio Altare - Vigna Larigi 1989: Bel granato, il vino prensenta un caledoscopio di profumi: caffè, pasticceria, qualcuno accenna ad un sentore di Mon Cheri o di Pocket Coffee. Un barbera di 19 anni che in bocca conserva ancora un bel nerbo acido e che chiude lungo su sentori terziari. Un ottimo vino da un ottimo produttore.

Tasca D'Almerita - Rosso del Conte 1986: Un vino di venti anni con un colore vivo, granato accattivante, splendido naso di notevole complessità, con mora in confettura, tabacco e spezie a profusione. In bocca mostra tutto il suo calore, una morbidezza suadente equilibrata da una sapidità piacevole.

Collemassari - Grattamacco 1994: Di un colore granato, il vino si presenta ancora succoso, con note di frutta rossa matura, balsamico e minerale. In bocca è fresco, di buon corpo. Chiude su note fruttate ma non è molto persistente.
Agricole Vallone - Graticciaia 2001: colore rubino non brillante con lieve nota aranciata, al naso si presenta con sentori di frutta candita. Il legno non è minimamente percepito, mentre si fanno spazio profumi che ricordano la scorza d'arancia, il pepe e la liquirizia. In bocca è elegante con tannino setosi che accarezzano il palato. Chiude lunghissimo. Un bel vino che sarà tale anche tra venti anni.

IL FUTURO DEL VINO?

Ragazzi è il sogno di ogni appassionato di vino. Realtà prossima o futuro impossibile?

BIBENDA DAY 2008

La rivista Bibenda, per festeggiare il suo sesto compleanno, ha come ogni anno organizzato nella splendida cornice dell'Hotel Parco dei Principi una grandissima degustazione, un vero e proprio Magazzino delle Emozioni.

Sabato 8 Marzo 2008 sono state degustate 25 etichette storiche di tutti i più grandi vini del mondo, suddivise in 5 sessioni dedicate a spumanti, bianchi, rossi italiani, rossi stranieri e vini da dessert.
La Sala era gremita da oltre 500 degustatori accorsi da tutta Italia, comodamente seduti, con tutto il necessario in dotazione nella propria postazione (sei calici da degustazione, un tumbler per l’acqua, tre bottiglie di acqua minerale, tovagliolo, abbondante snack, seau à glace, quaderno da degustazione, matita), guidati dai migliori docenti e degustatori di Associazione Italiana Sommelier Roma. Una sensazionale prova di capacità organizzativa, con il dispiegamento di 150 Sommelier per il puntualissimo servizio di una platea stracoccolata.
Il mio amico e compagno di bevute Domenico M. Pisanelli, presente all'evento, ci regala queste bellissime note:

LE "BOLLE"

Franciacorta Cuvée Anna Maria Clementi Ca' del Bosco 1989
Naso pulitissimo e netto: in evidenza agrumi e fiori bianchi, pesca pungente. Affascinante fresco in bocca con belle note di pompelmo morbido;

Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 1995
Naso di fiori bianchi e albicocca. Fresco e morbido in bocca con sottofondo agrumato, bella mineralita';

Krug Brut 1996
Perlage fittissimo. In evidenza sentori di crosta di pane molto netti e spiccate note agrumate (pompelmo). In bocca bella freschezza e acidita', con sentori di pompelmo sapido;
Jacquesson Extra Brut 1996
Perlage fittissimo che va avanti per minuti e minuti. Biletto dice che J. e' sempre meglio in bocca che al naso, ma questo e' il naso che preferisco in tutta la batteria finissimo, pesca sciroppata, smalto per unghie, fiori bianchi, spezie, aroma di mandorla amara, miele in bocca sapido, fresco, avvolgente lunghissimo;
Bollinger RD 1996
Al naso crosta di pane, mandorla e spezie dolci, sottobosco. In bocca morbidissimo, potente, pompelmo. Lungo!

I BIANCHI

Sauvignon 1987 Cantina Terlano
Naso profondo, frutta candita, pesca bianca, erbe di montagna. In bocca si palesa una splendida mineralita', sorprendentemente lungo;
Chardonnay 1998 Tasca di Almerita
Non mi piacciono gli chardonnay siciliani e questa bottiglia, poi, deve avere dei problemi: mandorla andata a male, acido fenico. In bocca amaro e con glicerina troppo in primo piano. Imbevibile;
Cabreo La Pietra 1984
Un altro chardonnay in purezza. Al naso note pungenti e speziate, suggestione di marmellata di fichi. In bocca molto fresco, maturo, "rancio". Gran bel vino per la sua eta', un vino che ha "scollinato" comunque ... ma avercene!!
Riesling Dellchen Trocken Donnhoff 2006
Giovanissimo e pimpante. All'olfattiva evidenti sentori di salvia, splendide note agrumate. Naso finissimo che puo' ricordare un po' un moscato. In bocca eleganza impressionante, acidita' e note agrumate, splendida mineralita', equilibrio. Buono da morire, lunghissimo!;
Meursault-Genevrières 1° cru 2004 Domaine F. et A. Joubard
Naso con sentori di lavanda, spezie, rosmarino. in bocca fresco e con evidenti note agrumate, fruttato e minerale. Bell'equilibrio, lungo;

Chevalier-Montrachet Les Demoiselles Grand Cru 1991 Louis Jadot
Naso molto elegante e complesso con note speziate e agrumate, echi di marmellata di arance amare. In bocca dolcezza, morbidezza, mineralita'. Equilibrio pazzesco. Lunghissimo in bocca e nella mente;

I ROSSI

Vigna d'Alceo 1999 Castello dei Rampolla
Bel naso fine, frutti di bosco, spezie (noce moscata). In bocca piu' deludente, poco corpo.
Sassicaia 1999
Naso affascinante: frutti di bosco maturi, ciliegia sotto spirito, sentori di terra bagnata, humus gran classe e morbidezza. In bocca bella freschezza e vigore con tannini discreti ed eleganti;
Montepulciano d'Abruzzo Valentini 1995
Al naso crosta di pane e sentori selvatici, spezie pungenti. In bocca austero ed imponente, con sfumature di cacao e interessante mineralita';
Sori' San Lorenzo 1998 Gaja
Di gran lunga il migliore della batteria dei rossi italiani: sentori di sottobosco, legna bruciata, tartufo, china, cuoio, azzardo un cavallo sudato (e' rarissimo imbattersi in nasi cosi' complessi e pazzescamente intriganti). In bocca si ritrova la complessita' di aromi dispiegati all'olfatto: sapido, tannino svolto e discreto. Elegantissimo;
Barolo Le Rocche del Falletto Riserva 2000 Giacosa
Non e' strepitoso come il 2001, ma fa la sua bella figura: naso balsamico, salmastro, viola, cilegia sotto spirito, scorza d'arancio, etereo e sostanzioso (deliziosamente ossimorico). In bocca ha tannini elegantissimi, morbido, inesorabile;
Chambertin Grand Cru 2002 Rossignol-Trapet
Finalmente un rosso di Borgogna, un'annusata all'inconfondibile aroma ... e mi sembra di tornare a casa. Splendido naso di viole e frutti maturi, sottobosco, mineralita'. In bocca sapido, vellutato e lunghissimo. David & co. fanno proprio le cose a modino;

Chateaux Margaux 1999
Il vino della serata! (e ce ne vuole per me, a superare un Borgogna). Un naso profondissimo che non finisce mai, un pozzo di sensazioni olfattive che sembra scendere sempre piu' in profondita' (ribes, rabarbaro, caffe', .... non si finisce piu'). In bocca e' il paradigma del tannino elegante, fitto setoso, carezzevole. Strepitoso!
Chateau Latour 1998
Un altro vinello che producono da quelle parti.. Naso con frutti di bosco, balsamico, scatola di sigari, note smaltate e ferrose. In bocca splendida mineralita', muscolare;
Ermitage Le Méal 2001 Chapoutier
Gli manca l'acca e gli manca qualcosina per essere un grande Hermitage. Forse sconta pure la penalita' di arrivare dopo tre mostri sacri. Ha comunque un naso interessante di ciliege sotto spirito, eucalipto e note affumicate. In bocca un po' deludente, poco corpo, comunque elegante;
Napa Valley Syrah Relentless 2002 Shefer
Gia' al naso il legno e' molto evidente. Un vino poco equilibrato e molto caldo (14.9°!). Carnoso e avvolgente, probabilmente troppo giovane;
Priorat L'Ermita Velles Vinyes 2001 Alvaro Palacios
Naso affascinante di frutti di bosco, spezie, pepe bianco.Alla gustativa il vino presenta un gran bel corpo con tannini forse ancora un po' aggressivi;

I VINI DOLCI

Alsace Pinot Gris Rotenberg Vendange Tardive 1996 Zind Humbrecht
Naso un po' irregolare (sara' la bottiglia ad avere problemi?), miele, frutta candita. In bocca splendida acidita', mineralita' e dolcezza;
Sauternes Ancien Cru du Roy 1975 Chateau de Suduirat
Al naso frutta candita, uva sultanina, spezie, cedro candito. In bocca grasso, untuoso, intenso, con note di zafferano e zenzero. Classe infinita, lunghissimo, interminabile;
Marsala Superiore Riserva Ambra Dolce 1932 Florio
Naso intrigante con note di caramello, crème brulée, note salmastre, echi lontani di cuoio, scatola di sigari, corteccia di china. In bocca ancora una bella freschezza, una spalla acida vigorosa, da vino giovane.

Domaine Leflaive

LA STORIA

La famiglia Leflaive è proprietaria di vigne da più di quattro secoli, ma il domaine fu creato solo nei primi anni del 1900 da Joseph Leflaive. Causa la crisi della filossera l’inizio fu veramente sofferto, negli anni ’20 si dovette intraprendere un programma di reimpianto del vigneto distrutto. Con l’aiuto di François Virot, amico e gerente dell’azienda, furono selezione i ceppi che meglio si adattavano al microclima della zona. Da quel momento iniziò, a poco a poco, a commercializzare i vini sotto una propria etichetta. Dal 1953, alla morte del padre, furono i quattro figli Joseph, Jeanne, Anne e Vincent e rilevare l’amministrazione sia tecnica che amministrativa dell’azienda con lo scopo di portare lo chardonnay della Côte de Beaune a un rango d’eccellenza. All’inizio degli anni ’90 sotto la spinta di Anne-Claude, diplomata in enologia e figlia di Vincent, furono acquisite varie parcelle di gran valore fino a raggiungere gli attuali 23 ettari.

LA FILOSOFIA AZIENDALE

La coltura si basa secondo il metodo della biodinamica, tecnica che permette di rivitalizzare ogni aspetto del suolo e dell’ambiente che lo circonda, garantendo alle vigne una maggiore vitalità favorendo delle riduzioni di rendimento con una produzione di acini perfettamente maturi. Il vino prodotto sarà un perfetto equilibrio tra il terreno e lo spazio. Quando giunse all’azienda Anne-Claude Leflaive era cosciente dei problemi causati dai trattamenti aggressivi sul territorio ma non aveva alcuna esperienza con la coltura biodinamica, ma con l’aiuto di François Bouchet, divenuto poi consulente agricolo, iniziarono le prime sperimentazioni. Oggi questa lavorazione è attiva su tutta la superficie a vigneto. “Per confermare la validità delle nostre teorie basta citare quanto avvenne con una parcella di un ettaro del Bienvenue-Bâtard-Montrachet, nel 1989 questa vigna di 30 anni era ammalata e, visto che il vino prodotto non ci soddisfavano, era pronta all’espianto. Oggi, dopo i relativi trattamenti, la degenerazione si è arrestata e i vini che ci da sono molto profondi con un’evidente mineralità e in grado di esprimere le caratteristiche del territorio. Ora non parliamo più di sostituirla, forse arriverà a cento anni. Dopo quasi una decina d’anni di cultura biodinamica posso affermare che i mosti sono più equilibrati, mentre durante l’invecchiamento non dobbiamo intervenire per delle correzioni, permettendoci di non snaturare i vini. Questi hanno un maggiore potenziale d’invecchiamento, presentando maggiore complessità e finezza”. Generalmente le vendemmie sono eseguite tra il 15 di settembre e il 5 di ottobre.

RACCOLTA E VINIFICAZIONE

Generalmente le vendemmie sono eseguite tra il 15 Settembre e il 5 Ottobre.
L'uva è raccolta manualmente da circa 80 vendemmiatori che solitamente tornano anno dopo anno. L'uva messa in apposite ceste viene subito partata in cantina dove viene effettuata un'ulteriore cernita manuale sui grappoli al fine di preservare solo quelli di maggiore qualità. Il mosto, ottenuto dalla pressatura soffice dell'uva, viene trasferito in serbatoi di acciao inox dove staziona per 12 ore a 7° centrigradi e poi passato in botti di legno da 228 litri dove i lieviti naturali iniziano la fermentazione alcolica e la successiva fermentazione malolattica. In tale ambito è da sottolineare che l'azienda utilizza al massino un 35% di legno nuovo ad eccezione de Le Montrachet per il quale la produzione annua si aggira ad una botte che, per tale motivo, è sempre di legno nuovo. Dopo circa 12 mesi di maturazione sui propri lieviti i vini sono travasati in contenitori di inox dove riposano per sei mesi prima dell’imbottigliamento.

I VINI DEL DOMAINE LAFLAIVE

ll Domaine produce le seguenti "appellations" :
Grands Crus: Bâtard-Montrachet – Bienvenue-Bâtard-Montrachet – Chevalier-Montrachet – Montrachet;
Premiers Crus: Puligny-Montrachet Les Combettes, Puligny-Montrachet La Clavoillon, Puligny-Montrachet Les Folatières, Les Pucelles – Meursault sous le dos d’Âne;
Villages: Puligny-Montrachet.


PICCOLA DEGUSTAZIONE DELL'ANNATA 2000

Domaine Leflaive Bourgogne Blanc 2000
Da due ettari di vigna piantata nel 1978. Un vino estremamente minerale e sapido sia al naso che alla gustativa. Grande struttura acida e buona concentrazione. Bel gioiello di classe.

Domaine Leflaive Puligny Montrachet 2000
Questo è un blend di alcune parcelle che sono vinificate separatamente. 38 differenti cuvées sono utilizzate in tutto. Il naso è molto elegante e minerale con qualche accenno erbaceo. Alla gustativa il vino conferma la sua mineralità e la sua complessita supportata da una bella spalla acida. Eccellente!

Domaine Leflaive Puligny Montrachet 1er Cru Clavoillon 2000
Proveniente da suoli che prima accoglievano vigne di pinot nero. Pieno, complesso, con un naso molto vegetale e un tocco di affumicato. Al palato il vino si dimostra molto elegante con un attacco minerale seguito da bellissime sensazioni erbacee. Grande struttura. Grande vino!

Domaine Leflaive Bienvenues-Bâtard-Montrachet Grand Cru 2000
Complesso, intenso al naso, tostato ed un poco vegetale. Sensazioni olfattive molto espressive.
Al palato il vino è molto concentrato, complesso e minerale con una grandissima acidità. Chiude sapido con una persistenza infinita. Il migliore della batteria!

Meursault incontra i vini del Ticino

I nostri amici svizzeri ci mandano questo primo interessantissimo articolo per farci conoscere meglio i vini del ticino. BUONA LETTURA!!

Domenica 18 novembre scorso abbiamo proposto a Meursault una degustazione di alcuni tra imigliori vini del Canton Ticino (Svizzera italiana). Oltre a Patrick Essa, riconosciuto degustatore e produttore a Meursault (Domaine Charles Buisson), alla serata erano presenti alcuni produttori locali ed amici francesi venuti appositamente per conoscere i vini della nostra regione.La Svizzera ha un’importante superficie destinata alla viticoltura, circa 3/4 dei 15′000 ettari di vigne si estendono nella regione di lingua francese, e più precisamente nel Vallese (oltre 5′000 ettari), Vaud, Ginevra e Neuchâtel. Il Ticino rappresenta per importanza il quarto vigneto nazionale (l’unico di lingua italiana). La superficie lavorata è di 1′040 ettari ed è divisa in due grandi regioni: il Sottoceneri in cui l’area coltivata rappresenta circa il 55%, e il Sopraceneri che copre il restante 45%. L’altezza dei vigneti varia tra i 220 e i 700 metri delle valli alpestri. La coltura si estende in circa 150 dei 205 comuni, situati principalmente nelle regioni del Mendrisiotto, del Bellinzonese, del Locarnese e in quelle di Lugano e del Malcantone. A parte alcune zone di pianura, la viticoltura in Ticino è praticata in zone collinari disposte a terrazzamenti per evitare l’erosione da parte delle abbondanti piogge. Anche se non direttamente situato vicino al mare, il clima è influenzato dal Mar Mediterraneo con primavere e autunni miti ed estati calde. Le piogge sono abbondanti e concentrate in brevi periodi dell’anno; malgrado ciò, grazie ad un’adeguata ventilazione ed un’ottimale esposizione solare, le uve raggiungono la perfetta maturazione tra la metà di settembre e l’inizio d’ottobre. L’unico effetto negativo di questo mite clima consiste nelle imprevedibili grandinate estive, contro le quali i vignaioli si devono proteggere. La suddivisione geografica creata dal Monte Ceneri coincide con la variazione del suolo e del micro-clima. Il Sopraceneri è caratterizzato da un suolo d’origine granitica con terreni piuttosto acidi, leggeri, sabbiosi e permeabili. Il Sottoceneri vanta suoli prevalentemente composti di roccia calcarea, in particolare nel Mendrisiotto i suoli sono più ricchi d’argilla rendendo il terreno più pesante con buoni livelli di fertilità. Queste diversità influiscono sulle caratteristiche dei vini: quelli del Mendrisiotto si possono definire d’ottima struttura, eleganti con tannini fini e godibili anche in gioventù; quelli del Sopraceneri presentano una maggiore robustezza, con tannini più ruvidi e una maggiore freschezza. Attualmente circa il 93% della superficie coltivata è impiantato con uva rossa, il Merlot è il vitigno principale rappresentando più dell’80% della produzione. Marginale è la coltivazione d’uva a bacca bianca.

La degustazione

Castello Luigi Bianco 2005

Tenuta Belvedere Besazio

Un grande Chardonnay ticinese, elegante e delicato che si esprime con una bellissima mineralità, note d’agrumi, cioccolata bianca e caffè. L’attacco è soave e avvolgente fa seguito una bella progressione di sensazioni, il tutto ben diretto da una bell’acidità; il finale minerale è molto lungo con un legno ben integrato. Grande inizio.Questo inizio sorprende i nostri “ospiti” che definiscono questo vino al livello di un Meursault 1er cru.


Bondola Riserva Nonu Mario 2005

Azienda Mondò Sementina

Abbiamo voluto inserire questo vino perché la bondola rappresenta il vero vitigno autoctono ticinese (zona Sopraceneri), un vitigno che in generale da vini di mediocre qualità. La versione di Giorgio Rossi, invece è un vino d’ottime sensazioni, è variegato e fragrante, delicatamente vegetale, con un frutto di buona maturità seguite da sfumature di pepe. In bocca è fresco e nervoso con tannini un po’ rustici ed un finale piacevole di frutta rossa. Di bella personalità. Buono+

Cavaliere Riserva 2005

Il Cavaliere Contone

Merlot del Sopraceneri. Un Merlot che offre freschezza, un bellissimo frutto ed un legno perfettamente assorbito, è sfumato da delicate speziature. Bell’attacco con tannini fermi e un’equilibrata materia, fa seguito un finale elegante ma leggermente asciutto. Un vino che necessita di un periodo d’affinamento in bottiglia per esprimere una bell’armonia. Molto buono

Vigneto Castello 2005

Daniele Huber Monteggio

Merlot del Sottoceneri. Avevamo qualche timore a presentare questo vino che non rappresenta, per il produttore, il top della produzione, ma siamo stati letteralmente stupiti. È carnoso, si percepisce splendidamente la polpa del frutto rosso ben integrato da una bella freschezza. Ha materia e forza data dall’intensità dei tannini, ancora d’ammorbidire ma ben integrati nella struttura generale. Il finale è di grande distinzione. Che bella sorpresa, veramente ottimo.

Sinfonia Barrique 2005

Azienda Chiericati Bellinzona

Merlot del Sopraceneri. Già al colore mostra una straordinaria estrazione, al naso è pieno e denso, con sfumature di ciliegia nera e di spezie. In bocca è coerente, potente e ricco di materia, manca forse un po’ di finezza. Un vino giovane da attendere nell’evoluzione. Buono+


Riflessi d’Epoca 2005

I vini di Guido Brivio Mendrisio

Merlot del Sottoceneri. Prodotto con uve merlot del Mendrisiotto, mostra la consueta eleganza e già un buon equilibrio, al naso è di piena maturità ben rinfrescato da un delicata sfumatura floreale. L’attacco è morbido e deciso, la trama tannica levigata conferisce al finale grande stile. Molto buono.

Sassi Grossi 2005

Azienda Gialdi Mendrisio

Merlot del Sopraceneri. Stessa vinificazione, stesso enologo (Fredy De Martin) del Riflessi d’Epoca ecco un vino diverso. “les gros caillous”, come lo chiamano simpaticamente gli amici francesi, è un nordista, cioè le uve sono vendemmiate nelle vallate a nord del Sopraceneri. Nel bicchiere si sviluppa discreto ed invitante ma consistente e complesso con note di frutti neri ben amalgamati con accenni boisé. L’entrata virile anticipa una grande progressione con tannini di grande personalità, logicamente d’ammorbidire. Il finale è lunghissimo e d’assoluta distinzione. Strepitoso.

Merlot Rovio Riserva 2005

Gianfranco Chiesa Rovio

Merlot del Sottoceneri. Un vino aromaticamente delicato, si propone con note di prugna e “nuance” di spezie dolci; un vino che si distingue per la sua eleganza e la sua finezza, sempre ben rinfrescato da un finale di piena soddisfazione e di grande bevibilità. Ottimo.

Ronco dei Ciliegi 2005

Azienda Mondò Sementina

Merlot del Sopraceneri. Seguiamo da diversi anni l’evoluzione del “Ronco”, ma trovarlo a questo livello tra i migliori vini ticinesi, un pochino ci ha sorpresi. Un vino che ha grande rispetto del territorio che lo genera, ci presenta complesse note di ciliegia e mora, è profondo e carnoso, sensazioni rinfrescate da note floreali, la maturazione in botte è ben integrato. È giovane ma con già un soddisfacente equilibrio, setoso e strutturato, termina con un gran finale, con ritorni di bellissima freschezza. Un vino di razza che conferma la grande ascesa di Giorgio Rossi.

Vindala 2005

Settemaggio Monte Carasso

Merlot del Sopraceneri. Il Vindala di Nicola e Raffaele Marcionetti è un vino muscoloso, denso e carnoso, la bocca è ricca e piena, il finale è levigato con ritorni di frutta dolce, cioccolato e caffè. Manca un po’ di freschezza e di bevibilità. Buono+

Culdrée 2005

Enrico Trapletti Coldrerio

Merlot del Sottoceneri. Esprime aromi d’ottima finezza e densi, dove primeggia un bel frutto maturo, rinfrescato da sfumature floreali a cui si alternano belle speziature. Ha forza ed eleganza con tannini maturi e levigati e un finale di grande armonia. Eccellente.

Vinattieri 2005

Vinattieri Ticinesi Ligornetto

Merlot del Sottoceneri. Il Vinattieri si esprime su toni eleganti con note di frutta nera e liquirizia, avvolgenza ed equilibrio anticipano un finale di assoluta classe. Un vino in grado di rivaleggiare a livello internazionale con le maggiori espressioni bordolesi, ma forse un po’ meno espressivo come vino del territorio.

Castello Luigi Rosso 2004

Tenuta Belvedere Besazio

Merlot del Sottoceneri. Il vino è coerente all’andamento dell’annata 2004, rivelando maggior finezza ed eleganza che potenza, l’attacco è morbido e diretto, una bella freschezza conferisce al finale una bella profondità. Seducente, da attendere nell’evoluzione.

36 Trentasei 2003

Azienda Gialdi Mendrisio

Merlot del Sopraceneri. Come indica il suo nome il vino matura 36 mesi in piccole botti di rovere, visto l’appassimento delle uve e l’andamento anomalo dell’annata, lo immaginavamo più stancante, invece dimostra un perfetto equilibrio garantito da una bella acidità, è ricco con una componente estrattiva importante, ma vanta tannini dolci ed una bella armonia; il finale è molto lungo e complesso con ritorni di frutta nera, tabacco, cioccolata, chiodo di garofano, … Grande vino.

Una degustazione che conferma la grande qualità raggiunta dai vini ticinesi.

Verticale storica di barolo dei Marchesi di Barolo


LA STORIA

La storia dell'azienda si intreccia con quella dei marchesi Falletti i quali avevano, a Barolo e nei paesi limitrofi, immense proprietà e, a Barolo, riuscirono a valorizzare il vitigno Nebbiolo: vitigno autoctono che, in quest'area, raggiunge l'eccellenza. Ciò avvenne grazie anche all'intervento di un enologo francese, il Conte Odart, che la marchesa Giulia Falletti, pronipote del ministro Colbert, chiamò a Barolo con l'intento di migliorare il vino prodotto da suo marito e dai suoi avi. Sembra, infatti, che prima dell'interveno di Odart, il Barolo fosse un vino dolce e leggermente spumeggiante: il nebbiolo, infatti, è un'uva a maturazione particolarmente tardiva e, facilmente, i primi freddi ne interrompevano, in quegli anni, la fermentazione. Con la realizzazione di cantine interrate, di ambienti, quindi, a temperatura controllata, la marchesa ovviò a questo stato di cose: il Barolo divenne allora un vino fermo, di grande struttura e con un'ottima capacità di invecchiamento, così come i vini bordolesi e borgognoni che la marchesa, di origini vandeane, conosceva ed apprezzava. Nel 1864 insieme alla marchesa Giulia Falletti Colbert si estinse la stirpe dei Falletti di Barolo, ma a perpetuarne il ricordo rimase, nel bellissimo palazzo Barolo in Torino, l'Opera Pia Barolo, fondazione ancora oggi esistente, istituita per volontà della marchesa quale erede e continuatrice delle sue molte opere benefiche.
In quegli anni nasceva Pietro Abbona che intorno al 1895 iniziò la sua attività nelle cantine di Barolo. Operando con tenacia ed abilità riuscì ad acquistare le cantine della tenuta Opera Pia Barolo e parte dei vigneti dando così continuità al marchio "Antichi Poderi dei Marchesi di Barolo".
Oggi l'azienda è in mano a Ernesto Abbona e sua moglie e conserva la stessa proprietà fondiaria di allora, con acquisizioni successive, esclusivamente nell'ambito del comune di Barolo.

LA VERTICALE
Complice ancora una volta la splendida cornice del Parco de Principi di Roma, Anna ed Ernesto Abbona hanno presentato una splendida ed unica verticale di Barolo Sarmassa 2003, 2001 e 1999 e di Barolo Riserva della Casa 1997, 1982, 1967, 1957, 1947.

Il barolo Sarmassa nasce da uve che provengono esclusivamente dal vigneto Sarmassa, posto a sud est nel Comune di Barolo sui confini di La Morra, in pieno terreno Tortoniano, mappato al foglio 9 particelle 149, 157, 154, 155 per una superficie totale di Ha. 2,15. La vinificazione avviene attraverso pigiatura soffice dell’uva raccolta a mano con conseguente diraspatura e fermentazione in vasche termocondizionate a temperatura controllata (30/32°). Macerazione di 8 giorni , con svinatura del prodotto a fermentazione ultimata. L'affinamento dura circa due anni in botti di Rovere di Slavonia e di Rovere francese da 30 e 35 ettolitri. La restante parte di questo Barolo viene affinata 12 mesi in piccoli fusti da 225 di Rovere francese mediamente tostato ed assemblato poi assieme al rimanente prima dell’imbottigliamento. Il vino termina il suo affinamento in bottiglia per 12 mesi prima di essere messo in commercio.


Il Barolo Sarmassa 2003 si presenta con un colore granato con riflessi rubino. Al naso il vino presenta aromi complessi di ciliegia sottospirito (non stracotta come potrebbe far pensare l'annata) ed eucalipto. Roteando ancora una volta il bicchiere escono poi le note speziate (incenso) e quelle floreali di rosa canina. In bocca il barolo è di buon corpo con un tannino ben integrato e una acidità insospettabile per l'annata che, comunque, si fa sentire per la nota alcolica del vino. Finale comunque molto lungo dove prevale un grido aromatico che ricorda le sensazioni olfattive. Uno dei migliori barolo 2003 in circolazione!

Il Barolo Sarmassa 2001 si presenta con un bellissimo colore granato. Il naso è un caledoscopio di profumi ed è caratterizzato da note speziate e floreali (stavolta viola e non rosa canina). Aprendosi, il contesto olfattivo vira su ricordi di humus e terra bagnata, con lievi note di cioccolato amaro e sensazioni di affumicato. La bocca è elegantissima ed ampia, minerale, con un ritorno di liquerizia di grandissima persistenza. Questo barolo ha una classe che appartiene ai grandi vini.

Il Barolo Sarmassa 1999 si presenta, come i precedenti vini, con un bel colore granato. All'olfatto forse rimane un pò chiuso anche se sono individuabili le note di frutta rossa matura (mora di gelso), cuoio, spezie scure, il tutto ad impreziosire un vino che forse è lontano dalla sua massima espressione. In bocca il vino è molto equilibrato e il frutto si esprime meglio che al naso. Chiude su ritorni di spezie orientali con una buona persistenza.


Il Barolo Riserva della Casa è prodotto nelle annate migliori con alcune partite di uve considerate di migliore qualità che vengono vinificate separatamente per ottenere un prodotto particolarmente longevo.

Il 1997 di colore granato, presenta un naso "diverso" dai vini precedenti, in quanto il corredo olfattivo, accompagnato da una scia di frutta matura, gioca su note ferrose, quasi ematiche, con ricordi di tamarindo, bergamotto e fieno secco. Lievi cenni di bastoncino di liquerizia. In bocca il vino è fresco, di grande corpo, con un tannino ben equilibrato dalla spalla acida. Tornao al palato le sensazioni olfattive con un finale lungo e persistente.

Il 1982 presenta un colore granato con riflessi aranciati. Al naso il vino ha profumi intensi e persistenti di humus, fungo secco e una nota salmastra tipica del vino barolo di Barolo. La bocca è pulita, fresca, con un tannino ben equilibrato dall'acidità che il vino, nonostante i capelli grigi, ancora presenta in maniera preponderante. Chiude con note di nocciolo di pesca e con una persistenza interminabile. Un grande vino che esprime una grande annata.

Da ora in poi si passa alla storia del vino italiano. Il Barolo Riserva della Casa 1967 presenta un colore aranciato con lievissimi riflessi verdolini. Al naso i profumi sono integri, segno di un vino che ha avuto un rapporto fantastico col tempo e, pertanto, con l'ossidazione. Note olfattive di idrocarburo, cola, rafano piccante e corteccia d'albero e.... di frutta a bacca bianca. Ebbene sì, questo vino sembra quasi un bianco all'odore, in quanto la nota di freschezza è talmente evidente che sembra, così come ricorda il colore lievemente versolino, un altoatesino. In bocca il vino è piacevole, fresco e piacevolmente acidulo con una grande ricchezza di sapore e un finale lungo e di razza. Che dire se non che siamo di fronte ad un grandissimo vino, perfetto, che potremmo definire come la radice del barolo, come un nettare ormai spogliato da ogni pesantezza. CHAPEAU!

Il Barolo Riserva della Casa 1957, annata non proprio fortunata, si presenta con un bel colore aranciato. L'olfatto presenta note di dado da brodo, goudron, caramello e sentori floreali di genziana. Qualche cenno di vinile. In bocca questo barolo è un vino un pò spento, manca di adeguata acidità a supporto di una struttura complessiva che ormai risente del tempo che passa. Chiusura lievemente amarognola non proprio piacevole.

E arriviamo al Barolo Riserva della Casa 1947. Di un bel colore aranciato intenso, presenta un naso molto coeso caratterizzato da note di fichi in confettura, vinile, terra umida e tartufo. Al palato il vino è ancora fresco, lievemente balsamico con una grande spalla acida a supportare un tannino che ancora morde. Chiude lunghissimo su ricordi di radici officinali. GRANDE!!!